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Brasile, l’ex presidente Bolsonaro arrestato: tentata fuga, braccialetto manomesso e nuove tensioni politiche.

L’ex presidente brasiliano fermato all’alba a Brasilia dopo il tentativo sospetto di rimozione della cavigliera elettronica. La Corte Suprema parla di “rischio imminente di evasione”.

Brasile, l’ex presidente Bolsonaro arrestato: tentata fuga, braccialetto manomesso e nuove tensioni politiche.

All’alba di sabato, quando Brasilia era ancora immersa nella quiete del mattino, un convoglio della Polizia Federale ha raggiunto la residenza di Jair Messias Bolsonaro. L’ex presidente, da mesi ai domiciliari con braccialetto elettronico alla caviglia, è stato arrestato su ordine della Corte Suprema Federale. Una decisione improvvisa, ma che le autorità definiscono necessaria: secondo il giudice Alexandre De Moraes, Bolsonaro stava tentando di liberarsi del dispositivo di controllo, un gesto interpretato come la premessa per una possibile fuga.

Il blitz e l’ingresso nella sede della Polizia Federale

Fermato alle 6 in punto, l’ex presidente è stato accompagnato alla sede centrale della Polizia Federale, dove è arrivato alle 6:35. A differenza di quanto accaduto in passato con altri indagati eccellenti, tutto è avvenuto senza manette e lontano dai riflettori: la Corte Suprema aveva infatti disposto che l’arresto dovesse rispettare “la dignità” dell’ex capo di Stato ed evitare ogni esposizione mediatica.
Una volta in questura, Bolsonaro è stato sistemato in una sala riservata alle alte cariche, uno spazio sicuro e protetto, come previsto dal protocollo per gli ex presidenti.

Perché un nuovo arresto?

A prima vista, qualcuno potrebbe pensare che l’arresto sia legato alla durissima condanna inflitta a Bolsonaro lo scorso settembre: 27 anni e 3 mesi per tentato colpo di Stato e vari reati connessi alle violenze dell’8 gennaio 2023, quando i sostenitori dell’ex presidente assaltarono Congresso, Corte Suprema e Palazzo Presidenziale.
Ma non è così: quella sentenza non è ancora definitiva e gli appelli sono in corso. La misura di oggi è un arresto cautelare, separato dalla condanna.

Il motivo principale, secondo le autorità, è che Bolsonaro avrebbe tentato di rimuovere il braccialetto elettronico che da mesi monitora i suoi spostamenti. Un tentativo avvenuto intorno alla mezzanotte, registrato dai sensori del dispositivo e immediatamente comunicato alla Corte.
Per De Moraes, il gesto dimostra “l’intenzione del detenuto di rompere la cavigliera per garantire il successo della sua fuga”.

Non solo, la veglia pubblica convocata il giorno prima dal figlio Flávio, senatore e figura di spicco del bolsonarismo, è stata interpretata come un potenziale diversivo, una copertura per una possibile evasione in piena confusione.

Le autorità hanno perfino ipotizzato che Bolsonaro potesse tentare di rifugiarsi nell’ambasciata statunitense, distante una manciata di chilometri dalla sua abitazione.

Il contesto: una condanna storica e una tensione politica altissima

Per comprendere il clima che circonda questo arresto, bisogna ricordare il verdetto di settembre. Con quattro voti contro uno, i giudici della prima sezione della Corte Suprema hanno ritenuto Bolsonaro responsabile di aver orchestrato un piano per ribaltare l’esito elettorale del 2022 e rovesciare il presidente eletto Lula da Silva.
Un piano che — secondo il procuratore generale Paulo Gonet — prevedeva anche strategie estreme, persino un tentativo di avvelenamento del presidente in carica. L’assalto dell’8 gennaio 2023, dunque, nelle parole dei magistrati, non fu un’azione spontanea di gruppi radicali, ma l’esito di una strategia coordinata.

La condanna non è ancora definitiva, ma il contesto giudiziario attorno a Bolsonaro è tra i più pesanti mai affrontati da un ex presidente brasiliano.

La politica esplode: “vendetta”, “persecuzione”, “assurdità”

L’arresto di Bolsonaro ha subito acceso il dibattito politico.
Nel giro di pochi minuti, esponenti del Partito Liberale hanno denunciato una “persecuzione” senza precedenti.

Luciano Lorenzini Zucco, capogruppo dell’opposizione alla Camera, ha scritto sui social: “quelli che combattono contro il sistema ora sono ostaggi del sistema.”

La deputata Caroline de Toni ha rincarato la dose definendo l’arresto “una delle più grandi assurdità della giustizia brasiliana”.

L’opposizione parla apertamente di vendetta giudiziaria, mentre il Governo e le istituzioni difendono la misura come indispensabile per tutelare l’ordine pubblico.

La salute precaria e l’appello della famiglia

Proprio nei giorni precedenti all’arresto, gli avvocati dell’ex presidente avevano presentato una richiesta urgente affinché Bolsonaro potesse scontare la sua condanna (non definitiva) agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Il 70enne presenta infatti diverse patologie e complicazioni come problemi gastrointestinali e sequele dell’accoltellamento subito nel 2018.

Carlos Bolsonaro, uno dei figli, ha dichiarato che il padre “vomita costantemente quando è sveglio” e che non l’aveva mai visto in condizioni cliniche così fragili.

Per la Corte, però, la priorità resta il rischio di fuga: la richiesta è stata respinta e il giudice De Moraes ha ordinato l’immediato trasferimento in una struttura controllata.

Manifestazioni annunciate e un Paese ancora spaccato

Nelle prossime ore e nei prossimi giorni, gruppi di sostenitori di Bolsonaro — convinti che il leader sia vittima di una persecuzione politica — si riuniranno davanti alla sede della Polizia Federale per veglie e proteste.
L’arresto arriva in una fase di altissima tensione: il Paese è ancora profondamente diviso tra bolsonaristi e lulisti, tra chi vede nell’ex presidente un pericolo per la democrazia e chi, al contrario, lo considera un martire politico perseguitato dal “sistema”.

Un momento decisivo per la storia del Brasile

L’arresto preventivo di Bolsonaro rappresenta un passaggio storico: mai prima d’ora un ex presidente brasiliano era stato fermato per rischio di evasione mentre attendeva una sentenza definitiva per un reato così grave come il tentato golpe.

Il Brasile si ritrova ancora una volta in bilico, tra le ferite mai rimarginate della crisi del 2022 e l’incognita di un futuro politico che appare più incerto che mai.
Le prossime settimane, tra ricorsi, nuove udienze e pressioni sociali, saranno cruciali per capire quale direzione prenderà il caso Bolsonaro — e, con esso, la democrazia brasiliana.

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