Caos a Los Angeles, Trump schiera i militari contro le proteste pro-migranti: “Ripristineremo la legge”.
Scontri violenti in città dopo i raid anti-immigrazione. Lacrimogeni, proiettili di gomma e oltre 50 arresti. Il presidente accusa: “Rivolta di invasori stranieri”. Il governatore Newsom: “Un atto da dittatore”.
Caos a Los Angeles, Trump schiera i militari contro le proteste pro-migranti: “Ripristineremo la legge”.
Scontri violenti in città dopo i raid anti-immigrazione. Lacrimogeni, proiettili di gomma e oltre 50 arresti. Il presidente accusa: “Rivolta di invasori stranieri”. Il governatore Newsom: “Un atto da dittatore”.
La metropoli californiana è da giorni teatro di violente proteste contro le retate dell’immigrazione ordinate dall’amministrazione Trump, culminate con l’arresto di centinaia di persone. Di fronte all’escalation, il presidente ha risposto con il pugno duro: l’invio di 2.000 soldati della Guardia Nazionale e il pronto impiego di 500 marines, pronti al dispiegamento immediato. Le immagini trasmesse dai media americani e circolate sui social mostrano scene di guerriglia urbana nel centro della città, saccheggi nei quartieri commerciali, auto in fiamme, e scontri con agenti in tenuta antisommossa.
La decisione di militarizzare Los Angeles ha sollevato un’ondata di critiche da parte delle autorità locali e dei leader democratici. Il governatore Gavin Newsom, in prima linea contro Trump, ha definito l’intervento un “atto incostituzionale” e ha annunciato l’intenzione di portare il presidente in tribunale: “Incitare alla violenza, militarizzare le città, arrestare gli oppositori: questi sono atti di un dittatore, non di un presidente”, ha dichiarato in un post su X. Newsom ha inoltre chiesto formalmente il ritiro delle truppe, accusando la Casa Bianca di voler “alimentare tensioni con fini politici” e di violare la sovranità dello Stato.
Secondo la CNN, domenica sera le forze federali hanno utilizzato manganelli, lacrimogeni e proiettili al peperoncino contro i manifestanti, che si erano radunati davanti al Metropolitan Detention Center. Almeno 56 le persone arrestate, alcune delle quali per aver lanciato molotov o aver aggredito agenti con veicoli e oggetti contundenti. In alcuni quartieri, come il Civic Center e la Figueroa Street, la polizia ha dichiarato illegali gli assembramenti e imposto lo sgombero dell’area, segnalando anche episodi di saccheggio.
I reparti speciali della Guardia Nazionale sono stati autorizzati ad agire con “forza proporzionata” ma la presenza dei militari ha fatto crescere la tensione. Testimoni sul posto riferiscono di proiettili di gomma sparati all’altezza degli occhi e delle gambe. Almeno tre taxi Waymo, veicoli autonomi della Alphabet, sono stati incendiati, e si registrano anche lanci di monopattini elettrici contro le forze dell’ordine.
Il decreto e la retorica presidenziale
La miccia è esplosa dopo l’entrata in vigore del nuovo divieto di ingresso per i cittadini di 12 Paesi a maggioranza musulmana o africana, firmato da Trump con la motivazione di “proteggere gli Stati Uniti da terroristi stranieri e altre minacce alla sicurezza nazionale”. Afghanistan, Iran, Somalia, Eritrea e Haiti sono tra le nazioni colpite. Le operazioni di deportazione si sono intensificate nelle ultime settimane e, secondo Trump, stanno “ripulendo le città americane dagli invasori stranieri”.
Nel suo messaggio su Truth Social, il tycoon ha attaccato i manifestanti, definendoli “folle insurrezioniste” che “sventolano con orgoglio le bandiere dei loro Paesi d’origine”. “Non sono proteste pacifiche – ha affermato – ma rivolte organizzate contro lo Stato”. Il presidente ha poi avvertito che potrebbe invocare l’Insurrection Act, una legge del 1807 che autorizza l’impiego dell’esercito federale per sedare disordini interni, già evocata – ma mai attuata – durante le proteste del 2020 dopo l’uccisione di George Floyd.
La risposta delle istituzioni locali
Oltre a Newsom, anche la sindaca di Los Angeles Karen Bass ha criticato l’invio della Guardia Nazionale come un’“escalation caotica” che rischia di peggiorare la situazione. “La paura nella nostra città è reale – ha detto – e l’intervento militare è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Invito tutti a manifestare in modo pacifico”. Stesso appello rilanciato anche dal senatore Bernie Sanders, secondo cui Trump sta “trascinando gli Stati Uniti verso l’autoritarismo”.
Diversi governatori democratici hanno firmato una dichiarazione congiunta parlando di un “allarmante abuso di potere” da parte della Casa Bianca, mentre alcuni analisti costituzionali mettono in dubbio la legittimità dell’azione presidenziale senza un esplicito ricorso all’Insurrection Act o una richiesta formale dello Stato colpito.
Uno scontro destinato ad ampliarsi
Intanto, il presidente ha promesso di estendere le operazioni anche ad altre metropoli come New York e Chicago, dove sono in corso altri raid anti-migranti. “Siamo pronti a mandare soldati ovunque – ha detto – non lasceremo che il nostro Paese venga fatto a pezzi così”. Ha infine chiesto alle forze dell’ordine di arrestare chiunque manifesti con il volto coperto, rilanciando accuse di finanziamenti occulti ai dimostranti.
Lo scontro istituzionale tra Trump e la California, già al centro di forti contrasti su clima, sanità e diritti civili, ora si gioca anche sul terreno più delicato dell’ordine pubblico e dell’identità nazionale. Mentre Los Angeles prova a respirare tra lacrime e fumo, la crisi sembra tutt’altro che risolta.
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