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Il pollo romagnolo diventa Slow Food, salgono a 19 i prodotti dell’Emilia-Romagna certificati dall’Associazione internazionale.

Mammi: "Orgogliosi di una ricchezza qualitativamente ineguagliabile, preservata da chi ogni giorno si impegna per dare il giusto valore ai produttori e custodi di cibo sano e giusto, con uno sguardo ad ambiente e biodiversità".

Il pollo romagnolo diventa Slow Food, salgono a 19 i prodotti dell’Emilia-Romagna certificati dall’Associazione internazionale.

Cresce il numero dei prodotti Slow Food in Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra la Regione e l’associazione internazionale con l’inconfondibile chiocciolina rossa, impegnata da anni nell’educazione al gusto e nella difesa della biodiversità.

Il pollo romagnolo, antica razza autoctona, dopo aver rischiato l’estinzione, sarà il 19esimo presìdio dell’Emilia-Romagna, un passo ulteriore nella collaborazione tra Regione e Slow Food, con cui è stato di recente rinnovato fino al 2025 il Protocollo d’intesa per la realizzazione di iniziative che valorizzano il patrimonio rurale ed enogastronomico regionale.

Il nuovo Presìdio è stato presentato oggi a Bologna dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, assieme a Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia.
All’incontro con i giornalisti erano presenti rappresentanti Slow Food regionale, allevatori ed esperti, tra cui Lia Cortesi, responsabile Presìdi Slow Food Emilia-Romagna; Alessio Zanon, veterinario esperto in biodiversità e presidente di Rare; Davide Montanari, consigliere Associazione razze e varietà autoctone romagnole; Stefano Tozzi, allevatore; Luca Giannini, manager di FedEx, il partner di Slow Food Italia grazie al quale è stato realizzato il Presidio.

“Il sostegno ai Presìdi Slow Food– ha detto Mammi -, capaci di creare cultura e identità, porta avanti un progetto che coinvolge le comunità locali e persegue obiettivi come salvare la biodiversità, tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, tutelare la salute dei consumatori e promuovere filiere eque dal punto di vista sociale. Da qui la scelta di investire risorse in contributi e investimenti per la tutela della biodiversità nell’ambito del Piano di sviluppo rurale promosso da Regione attraverso i finanziamenti europei e il sostegno ai Presidi Slow Food del nostro territorio“.

“I 19 Presìdi dell’Emilia-Romagna- prosegue Mammi- sono una ricchezza qualitativamente ineguagliabile, preservata da chi ogni giorno si impegna per ridare il giusto valore all’alimentazione, rispettando chi produce cibo sano e un’armonia che le istituzioni devono difendere e promuovere sempre”.

L’assessore ha poi ricordato le strategie regionali per sostenere l’economia e l’inclusione sociale nelle aree rurali e di montagna, attraverso i Gruppi di azione locale (Gal) per i quali sono disponibili 58 milioni di euro nello Sviluppo rurale 2023-27, per favorire lo sviluppo delle imprese delle aree più marginali, l’occupazione di giovani e donne, la tutela dell’ambiente e le specificità turistiche e culturali delle aree rurali dell’Emilia-Romagna. E ancora biodiversità, investimenti produttivi, mitigazione dei cambiamenti climatici, agriturismo e reti commerciali.

“Il Presidio del pollo romagnolo- dice Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia- è nato per sostenere un gruppo di allevatori che da anni, per passione, conservano biodiversità. Mettono a disposizione dei loro animali spazi erbosi all’aperto, attendono il tempo necessario perché crescano secondo ritmi naturali, forniscono un’alimentazione basata su granaglie per lo più locali e soprattutto, allevano con rispetto. Questi pochi allevatori rappresentano una piccola, virtuosa, economia locale. Vogliamo aiutarle tutte, ogni volta che possiamo, anche grazie al lavoro che fanno le nostre reti Slow Food locali. Ci ricordano che il cibo non è una commodity, che gli animali che alleviamo non sono mezzi di produzione, che la qualità del cibo è legata a una relazione, viva e autentica, con la natura“.

