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Attacco a clinica Unrwa e bombardamenti su Gaza: si aggrava il conflitto israelo-palestinese

Israele intensifica l'offensiva su Gaza: 40 morti nei raid, 19 in un attacco a una clinica Unrwa. Proteste in Israele e condanne internazionali.

Attacco a clinica Unrwa e bombardamenti su Gaza: si aggrava il conflitto israelo-palestinese

Aumento delle operazioni militari nella Striscia di Gaza

Il conflitto in Medio Oriente che vede protagonisti le forze di Israele e di Hamas non sembra arrestarsi e ha subito oggi un’escalation con attacchi mirati che hanno provocato numerose vittime. Secondo fonti locali, almeno 40 persone sono state uccise dai bombardamenti dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane). In particolare, un attacco a Jabalia, nel nord della Striscia, ha colpito una clinica dell’Unrwa, causando la morte di 19 persone, inclusi nove bambini.

Le forze armate israeliane hanno confermato l’attacco, dichiarando di aver colpito un “centro di comando e controllo” di Hamas utilizzato per operazioni terroristiche. Tuttavia, il ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ha denunciato l’attacco come un massacro ingiustificato di civili e personale sanitario. L’attacco su Jabalia si inserisce in una serie di operazioni che hanno colpito infrastrutture civili, con l’obiettivo dichiarato di eliminare le basi operative di Hamas. Fonti locali parlano di continue incursioni aeree che stanno devastando intere aree della Striscia.

L‘esercito israeliano, attraverso il ministro della Difesa Israel Katz, ha dichiarato che l’operazione ha l’obiettivo di “eliminare i terroristi” e conquistare “vaste aree” della Striscia. Le città di Khan Yunis e Rafah sono state oggetto di pesanti bombardamenti, con numerose vittime e feriti tra la popolazione civile. L’offensiva, che era stata parzialmente sospesa nelle scorse settimane, è ripresa con maggiore intensità, con un incremento delle operazioni di terra da parte delle truppe israeliane.

Crisi umanitaria: mancano cibo e forniture mediche

L’intensificazione del conflitto ha portato a una crisi umanitaria senza precedenti. Secondo l’ONU, la popolazione di Gaza è sempre più a rischio carestia. A causa del blocco imposto da Israele all’ingresso degli aiuti, i panifici sono stati costretti a chiudere, facendo riemergere lo spettro della fame. Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha annunciato la chiusura di The Families Bakery, uno dei principali fornitori di pane nella Striscia, per mancanza di farina e carburante.

Anche le organizzazioni sanitarie internazionali lanciano l’allarme. Medici Senza Frontiere ha dichiarato che le forniture mediche essenziali stanno per esaurirsi, mettendo a rischio la vita di migliaia di feriti. L’ospedale Al-Shifa, uno dei principali centri sanitari di Gaza, ha segnalato un sovraffollamento insostenibile e una carenza critica di medicinali. Con l’interruzione dell’energia elettrica e la scarsità di acqua potabile, il sistema sanitario è sull’orlo del collasso, mentre i casi di malnutrizione tra i bambini aumentano drasticamente.

Proteste in Israele 

In parallelo agli attacchi a Gaza, le tensioni interne in Israele stanno aumentando. A Gerusalemme, circa 2.000 manifestanti sono scesi in piazza per chiedere un accordo con Hamas e la liberazione degli ostaggi ancora detenuti. La polizia ha arrestato almeno 12 persone, tra cui la cugina di un ex ostaggio. Tra gli slogan della protesta, uno dei più ricorrenti recitava: “E gli ostaggi?”. La frustrazione della popolazione è dunque alimentata dall’incapacità del governo di negoziare un accordo per la liberazione dei prigionieri, mentre il conflitto si intensifica.

Condanne internazionali: Regno Unito e Spagna criticano Israele

Il Regno Unito ha espresso una forte opposizione alla ripresa dell’offensiva israeliana. David Lammy, ministro degli Esteri britannico, ha dichiarato che Londra non sostiene le operazioni di Israele, evidenziando come Gaza sia diventata “una trappola mortale per gli operatori umanitari“. Il Regno Unito ha ribadito l’urgenza di un cessate il fuoco per permettere l’arrivo degli aiuti.

Anche il governo spagnolo ha condannato con fermezza gli attacchi contro i lavoratori umanitari, in particolare il ritrovamento di una fossa comune con i corpi di 15 membri della Mezzaluna Rossa palestinese. Madrid ha richiesto un’indagine internazionale sui fatti e ha sottolineato la necessità di rispettare il diritto umanitario internazionale.

Nel frattempo, Amnesty International ha chiesto l’arresto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in occasione della sua visita a Budapest, accusandolo di crimini di guerra. La pressione internazionale continua a crescere, mentre si moltiplicano le richieste per un’inchiesta sui bombardamenti indiscriminati contro civili e infrastrutture sanitarie.

Hamas: “La visita di Ben Gvir alla Spianata delle Moschee è una provocazione”

Un ulteriore elemento di tensione si è aggiunto con la visita del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, alla Spianata delle Moschee. Hamas ha definito questa visita “una pericolosa escalation”, esortando i palestinesi ad intensificare il confronto contro Israele. Il sito religioso è da sempre un punto di attrito tra israeliani e palestinesi, essendo considerato sacro da entrambe le comunità. La visita ha suscitato indignazione anche tra i leader arabi, con la Giordania e l’Egitto che hanno condannato l’azione come una provocazione inaccettabile.

La situazione nella Striscia di Gaza continua dunque a deteriorarsi, con il conflitto tra Israele e Hamas che si intensifica, aggravando la crisi umanitaria e aumentando la pressione internazionale. Mentre le vittime civili crescono e le infrastrutture vengono devastate, la comunità internazionale chiede con sempre maggiore insistenza un cessate il fuoco e indagini sulle operazioni militari in corso. Nel frattempo, le tensioni politiche interne in Israele e le provocazioni simboliche rischiano di alimentare ulteriormente lo scontro, rendendo ancora più difficile una soluzione diplomatica a breve termine.

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