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Manovra 2026, weekend decisivo in Parlamento: corsa contro il tempo per l’ok definitivo prima di Capodanno.

Manovra 2026 al rush finale: Camera e Senato al lavoro nel weekend per l’approvazione definitiva prima di Capodanno.

Manovra 2026, weekend decisivo in Parlamento: corsa contro il tempo per l’ok definitivo prima di Capodanno.

Il 2025 si avvia alla conclusione con un’agenda parlamentare particolarmente serrata. L’ultimo fine settimana dell’anno vede infatti il Parlamento Italiano impegnato su due fronti cruciali: da un lato l’esame definitivo della Legge di bilancio 2026 alla Camera dei Deputati, dall’altro la seconda lettura della riforma della Corte dei conti al Senato della Repubblica. Un doppio binario istituzionale che impone ritmi accelerati e scelte politiche delicate, con l’obiettivo comune di evitare l’esercizio provvisorio e garantire l’entrata in vigore della manovra dal 1° gennaio.

Il Parlamento al lavoro tra Natale e Capodanno

Nonostante il periodo festivo, Camera e Senato restano operativi. I deputati sono chiamati a esaminare la Manovra 2026 in un clima di urgenza, mentre i senatori affrontano l’ultimo passaggio di una riforma attesa da tempo. La necessità di chiudere tutti i dossier entro la fine dell’anno ha trasformato il weekend in un vero e proprio sprint istituzionale, con sedute programmate anche in notturna.

Palazzo Madama e la riforma della Corte dei conti

L’Assemblea del Senato si è riunita sabato mattina per la seconda lettura del disegno di legge che interviene sulla giurisdizione e sulle funzioni di controllo della Corte dei conti. Il testo, già approvato dalla Camera lo scorso aprile, introduce una delega al governo per il riordino complessivo dell’istituzione. L’obiettivo è arrivare alla promulgazione definitiva entro la giornata, chiudendo così uno dei capitoli più rilevanti dell’agenda di fine anno.

Montecitorio e il rush finale sulla Legge di bilancio

Alla Camera il clima è quello delle grandi scadenze. La Legge di bilancio 2026, approvata dal Senato poco prima di Natale, approda in Aula domenica 28 dicembre. La discussione generale è prevista nel pomeriggio, seguita in serata dall’apposizione della questione di fiducia da parte del governo. Una scelta che punta a blindare il testo e ad accelerarne l’iter, riducendo al minimo il margine di intervento parlamentare.

Commissione Bilancio e tempi contingentati

La Commissione Bilancio di Montecitorio si è riunita già sabato mattina per prendere atto del testo licenziato dal Senato. Non sono previste votazioni né modifiche sostanziali: il passaggio in commissione ha un valore prevalentemente formale, funzionale a rispettare i tempi imposti dalla scadenza del 31 dicembre. Anche le altre commissioni della Camera sono chiamate a esprimere rapidamente i pareri di competenza.

Il calendario delle votazioni decisive

Lunedì 29 dicembre sono in programma le dichiarazioni di voto sulla fiducia, seguite dalla votazione per appello nominale. La seduta proseguirà in notturna con l’esame degli ordini del giorno. Martedì 30 dicembre, infine, si consumerà l’atto finale: dichiarazioni di voto conclusivo in diretta televisiva e voto definitivo entro l’ora di pranzo. Con l’approvazione finale, la Manovra 2026 entrerà in vigore dal giorno successivo.

Una Manovra da 22 miliardi tra tensioni e compromessi

La Legge di bilancio vale complessivamente 22 miliardi di euro ed è il risultato di un percorso definito “tortuoso” dallo stesso ministro dell’Economia. Le tensioni non sono mancate, sia all’interno della maggioranza sia nel confronto con le opposizioni. Alcune norme sono state eliminate in extremis per evitare profili di incostituzionalità, mentre su pensioni e fisco si sono registrate frizioni fino all’ultimo momento. Il governo guidato da Giorgia Meloni rivendica, però, la solidità dell’impianto complessivo.

Le critiche sul ruolo di ratifica della Camera

Il passaggio alla Camera ha riacceso il dibattito sul ruolo di Montecitorio, chiamata di fatto a ratificare un testo già definito a Palazzo Madama. Le opposizioni parlano di compressione del dibattito parlamentare e di una prassi che svuota il bicameralismo. Le dichiarazioni critiche si sono moltiplicate, denunciando una dinamica che si ripete ormai ogni fine anno e che riduce gli spazi di confronto democratico.

