Sophie Kinsella, addio alla regina della chick lit: si è spenta a 55 anni l’autrice di “I Love Shopping”.
La scrittrice britannica, amata in tutto il mondo e tradotta in oltre quaranta lingue, è morta serenamente dopo una lunga battaglia contro il glioblastoma. La sua eredità letteraria continua a illuminare milioni di lettori.
Sophie Kinsella, addio alla regina della chick lit: si è spenta a 55 anni l’autrice di “I Love Shopping”.
Sophie Kinsella è morta il 10 dicembre 2025, a 55 anni, due giorni prima del suo cinquantaseiesimo compleanno. L’autrice britannica, amatissima in tutto il mondo per la saga di “I Love Shopping”, era malata da tempo: nel 2022 le era stato diagnosticato un glioblastoma, una delle forme più aggressive di tumore al cervello. La notizia della sua morte è stata diffusa dalla famiglia con un post sull’account Instagram ufficiale della scrittrice, in cui i suoi cari hanno parlato di un addio avvenuto “serenamente”, circondata da ciò che più amava: la famiglia, la musica, il calore, il Natale e la gioia.
“Siamo addolorati nell’annunciare questa mattina la scomparsa della nostra amata Sophie (alias Maddy, alias Mamma). È morta serenamente, trascorrendo i suoi ultimi giorni con i suoi veri amori: la famiglia, la musica, il calore, il Natale e la gioia. Non possiamo immaginare come sarà la vita senza la sua radiosità e il suo amore per la vita”, si legge nel messaggio condiviso sui social. Parole che restituiscono l’immagine di una donna che, nonostante la malattia, ha continuato fino all’ultimo a cercare la luce nelle cose semplici, senza mai perdere il senso della gratitudine.
Il coraggio di vivere e scrivere con il tumore
Il glioblastoma le era stato diagnosticato alla fine del 2022. Kinsella si era sottoposta a un lungo intervento chirurgico di otto ore per rimuovere il tumore, seguito da cicli di chemioterapia e radioterapia. Dopo l’operazione, aveva raccontato di non ricordare nulla né della diagnosi né dell’intervento, come se la mente avesse cercato di proteggerla da quel trauma.
Per quasi due anni aveva preferito mantenere il silenzio in pubblico, scegliendo di proteggere soprattutto i figli. Solo nell’aprile 2024 aveva deciso di condividere la malattia con i lettori, spiegando di aver voluto prima lasciare ai ragazzi il tempo e lo spazio per elaborare la notizia e adattarsi alla “nuova normalità” familiare. In quel messaggio, sobrio e densissimo di emozione, raccontava di continuare le cure e, quando il corpo lo permetteva, a scrivere, trovando nella creatività un rifugio e una forma di resistenza.
La famiglia, annunciando la morte, ha ricordato la forza con cui ha affrontato la malattia: “nonostante la malattia, sopportata con un coraggio inimmaginabile, Sophie si considerava davvero fortunata: aveva una famiglia e degli amici così meravigliosi e aveva avuto lo straordinario successo della sua carriera di scrittrice. Non dava nulla per scontato ed era eternamente grata per l’amore ricevuto. Ci mancherà tantissimo, i nostri cuori sono spezzati”.
Dalla musica a Oxford: gli anni della formazione
Nata a Londra il 12 dicembre 1969 con il nome di Madeleine Sophie Townley, Kinsella era la primogenita di David R. Townley e Patricia B. Kinsella. Cresciuta in una famiglia vivace e creativa, era diventata presto un punto di riferimento per le sorelle Abigail e Gemma; quest’ultima avrebbe a sua volta intrapreso la strada della scrittura.
Dotata di una sensibilità eclettica, da giovanissima aveva studiato musica, prima di orientarsi verso l’interfacoltà di Politica, Filosofia ed Economia al New College di Oxford. Quel percorso di studi, unito all’esperienza lavorativa nel giornalismo finanziario, avrebbe avuto un ruolo decisivo nella costruzione dei suoi personaggi: donne moderne, alle prese con il denaro, il lavoro e la precarietà emotiva, ma raccontate sempre con ironia e umanità.
Alla fine degli studi aveva iniziato a lavorare come giornalista finanziaria. Era un lavoro che lei stessa definiva “piuttosto noioso”, ma che si sarebbe rivelato una miniera d’oro per le sue future storie: il mondo dell’economia filtrato dallo sguardo di una giovane donna che osserva vizi, contraddizioni e fragilità del consumo contemporaneo.
Una vita privata protetta e un grande amore
All’università conobbe Henry Wickham, l’uomo che sarebbe diventato suo marito. Si sposarono quando lei aveva appena ventun anni. Henry, insegnante e poi dirigente scolastico, l’avrebbe affiancata anche nella gestione della carriera letteraria. La coppia ebbe cinque figli – Freddy, Hugo, Oscar, Rex e Sybella – e costruì una vita familiare che Kinsella ha sempre protetto con grande discrezione, evitando di esporre i ragazzi alla pressione della fama.
Durante la malattia, la famiglia è rimasta al suo fianco in ogni fase delle cure, condividendo con lei gli ultimi giorni fatti di musica, calore domestico e piccoli rituali natalizi. Nelle parole di chi l’ha conosciuta più da vicino, Kinsella era prima di tutto una madre attenta e affettuosa, decisa a mantenere per i figli – per quanto possibile – una quotidianità serena anche nei momenti più difficili.