“La tutela del pollo di razza romagnola- dichiara Davide Montanari, consigliere Associazione Razze e Varietà Autoctone Romagnole e referente dei produttori del Presidio Slow Food del Pollo Romagnolo- è importante per la conservazione della biodiversità zootecnica. Si tratta infatti di una razza rustica, a lento accrescimento con una spiccata propensione al pascolo e a trasformare sottoprodotti dell’agricoltura; sia per la produzione di carni e uova a guscio bianco di ottima qualità. Le carni sapide e consistenti si adattano a cotture lente, mentre l’uovo ha un tuorlo che costituisce un terzo del peso complessivo”.

“Siamo veramente soddisfatti di questo risultato- afferma Lia Cortesi, responsabile dei Presìdi Slow Food dell’Emilia-Romagna- che arricchisce il panorama regionale dei Presìdi e testimonia il lavoro costante che la rete Slow Food dell’Emilia-Romagna fa sul territorio: la ricerca di razze animali e varietà vegetali che ogni giorno rischiamo di perdere. Per salvarla è necessario cibarsene quotidianamente, nel caso del nostro pollo mangiando meno carne ma di maggiore qualità, e usare le sue uova per le nostre squisite paste ripiene”.

IL POLLO ROMAGNOLO

Abituato a razzolare in grandi spazi, in grado di volare anche sugli alberi, così da difendersi da solo da volpi, faine e altri predatori, il pollo romagnolo fino al dopoguerra è stato una presenza fissa nelle aie contadine. Una razza mantenuta e selezionata soprattutto dalle donne che mandavano avanti fattorie e famiglie contadine, le mitiche azdore, a cui spettava la cura dell’aia e la vendita delle uova. E proprio perché su questa attività si fondava una parte importante delle entrate della famiglia contadina, le donne sapevano quali erano le galline ovaiole migliori e quali far riprodurre.
Questa gallina variopinta è uscita di scena con l’avvento dell’agricoltura industriale, perché poco adatta all’allevamento intensivo e di taglia piccola. L’ultimo allevamento è stato trovato nel ravennate nel 1997 e a quel punto gli allevatori custodi dell’Arvar, l’associazione razze e varietà autoctone romagnole e nazionali, assieme all’università di Parma, ne hanno selezionato le uova, i pulcini hanno ricominciato a circolare ed è cresciuto l’interesse fra allevatori custodi.

Oggi in Romagna ci sono poco più di duemila polli romagnoli che razzolano liberamente all’aria aperta, numeri lontani dagli allevamenti intensivi, ma che possono essere intercettati da chi cerca una ristorazione di qualità.
Il pollo romagnolo è una razza locale allevata diffusamente, fino alla metà del secolo scorso, in tutta la Romagna. La sua presenza nelle aie è già citata alla fine dell’Ottocento. Risulta che nel 1930 la razza fu protagonista a una mostra avicola al Crystal Palace di Londra. Con il passare del tempo, del pollo Romagnolo si persero progressivamente le tracce, sostituito con razze ritenute più redditizie e idonee all’allevamento moderno intensivo. Solo pochi esemplari continuarono a essere allevati in piccoli allevamenti familiari per autoconsumo e amatoriali.
A salvare il pollo romagnolo da una probabile estinzione sarebbe stato un allevatore di Ravenna che li aveva reperiti molti anni prima da Savorelli, noto allevatore fra i più attivi nella moltiplicazione e vendita della razza. Questo affezionato allevatore, alla fine degli anni ’90, mise a disposizione dell’Università di Parma (Facoltà di Medicina Veterinaria) una cinquantina di esemplari, per avviare un programma di conservazione e ripopolamento.

Decisamente rustico, il pollo Romagnolo necessita di ampi spazi per razzolare e procurarsi il cibo e, per questo, deve essere allevato all’aperto. Per difendersi dai predatori vola spesso sui rami più alti degli alberi, dove trascorre la notte in attesa dell’alba.

