Manovra 2026, via libera definitivo della Camera: 216 sì alla legge di Bilancio, scontro in Aula tra governo e opposizioni.
Voto finale dopo la fiducia: la legge di Bilancio 2026 è approvata. Il governo rivendica taglio Irpef e sostegno a lavoro e sanità, le opposizioni attaccano: “austerità e nessuna risposta al caro vita”.
Manovra 2026, via libera definitivo della Camera: 216 sì alla legge di Bilancio, scontro in Aula tra governo e opposizioni.
La legge di Bilancio 2026 è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati con 216 voti favorevoli, 126 contrari e 3 astenuti, chiudendo l’iter parlamentare della manovra economica. L’approdo al traguardo arriva dopo una lunga seduta notturna, una pausa in mattinata e le dichiarazioni di voto che hanno preceduto il verdetto dell’Aula, in un clima politico segnato da tensioni e cartelli di protesta delle opposizioni.
Il passaggio della fiducia e un testo “blindato”
Il via libera definitivo è stato preceduto dal voto di fiducia richiesto dal governo sul testo arrivato a Montecitorio senza modifiche sostanziali, con una sequenza fitta di votazioni sugli stati di previsione e sugli ordini del giorno. In Aula, sui banchi del governo, erano presenti diversi ministri, a sottolineare il peso politico del passaggio e la volontà dell’esecutivo di rivendicare compattezza e risultato.
La linea del governo: risorse “limitate” concentrate su famiglie, lavoro, imprese e sanità
Dopo l’approvazione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la manovra “seria e responsabile”, costruita in un contesto complesso e orientata a poche priorità ritenute essenziali: sostegno alle famiglie, lavoro, imprese e sanità. Nel messaggio politico dell’esecutivo, la legge di Bilancio si presenta come un tassello di continuità: rendere strutturali misure già avviate, rafforzare gli interventi con impatto diretto sul quotidiano e offrire “certezze” in un quadro internazionale instabile e con vincoli di finanza pubblica stringenti.
Fisco e buste paga, la misura-bandiera: detassazione degli aumenti contrattuali
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha concentrato l’attenzione su quella che considera la scelta più significativa: la detassazione degli aumenti contrattuali e dei salari legati alla produttività. Nella narrazione del Mef, si tratta di una risposta a una richiesta storica che arrivava sia dalle organizzazioni sindacali sia dai datori di lavoro, con l’obiettivo di trasformare i rinnovi contrattuali in aumenti “concreti” in busta paga, senza disperdere risorse in misure meno mirate.
Pensioni, il terreno di scontro: gradualità dello “scalino” e partita rinviata al 2026
Sul capitolo previdenziale, Giorgetti ha respinto l’accusa di aver alzato l’età pensionabile, sostenendo invece che l’intervento contenuto nella manovra attenua l’aumento automatico previsto e rimanda al 2026 il confronto su ulteriori correttivi, compatibilmente con l’andamento dei conti pubblici. È un tema che resta politicamente sensibile, anche dentro la maggioranza, perché intercetta aspettative diverse: da un lato la richiesta di stabilità finanziaria, dall’altro la spinta a ridurre gli automatismi che incidono sui requisiti.
Sanità, più risorse al Fondo ma il dibattito resta acceso
Tra i capitoli più osservati c’è quello sanitario. Nel dossier parlamentare sulla legge di Bilancio si prevede un incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato pari a 2.382,2 milioni di euro per il 2026, 2.631 milioni per il 2027 e 2.633,1 milioni annui a decorrere dal 2028. La posta in gioco è duplice: da una parte sostenere il sistema pubblico e l’erogazione dei Lea, dall’altra misurare se gli stanziamenti saranno sufficienti rispetto alla pressione su liste d’attesa, personale e costi.
Ordini del giorno e misure “di indirizzo”: industria, iperammortamento e apertura a Efta e G7
Nel passaggio finale alla Camera, una parte del confronto si è spostata sugli ordini del giorno, che non cambiano la legge, ma segnalano orientamenti politici e priorità future. Tra questi, ha fatto discutere l’impegno chiesto da Forza Italia per valutare l’estensione dei benefici dell’iperammortamento anche a beni prodotti fuori dall’Unione europea, includendo Paesi Efta e G7, con l’obiettivo dichiarato di bilanciare sicurezza economica e apertura agli scambi e alle filiere tecnologiche con alleati storici.
Le opposizioni all’attacco: “austerità”, sanità e diseguaglianze al centro del confronto
Le minoranze hanno letto la manovra in modo opposto, definendola incapace di rispondere alle priorità sociali: caro vita e liste d’attesa in sanità, potere d’acquisto e qualità dei servizi pubblici. La segretaria del Pd Elly Schlein ha parlato di una legge di Bilancio “sbagliata” e “di austerità”, accusando il governo di privilegiare i redditi più alti e di non affrontare le urgenze quotidiane di famiglie e lavoratori. Nel corso della seduta non sono mancati momenti simbolici e scontri politici, dai cartelli esposti in Aula alle accuse sul ruolo del Parlamento e sulla compressione dei tempi di discussione.
Un passaggio politico che apre il 2026: promesse di stabilità e nodi già sul tavolo
Con l’approvazione definitiva, la manovra diventa la cornice economica del 2026, ma non chiude la contesa: la discussione si sposterà presto sulla capacità reale delle misure di tradursi in effetti percepibili, sul bilanciamento tra vincoli europei e domanda interna, e su capitoli potenzialmente esplosivi come pensioni, sanità e politica industriale. Il governo rivendica continuità e credibilità, le opposizioni denunciano un’impostazione che rischia di lasciare irrisolte le fratture sociali. In mezzo, il test più difficile: la verifica, mese dopo mese, tra numeri di finanza pubblica e vita concreta del Paese.
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