Canada: tionfo di Carney alle urne. I Liberali restano al governo.
Il nuovo premier guida i Liberali a una rimonta inaspettata ma non ottiene la maggioranza assoluta. Duro attacco a Trump: "Vuole il nostro Paese". Sfide geopolitiche e nuove alleanze all’orizzonte.
Nonostante il successo, i Liberali non raggiungono la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni: con il 96% dei voti scrutinati, si fermano a 167 seggi, contro i 145 dei Conservatori guidati da Pierre Poilievre. Per governare sarà necessario il sostegno di forze minori. La composizione definitiva dipenderà dai risultati finali in Columbia Britannica, dove lo spoglio è ancora in corso.
“Non dimenticheremo il tradimento americano”
Nel suo discorso della vittoria, pronunciato nella notte a Ottawa, Carney ha parlato senza mezzi termini: «Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dobbiamo dimenticarlo. L’America vuole la nostra terra, le nostre risorse, la nostra acqua, il nostro Paese. E queste non sono minacce immaginarie».
Il premier ha accusato il presidente statunitense Donald Trump di ambizioni annessioniste, denunciando un piano per “spezzare” il Canada e assorbirlo. Ha quindi promesso di difendere con fermezza la sovranità nazionale e di rivedere i rapporti economici e strategici con Washington da una posizione di forza.
Parole che arrivano in risposta diretta a nuove provocazioni di Trump, che proprio nel giorno del voto ha pubblicato su Truth Social un messaggio provocatorio: «Buona fortuna al popolo canadese. Scegliete chi vuole dimezzare le tasse, rafforzare l’esercito e farvi diventare il 51° Stato degli USA».
Una dichiarazione che ha indignato buona parte dell’opinione pubblica canadese, già provata dai dazi imposti da Trump e dal deterioramento delle relazioni bilaterali.
Carney, l’uomo delle crisi
Volto nuovo in politica ma figura di spicco sulla scena internazionale, Mark Carney vanta una carriera di alto livello come governatore della Banca del Canada e poi della Bank of England. Considerato un tecnocrate pragmatico e un negoziatore esperto, la sua nomina a leader liberale ha rappresentato un segnale di stabilità in una fase di forte incertezza.
Carney ha preso le distanze da alcune politiche simbolo dell’era Trudeau – a partire dalla carbon tax – e ha spostato il partito verso posizioni più centriste, puntando su un messaggio incentrato su economia e sicurezza nazionale.
Tra i primi atti da premier, ha evitato la tappa a Washington e si è recato a Londra e Parigi, lanciando un chiaro messaggio geopolitico. Secondo alcuni analisti, dietro la recente vendita massiccia di titoli del Tesoro statunitense da parte di investitori canadesi ci sarebbe proprio una strategia orchestrata da Carney per mettere pressione su Trump.
Un Parlamento diviso, ma unito contro Trump
Sebbene i Liberali non abbiano ottenuto la maggioranza assoluta, si profila un fronte trasversale contro l’ingerenza americana. Lo stesso leader conservatore Poilievre, pur uscito sconfitto, ha dichiarato: «Collaboreremo con il primo ministro per difendere la nostra sovranità e rinegoziare un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti».
La sinistra dei New Democrats è crollata e il leader ha annunciato le dimissioni. Anche il Bloc Québécois ha perso terreno, segno di un Paese che, almeno su questo fronte, ritrova una certa coesione.
Verso nuovi orizzonti geopolitici?
Il futuro della politica estera canadese è ora al centro del dibattito. Frédéric Mérand, direttore del dipartimento di Scienze politiche all’Università di Montréal, ha lanciato una provocazione che sta facendo discutere: il Canada potrebbe un giorno aderire all’Unione Europea?
«Non è lo scenario più probabile ma in un mondo dominato da potenze aggressive, servono alternative credibili». Più prudente Roland Paris, ex consigliere di Trudeau: «Dobbiamo rafforzare i legami con Ue e Regno Unito, ma anche mantenere un canale operativo con gli Stati Uniti».
Una nuova fase per il Canada
Il mandato di Carney parte con la promessa di rafforzare l’indipendenza del Paese, sia sul piano economico che su quello politico. Con l’80% dell’export canadese destinato agli Stati Uniti, la sfida è immensa.
Ma i canadesi sembrano aver scelto un leader pronto a guidarli nella tempesta: un ex banchiere centrale diventato premier, chiamato ora a difendere la sovranità nazionale di fronte all’America di Trump.
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