Bombe russe su Kiev: almeno nove morti, tra cui due bambini. Zelensky interrompe la visita in Sudafrica e rientra in patria.
Strage nella notte a Kiev: almeno 9 morti e decine di feriti in uno degli attacchi russi più violenti degli ultimi mesi. Zelensky rientra d’urgenza dal Sudafrica mentre cresce la pressione internazionale su Mosca.
Bombe russe su Kiev: almeno nove morti, tra cui due bambini. Zelensky interrompe la visita in Sudafrica e rientra in patria.
Strage nella notte a Kiev: almeno 9 morti e decine di feriti in uno degli attacchi russi più violenti degli ultimi mesi. Zelensky rientra d’urgenza dal Sudafrica mentre cresce la pressione internazionale su Mosca.
KIEV – Una delle notti più drammatiche dall’inizio del conflitto. La capitale ucraina è stata nuovamente bersaglio di un massiccio attacco missilistico e con droni da parte della Russia, causando la morte di almeno nove persone, tra cui due bambini appartenenti alla stessa famiglia, e ferendo almeno 63 civili. Il bilancio, secondo le autorità ucraine, è ancora provvisorio e potrebbe aggravarsi con il proseguire delle ricerche tra le macerie.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si trovava in Sudafrica per un vertice diplomatico, ha deciso di interrompere la visita ufficiale a Pretoria e rientrare d’urgenza in Ucraina. “I raid devono cessare immediatamente e incondizionatamente”, ha dichiarato sui social prima di salire a bordo dell’aereo presidenziale.
Gli attacchi nella notte
Secondo l’aeronautica ucraina, tra mercoledì sera e la mattina di giovedì la Russia ha lanciato contro il territorio ucraino 70 missili e 145 droni, colpendo sei diverse regioni. L’attacco più grave è avvenuto a Kiev, dove diversi condomini sono stati centrati mentre gli abitanti dormivano. Le esplosioni hanno innescato incendi diffusi, domati con fatica dai vigili del fuoco.
Le forze ucraine hanno affermato di aver rilevato 215 bersagli aerei nemici, riuscendo ad abbattere 112 di essi.
Reazioni internazionali
Il bombardamento ha scatenato forti reazioni a livello internazionale. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato: “Putin mente sulla pace, mentre bombarda Kiev. Capisco la frustrazione americana, ma il problema è Mosca”. Dello stesso tenore le parole del ministro degli Esteri britannico David Lammy, che ha parlato di un “bagno di sangue voluto da Putin”.
Anche l’Unione Europea ha condannato l’attacco, definendolo “uno dei più letali dell’anno” e ribadendo che “la Russia parla una lingua di terrore e violenza, non di pace”. Bruxelles ha inoltre invitato i Paesi membri e candidati a non partecipare alle celebrazioni russe del 9 maggio per la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, considerate strumento di propaganda.
La posizione di Zelensky
Zelensky ha denunciato l’attacco come “uno dei più oltraggiosi mai lanciati sulla capitale”, sottolineando che “la Russia cerca di esercitare pressione sugli Stati Uniti” e che “non c’è alcuna vera pressione su Mosca per fermare la guerra”. Ha anche ribadito che Kiev “non cambierà idea sulla Crimea”, considerandola parte integrante dell’Ucraina.
Nonostante i raid, il leader ucraino si è detto ancora disposto a sedersi a un tavolo di trattative, ma ha precisato che “qualsiasi compromesso potrà essere discusso solo dopo un cessate il fuoco effettivo”. Ha aggiunto che accettare il dialogo con l’aggressore, dopo oltre tre anni di guerra e migliaia di morti, è già di per sé un compromesso significativo.
Mosca rivendica l’attacco
Dalla Russia, il Ministero della Difesa ha rivendicato il raid affermando di aver colpito “impianti dell’industria militare ucraina”, tra cui siti per la produzione di missili, carburanti e componentistica meccanica per l’esercito. “Le nostre forze stanno portando a termine i compiti stabiliti dal comandante supremo”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Mosca ha inoltre fatto sapere, tramite il segretario del Consiglio di Sicurezza Serghei Shoigu, di essere disposta a riprendere il dialogo strategico con gli Stati Uniti, ma solo se verranno prese in considerazione anche le questioni relative all’espansione della NATO e al sistema di difesa missilistico occidentale.
La crisi diplomatica
Sul piano diplomatico, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha cercato di rilanciare il proprio ruolo di mediatore, richiamandosi ai legami tra il Sudafrica e la Russia nell’ambito del blocco BRICS. Dopo un colloquio telefonico con Vladimir Putin, ha parlato di un impegno reciproco per una risoluzione pacifica. Tuttavia, i progressi reali restano minimi, e gli sforzi africani appaiono oggi marginali nel quadro generale delle trattative.
Intanto, l’Europa ribadisce che “nulla sull’Ucraina può essere deciso senza l’Ucraina”, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha sottolineato che “una pace giusta non può coincidere con la resa di Kiev”, ma che Roma continua a sostenere ogni sforzo negoziale volto a un cessate il fuoco.
Uno stallo che si aggrava
A 1.155 giorni dall’invasione russa, la guerra in Ucraina sembra ben lontana dalla conclusione. Le dichiarazioni di disponibilità al dialogo si scontrano con la realtà delle bombe e delle vittime civili. Zelensky rientra in un Paese ancora sotto assedio, mentre la comunità internazionale continua a oscillare tra appelli alla pace e accuse incrociate. Un equilibrio sempre più fragile, in un conflitto che ha già segnato profondamente l’Europa e che continua a mietere vittime innocenti.
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