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Attacco di Israele a UNIFIL: colpite basi italiane in Libano, feriti due caschi blu

Israele attacca le basi italiane della missione UNIFIL nel sud del Libano, provocando feriti e tensioni diplomatiche. Meloni: "Inammissibile". Crosetto accusa: "Crimine di guerra".

Attacco di Israele a UNIFIL: colpite basi italiane in Libano, feriti due caschi blu.

Negli ultimi giorni, la situazione al confine tra Libano e Israele, lungo la cosiddetta Linea Blu, si è notevolmente deteriorata, culminando in un attacco da parte dell’esercito israeliano (IDF) contro diverse basi della missione UNIFIL (Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano), tra cui due basi italiane e il quartier generale della missione ONU a Naqura. Questo attacco ha portato al ferimento di due caschi blu indonesiani e ha scatenato una reazione immediata e indignata da parte del governo italiano e della comunità internazionale.

La tensione nell’area era già alta da diversi giorni, anche prima del 29 settembre, quando Israele aveva deciso di inviare le sue truppe in Libano per contrastare le forze di Hezbollah, il movimento sciita libanese appoggiato dall’Iran. In questo contesto, l’IDF aveva ripetutamente richiesto ai militari dell’UNIFIL di spostarsi dalle loro postazioni per consentire operazioni militari più agevoli contro Hezbollah. Tuttavia, l’ordine per i militari della forza di pace era di rimanere nelle proprie basi, pur mantenendo alta la guardia, evitando di uscire per proteggere la sicurezza delle proprie postazioni. Anche Hezbollah, sorprendentemente, aveva ordinato ai suoi miliziani di non mettere in pericolo i caschi blu dell’ONU.

Nonostante queste precauzioni, il pericolo è giunto proprio dalle forze israeliane. Secondo quanto riferito dal portavoce di UNIFIL, Andrea Tenenti, un carro armato Merkava dell’IDF ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale di UNIFIL a Naqura, colpendo la struttura e provocando la caduta e il ferimento di due soldati indonesiani. Successivamente, l’esercito israeliano ha preso di mira anche la base UNIFIL 1-31, occupata da militari italiani, colpendola dopo averla sorvolata ripetutamente con un drone. Gli attacchi hanno colpito l’ingresso di un bunker dove si erano rifugiati i caschi blu italiani, che fortunatamente sono rimasti illesi.

L’Italia, che con circa 1.200 soldati rappresenta il contingente più numeroso della missione UNIFIL, ha reagito immediatamente.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito l’attacco “inammissibile”, ed è rimasta in contatto costante con il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha immediatamente convocato l’ambasciatore designato di Israele a Roma, Jonathan Peled. Crosetto ha esposto con fermezza l’indignazione dell’Italia, affermando che né l’ONU né l’Italia “prendono ordini da Israele”, facendo riferimento alle ripetute richieste israeliane di spostare le truppe UNIFIL per facilitare le operazioni contro Hezbollah.

 

Ministro Guido Crosetto
Ministro Guido Crosetto

Secondo la ricostruzione ufficiale, l’attacco israeliano non sembra essere stato un errore.

Crosetto, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha definito l’azione “un crimine di guerra”, poiché non vi è alcuna giustificazione militare per colpire deliberatamente le forze di pace. L’accusa, condivisa da esponenti del governo italiano e dalle forze armate, è che Israele stia cercando di “costringere UNIFIL a ritirarsi” per evitare la presenza di testimoni scomodi in vista di future operazioni pianificate dall’IDF nel sud del Libano.

L’attacco israeliano ha scatenato proteste anche a livello internazionale.

L’Unione Europea, insieme a Paesi che partecipano alla missione UNIFIL come la Spagna (che ha 49 soldati dispiegati nelle postazioni colpite) e la Francia, ha condannato con forza l’azione, ricordando a Israele il dovere di proteggere i caschi blu delle Nazioni Unite. Il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu, in un colloquio con Crosetto, ha deciso di convocare una videoconferenza con i Paesi europei che partecipano alla missione per discutere della situazione e delle possibili risposte. Anche gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per l’escalation di violenza.

Nel frattempo, la guerra tra Israele e Hezbollah continua senza sosta nel sud del Libano. L’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso due comandanti di Hezbollah e di aver colpito depositi di armi a Beirut e nel sud del Paese. D’altra parte, Hezbollah rivendica l’attacco a diversi carri armati israeliani lungo la linea di demarcazione, intensificando gli scontri in tutta l’area. Nuovi raid israeliani sono stati segnalati anche nel centro di Beirut, causando numerose vittime. Il bilancio complessivo delle vittime dall’inizio delle ostilità è salito a oltre 2.169 morti e più di 10.000 feriti, una cifra che testimonia la gravità della situazione.

L’attacco israeliano contro le basi italiane e contro UNIFIL ha creato una spaccatura diplomatica tra Roma e Tel Aviv. Nonostante i tentativi di Israele di difendere le proprie azioni, affermando che le forze multinazionali erano state avvisate del pericolo, il governo italiano non intende giustificare quanto accaduto.

Crosetto ha ribadito pubblicamente che non esiste alcuna giustificazione per l’attacco, e ha chiesto spiegazioni formali e immediate a Tel Aviv. Inoltre, ha sottolineato come gli atti ostili delle forze israeliane siano da considerarsi gravi violazioni del diritto internazionale e potrebbero costituire crimini di guerra.

L’opposizione politica italiana ha chiesto al governo di fare chiarezza sull’accaduto. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha sollecitato il governo a riferire in Parlamento e ad accertare le responsabilità, mentre il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha lanciato un appello per fermare l’escalation di violenza.

La missione UNIFIL si trova in una fase critica, con molti che si interrogano sul suo futuro. Il ministro Crosetto ha confermato che, al momento, non è prevista una decisione unilaterale dell’Italia di ritirare il contingente dal Libano, ma ha sottolineato che la questione sarà discussa in sede ONU, insieme ai 40 Paesi contributori della missione. Nonostante l’attacco, l’intenzione dell’Italia è quella di mantenere uno spazio di pace nella regione, evitando una continua escalation di guerra.

Da parte sua, Israele ha continuato a insistere sulla necessità che UNIFIL si sposti di almeno 5 chilometri a nord per evitare ulteriori pericoli, ma la missione delle Nazioni Unite ha respinto nuovamente queste richieste. L’ambasciatore israeliano all’ONU ha ribadito che le forze multinazionali erano state avvisate e che avrebbero dovuto ritirarsi, ma la situazione rimane in stallo, con un muro contro muro diplomatico tra Italia e Israele.

In questo contesto, UNIFIL ha confermato la sua volontà di non arretrare, mantenendo il presidio delle proprie basi nel sud del Libano. La missione rimane essenziale per garantire una presenza di pace in una zona che continua ad essere devastata da conflitti armati e tensioni internazionali, ma gli attacchi recenti hanno messo in discussione il suo ruolo e la sua sicurezza futura.

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