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Mediobanca vuole Banca Generali: sfida a Mps nel grande gioco delle banche.

Offerta da 6,3 miliardi per acquisire la banca del gruppo Generali: così Nagel risponde a Mps e punta a diventare leader nella gestione dei risparmi.

Mediobanca vuole Banca Generali: sfida a Mps nel grande gioco delle banche.

Offerta da 6,3 miliardi per acquisire la banca del gruppo Generali: così Nagel risponde a Mps e punta a diventare leader nella gestione dei risparmi.

Milano – In un colpo a sorpresa che riaccende la tensione nel panorama finanziario italiano, Mediobanca ha annunciato un’offerta pubblica di scambio per acquisire la totalità di Banca Generali, la controllata del gruppo Assicurazioni Generali. È una mossa che ribalta le attese e cambia le carte in tavola nel duello a più attori che anima il cosiddetto “risiko” bancario di questa primavera.

Dietro l’operazione c’è la visione di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca da ormai vent’anni, che ha trasformato l’antica “piazzetta” creata da Enrico Cuccia da salotto dei grandi equilibri azionari in un polo specializzato nella gestione dei patrimoni. Nagel intende concentrare su Piazzetta Cuccia una quota rilevante del risparmio privato italiano e per farlo ha deciso di scambiare il 13,1 per cento di Generali – già in portafoglio a Mediobanca – con la totalità delle azioni di Banca Generali, valutata complessivamente circa 6,3 miliardi di euro: per ogni titolo dell’istituto, chi aderirà all’Ops riceverà 1,7 azioni di Assicurazioni Generali.

Sul mercato l’annuncio ha avuto un’eco immediata: il titolo di Banca Generali ha registrato un rialzo superiore al 5 per cento, mentre Mediobanca ha guadagnato terreno pur cedendo parte del suo investimento in Generali. Dietro il consenso degli operatori c’è la convinzione che, unendo le forze, Mediobanca possa raddoppiare i ricavi derivanti dal wealth management e quadruplicare l’utile netto, riconquistando quell’autonomia strategica compromessa dall’offerta concorrente di Monte dei Paschi di Siena (Mps).

L’Ops di Mps, varata lo scorso 17 aprile con l’avallo del Ministero dell’Economia, puntava proprio a inglobare Mediobanca in uno schema più ampio che comprendeva la banca senese, il gruppo Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio. Obiettivo di Siena era mettere le mani anche sul 13,1 percento di Generali detenuto da Piazzetta Cuccia, ma con la nuova operazione Nagel toglie questa leva di pressione, mantenendo il controllo sul futuro di Mediobanca e sul suo percorso di crescita “in difesa” anziché in balìa di un’OPA ostile.

Non mancano però i nodi da sciogliere: l’offerta richiede una partecipazione minima del 50 per cento più una delle azioni di Banca Generali e impone a Generali un vincolo di lock-up di 12 mesi sulle azioni ricevute. Inoltre, Mediobanca è sottoposta alla passivity rule, che ne limita i movimenti in risposta all’Ops di Mps, ma l’istituto sostiene che la proposta su Generali non violi quei paletti, dal momento che non altera il patrimonio netto.

Anche sul fronte politico il dossier si fa caldo. Il governo, attraverso il Tesoro azionista di riferimento di Mps, dovrà decidere se intervenire a favore di una concentrazione o lasciar correre il mercato. Dietro ogni mossa si intravede il peso del risparmio italiano, stimato in una montagna di capitali pari a metà del debito pubblico: risorsa che, se incanalata con lungimiranza, potrebbe sostenere la crescita economica e garantire rendimenti migliori ai piccoli risparmiatori.

Per ora, Nagel ha definito l’operazione “una manovra di sviluppo” e ha negato che si tratti di un semplice contrattacco verso Siena. Ma gli azionisti di Mediobanca, quelli di Generali e i regolatori europei avranno l’ultima parola, trasformando l’Ops in un banco di prova per la capacità del settore di innovarsi e di tutelare davvero il risparmio come volano per l’intero Paese.

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