Accordo USA-Ucraina sulle risorse naturali: nasce il Fondo di Ricostruzione condiviso.
L’intesa firmata a Washington apre ai progetti minerari congiunti e sancisce una nuova fase nei rapporti bilaterali. Zelensky: “Risultato storico, equo e senza debito”.
Washington – Con la firma dell’accordo sulle risorse naturali tra Stati Uniti e Ucraina si è aperta una nuova fase nei rapporti tra i due Paesi, segnando una svolta politica, economica e strategica nella lunga guerra che oppone Kiev a Mosca. L’intesa, annunciata ufficialmente dal Dipartimento del Tesoro americano e celebrata dalla vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko e dal presidente Volodymyr Zelensky, prevede l’accesso privilegiato degli Stati Uniti ai nuovi progetti minerari sul territorio ucraino e istituisce un Fondo di Investimento per la Ricostruzione del Paese devastato dal conflitto.
Un patto in tempi straordinari
L’accordo, definito da molti osservatori “storico” per il contesto e i contenuti, arriva in un momento di particolare tensione internazionale. La guerra in Ucraina è giunta al giorno 1.163 e il Cremlino continua a rivendicare la sovranità su territori strategici come il Donbass e la Crimea. In questo scenario, l’intesa con Washington assume una valenza simbolica e strategica: non solo contribuisce alla ricostruzione materiale del Paese, ma rappresenta un segnale politico chiaro, indirizzato sia a Mosca che agli alleati occidentali.
“Abbiamo ora il primo risultato dell’incontro in Vaticano, il che lo rende davvero storico”, ha dichiarato Zelensky su Telegram, riferendosi al colloquio con Donald Trump a margine dei funerali di Papa Francesco. L’ex presidente americano, tornato alla guida degli Stati Uniti da gennaio, ha avuto un ruolo decisivo nel sbloccare i negoziati, giunti a un punto morto nei mesi scorsi dopo uno scontro acceso tra lui e Zelensky nello Studio Ovale.
Le clausole dell’accordo
Il cuore dell’intesa è la creazione di un Fondo di investimento congiunto che sarà alimentato dai proventi delle nuove licenze per lo sfruttamento di risorse come terre rare, grafite, alluminio, petrolio e gas. La gestione del fondo sarà paritaria (50% Kiev, 50% Washington) e non comporterà l’assunzione di nuovo debito da parte ucraina. “Tutte le risorse naturali e le infrastrutture strategiche resteranno sotto sovranità ucraina”, ha dichiarato il premier Denys Shmyhal, sottolineando che le aziende statali come Energoatom e Ukrnafta manterranno la proprietà pubblica.
Inoltre, il fondo riguarderà solo nuove iniziative industriali, lasciando escluse le attività economiche già in corso. I proventi derivanti da questi nuovi progetti non saranno tassati né negli Stati Uniti né in Ucraina, un dettaglio che punta ad attrarre investitori internazionali e tecnologia straniera per accelerare la ricostruzione.
Il peso geopolitico dell’intesa
Al di là dell’apparato tecnico, l’accordo è una mossa politica di alto profilo. In tempi normali – come ammettono anche fonti governative ucraine – un’intesa di questo tipo, con la condivisione parziale della gestione delle risorse naturali, sarebbe stata impensabile. Ma la guerra ha cambiato tutto. Il patto con Washington è letto come una sorta di garanzia americana sulla sovranità ucraina: un’assicurazione strategica contro il ritorno dell’influenza russa.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha attaccato l’accordo definendolo “un risarcimento imposto da Trump” per gli aiuti militari americani, affermando che “Kiev ha pagato con i minerali”. Ma secondo Zelensky e Svyrydenko, al contrario, si tratta di un’intesa equilibrata che conferma la piena autonomia decisionale dell’Ucraina.
Il ruolo (assente) della centrale di Zaporizhzhia
Assente nell’accordo è ogni riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, il più grande impianto atomico d’Europa, attualmente occupato dalle forze russe. Secondo fonti del Washington Post, funzionari americani avevano suggerito in passato di includere la gestione dell’impianto nell’intesa, come parte di un futuro patto di pace. Ma l’opposizione di Mosca e la delicatezza della questione hanno portato a escludere ogni menzione ufficiale.
Verso nuove forniture militari
Intanto, a conferma del rafforzamento dell’asse Kiev-Washington, l’amministrazione Trump ha autorizzato la prima vendita di equipaggiamento militare all’Ucraina da quando è tornata alla Casa Bianca. Il Dipartimento di Stato ha certificato una proposta di licenza da oltre 50 milioni di dollari per esportare armamenti e servizi militari, sospesi nei primi mesi del nuovo mandato presidenziale. Un segnale che l’accordo minerario potrebbe fungere da base per nuovi pacchetti di assistenza, anche militare.
L’accordo sulle terre rare: un messaggio politico oltre l’economia
L’accordo sulle terre rare è, formalmente, un patto economico. Ma nella realtà è molto di più: è un atto politico, un messaggio di forza e una dichiarazione di intenti. Kiev, pur in ginocchio sotto le bombe, mostra di saper negoziare con una superpotenza e ottenere un’intesa che rafforza la propria posizione interna e internazionale. Washington, dal canto suo, consolida il proprio ruolo di attore centrale nel futuro post-bellico dell’Ucraina. E Mosca dovrà tenerne conto.
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