La sua livrea è decisamente variopinta; sono comuni il mantello grigio argentato detto tecnicamente “argento fiocchi neri”, il rosso dorato “oro fiocchi neri”, il bianco, il perniciato, il barrato e molti altri. L’ossatura è sottile e leggera, la cresta è medio grande, dritta nel gallo e piegata nella gallina in deposizione, di colore rosso intenso. I bargigli sono sviluppati, gli orecchioni di forma ovale, da bianco bluastro a crema. Un aspetto che lo caratterizza sono le zampe (tarsi) di colore molto variabile, ma solitamente da grigio piombo a verde salice.
È un animale di taglia media: il maschio raggiunge i 2,5-3 chilogrammi e la femmina 2-2,8 chilogrammi in circa 6/8 mesi. Come tutte le razze autoctone, è a duplice attitudine: del pollo si mangia la carne, consistente, sapida e saporita, mentre la femmina ben alimentata e stabulata produce da 150 a 250 uova con la qualità eccellente dei tuorli che sono proporzionatamente molto grandi, ottimi per la sfoglia.

Caratteristiche

Il peso leggero e l’accrescimento lento, la spiccata rusticità sono caratteristiche che mal si conciliano con le esigenze degli allevamenti industriali, dove il peso medio delle razze commerciali da carne (2,8/3 kg) viene raggiunto in circa 50 giorni da polli ben lontani dalla maturità fisiologica.
Solo la tenacia e la pazienza di pochi allevatori hanno salvato il pollo Romagnolo dall’estinzione, ed è grazie al lavoro fatto all’interno dell’Associazione Razze e Varietà Autoctone Romagnole (ARVAR), che si è mantenuta l’ottima rusticità della razza e la si è salvaguardata da possibili incroci che ne avrebbero inquinato il genoma.
Il Presidio nasce per dare ulteriore spinta agli sforzi degli allevatori, cercando alleanze con i cuochi affinché la ristorazione e il pubblico possa riscoprire un pollo per troppi anni dimenticato.

Area di produzione: tutto il territorio romagnolo

Stagionalità: le carni e le uova sono reperibili tutto l’anno salvo nel periodo di riposo riproduttivo
(durante la muta).

I produttori
Gli allevatori del Presidio aderiscono all’Arvar (Associazione razze e varietà autoctone romagnole):

Il Presidio, oltre agli allevatori professionali, include gli allevatori amatoriali di pollo romagnolo
aderenti all’Arvar ed è sostenuto da FedEx.

I PRESÌDI SLOW FOOD IN EMILIA-ROMAGNA

In Emilia-Romagna si trovano 19 presìdi Slow Food e le istituzioni sono a fianco dei produttori nell’opera di custodia delle produzioni tradizionali che rischiano di scomparire. Il lavoro comune valorizza i territori, recuperando antichi mestieri e tecniche di lavorazione e vengono salvate dall’estinzione razze autoctone o varietà di ortaggi e frutta.

I progetti di tutela della biodiversità di Slow Food comprendono animali come il Pollo romagnolo, la razza Bovina Romagnola, la razza suina Mora Romagnola, la Vacca Bianca Modenese e la Pecora cornigliese, salumi come la Mariola, il Culatello di Zibello, la spalla cruda, i Salumi Rosa tradizionali e la Mortadella classica, formaggi come il Raviggiolo dell’Appennino Tosco, vegetali come la Moretta di Vignola, la Pera Cocomerina e Pera Nobile, la Pesca dal buco Incavato, gli Antichi Meloni Reggiani e il carciofo Violetto di San Luca e ancora l’Anguilla marinata di Comacchio e il Sale marino artigianale di Cervia.

I Presìdi coinvolgono comunità di piccoli produttori disponibili a collaborare e decidere insieme regole di produzione e forme di promozione del prodotto. Slow Food accompagna i produttori, organizzando momenti di formazione e scambi di esperienze, valorizza i prodotti e grazie alla sua rete, mette in contatto i produttori con i consumatori.
I loro obiettivi sono riconducibili a tre livelli:
socioculturale: migliorare il ruolo sociale dei produttori, rafforzare la loro capacità organizzativa,
la loro identità culturale e la loro autostima; valorizzare il territorio di produzione;
ambientale: salvaguardare la biodiversità, migliorare la sostenibilità delle produzioni;
economico: migliorare la remunerazione dei produttori, sviluppare un indotto locale, aumentare l’occupazione, promuovere filiere corte.

Il pollo romagnolo diventa Slow Food, salgono a 19 i prodotti dell'Emilia-Romagna certificati dall'Associazione internazionale.

 

 

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