Evitare l’esercizio provvisorio e guardare al 2026

La necessità di approvare la manovra entro il 31 dicembre è dettata dalla volontà di scongiurare l’esercizio provvisorio, uno scenario che metterebbe in difficoltà la gestione dei conti pubblici. L’obiettivo del governo è far scendere il deficit sotto la soglia del 3%, puntando su un equilibrio tra sostegno a famiglie e imprese e rigore finanziario. Le principali misure, dalle pensioni alle accise, entreranno in vigore già dal 1° gennaio, mentre altre richiederanno decreti attuativi nei mesi successivi.

Sanità rifinanziata, ma resta il nodo delle risorse

Un capitolo centrale della Manovra 2026 riguarda la sanità pubblica, rifinanziata con 2 miliardi di euro. L’intervento punta a rafforzare il Servizio sanitario nazionale in una fase segnata dall’aumento dei costi, dalla carenza di personale e dalla pressione crescente sulla rete ospedaliera e territoriale. Il governo rivendica l’impegno a garantire la sostenibilità del sistema e a tutelare il diritto alla salute, ma le opposizioni sottolineano come le risorse stanziate non siano sufficienti a colmare i divari territoriali né a rispondere in modo strutturale alle liste d’attesa e alla crisi dei pronto soccorso. Il tema della sanità resta quindi uno dei più sensibili e destinati a riaprire il confronto politico nel corso del 2026.

Famiglie al centro della manovra tra sostegni e misure sociali

Ampio spazio è riservato anche alle famiglie, considerate uno degli assi portanti della Legge di bilancio. Tra gli interventi più rilevanti figurano 630 milioni di euro per integrare il reddito delle lavoratrici madri con due o più figli e 225 milioni destinati all’esonero contributivo, con l’obiettivo di favorire l’occupazione femminile e sostenere la natalità. Viene rifinanziata la social card con mezzo miliardo di euro e rafforzato l’Assegno di Inclusione, eliminando il mese di sospensione dopo la prima erogazione. Sul fronte del welfare, la manovra interviene anche sull’Isee, escludendo la prima casa fino a 200mila euro nelle grandi città, una misura che punta ad ampliare la platea dei beneficiari delle prestazioni sociali. Provvedimenti che il governo presenta come un sostegno concreto al potere d’acquisto, mentre le opposizioni chiedono interventi più incisivi e strutturali contro il caro vita.

Imprese e crescita economica, incentivi mirati e sostegni fiscali

La Manovra 2026 dedica un capitolo rilevante anche al sistema produttivo, con misure pensate per sostenere la competitività delle imprese in una fase di crescita economica moderata. Al centro degli interventi c’è il credito d’imposta per la Zes Unica, che nel 2026 vale 2,3 miliardi di euro, destinato a incentivare gli investimenti nel Mezzogiorno. Viene inoltre confermato il superammortamento per i beni strumentali, che pur non avendo effetti immediati sui conti pubblici nel primo anno, garantirà benefici fiscali crescenti nei prossimi esercizi. La manovra rifinanzia anche la cosiddetta Nuova Sabatini per l’acquisto di macchinari e tecnologie, oltre a stanziare risorse per le filiere del turismo. Rinvii significativi riguardano la plastic tax e la sugar tax, una scelta che il governo giustifica con l’esigenza di non gravare ulteriormente su imprese e consumatori. Nel complesso, l’esecutivo presenta la manovra come un equilibrio tra sostegno allo sviluppo e rispetto dei vincoli di finanza pubblica, mentre il mondo imprenditoriale guarda con attenzione all’effettiva capacità di queste misure di stimolare investimenti e occupazione nel corso del 2026.

Verso il nuovo anno e i prossimi provvedimenti

Con l’approvazione della Legge di bilancio, Camera e Senato si preparano a chiudere i lavori per le festività, per poi tornare operativi a gennaio. Tra i primi dossier attesi figurano i decreti su Transizione 5.0, energia rinnovabile, continuità produttiva degli stabilimenti ex Ilva e il disegno di legge sull’immigrazione per motivi di lavoro. Il 2026 si aprirà così nel segno di un’agenda legislativa già fitta e complessa.

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