Madeleine Wickham: gli esordi con il vero nome
La carriera letteraria era cominciata presto, a 24 anni, con la pubblicazione di “A che gioco giochiamo?” (1995), uscito in Italia per Mondadori come tutti i suoi titoli successivi. Seguono “Affari d’oro” (1996), “Begli amici!”(1997), “La signora dei funerali” (1998), “Una ragazza da sposare” (1999), “La compagna di scuola” (2000) e “Vacanze in villa” (2001), tutti firmati con il suo vero nome, Madeleine Wickham.
Erano romanzi corali, più seri e meno scintillanti rispetto alle opere successive, spesso incentrati su temi familiari e sociali: matrimoni in crisi, amicizie logorate dal tempo, segreti che emergono durante vacanze o riunioni di famiglia. La critica li accolse positivamente, riconoscendo in Wickham una penna solida e sensibile, ma il grande boom internazionale doveva ancora arrivare.
La nascita di Sophie Kinsella e la rivoluzione di “I Love Shopping”
Il 2000 segnò l’anno della svolta. Decisa a sperimentare una nuova voce, più leggera, ironica e marcatamente comica, l’autrice presentò in casa editrice un nuovo manoscritto sotto pseudonimo, senza rivelare di esserne l’autrice. Scelse lo pseudonimo “Sophie Kinsella” unendo il proprio secondo nome al cognome da nubile della madre. Quel manoscritto era “The Secret Dreamworld of a Shopaholic”, pubblicato in Italia con il titolo destinato a diventare iconico: “I Love Shopping”.
La protagonista, Becky Bloomwood, è una giovane giornalista finanziaria che consiglia il pubblico su investimenti e risparmio, ma nella vita privata è incapace di gestire il proprio denaro. Schiava delle carte di credito e delle tentazioni delle vetrine, Becky incarna il paradosso di una generazione che conosce le regole dell’economia, ma fatica ad applicarle a se stessa. Il romanzo fu un successo immediato: le lettrici si riconobbero in quella combinazione di goffaggine, entusiasmo, insicurezza e desiderio di una vita più brillante.
Con “I Love Shopping” Kinsella non solo trovò la sua voce definitiva, ma contribuì a ridefinire il genere chick lit del nuovo millennio. In un mercato editoriale spesso diffidente verso la narrativa femminile leggera, il suo romanzo dimostrò che era possibile raccontare le donne con humour e ritmo da commedia, senza rinunciare alla complessità dei sentimenti e dei contesti sociali.
La saga “I Love Shopping”: un fenomeno globale
Da quel primo libro nacque una delle saghe più amate e longeve della narrativa pop contemporanea. Nel corso degli anni, Kinsella pubblicò “I Love Shopping a New York” (2001), “I Love Shopping in bianco” (2002), “I Love Shopping con mia sorella” (2004), “I Love Shopping per il baby” (2007), “I Love Mini Shopping” (2010), “I Love Shopping a Hollywood” (2014), “I Love Shopping a Venezia” (2014), “I Love Shopping a Las Vegas” (2016), “I Love Shopping a Natale” (2019).
La serie seguiva Becky Bloomwood nei momenti chiave della vita adulta: il trasferimento all’estero, il matrimonio, la maternità, il successo e le cadute, sempre filtrati attraverso guai tragicomici, acquisti compulsivi e situazioni paradossali. I romanzi della saga sono stati tradotti in oltre 40 lingue, pubblicati in più di 60 Paesi e hanno superato complessivamente i 45–50 milioni di copie vendute nel mondo, trasformando Sophie Kinsella in una delle autrici di bestseller più note a livello internazionale.
Nel 2009 la storia approdò anche al cinema con il film “Confessions of a Shopaholic” (“I Love Shopping” in Italia), diretto da P. J. Hogan e interpretato da Isla Fisher e Hugh Dancy. Sebbene la trasposizione prendesse alcune libertà rispetto ai romanzi, l’uscita del film consolidò ulteriormente lo status di Becky Bloomwood come vera icona pop.
Oltre Becky Bloomwood: i romanzi indipendenti e la narrativa young adult
Se il nome di Kinsella resterà per sempre legato a “I Love Shopping”, la sua produzione non si è mai esaurita nella sola saga. Parallelamente, l’autrice ha pubblicato una lunga serie di romanzi indipendenti, capaci di raggiungere un pubblico ancora più vasto.
Tra i titoli più amati dalle lettrici e dai lettori di tutto il mondo spiccano “Sai tenere un segreto?” (2003), “La regina della casa” (2005), “Ti ricordi di me?” (2008), “La ragazza fantasma” (2009), “Fermate gli sposi!” (2013), “La mia vita non proprio perfetta” (2017), “Sorprendimi!” (2018), “La famiglia prima di tutto!” (2019), “Amo la mia vita” (2020), “Attenti all’intrusa” (2021), “Sono esaurita” (2023) e “Cosa si prova” (2024).
In questi romanzi Kinsella affronta temi come l’ansia, il burnout, la pressione sociale, le relazioni familiari complesse e i compromessi del mondo del lavoro. Lo fa mantenendo il suo marchio di fabbrica – dialoghi brillanti, situazioni comiche, protagoniste imperfette e irresistibili – ma con una profondità crescente. L’umorismo non è mai evasione fine a sé stessa: è uno strumento per attraversare le difficoltà, per guardare in faccia le proprie paure senza esserne travolti.
Accanto alla narrativa per adulti, Kinsella ha scritto anche per i più giovani. Nel 2015 ha pubblicato “Dov’è finita Audrey?”, romanzo che affronta con delicatezza il tema dell’ansia adolescenziale e delle sue ricadute sulla vita quotidiana. Tra il 2018 e il 2019 è poi arrivata la serie per bambini “Io e Fata Mammetta”, tre volumi che hanno confermato la sua capacità di adattare tono e linguaggio a lettori di età diverse, senza perdere empatia e leggerezza.
“Cosa si prova”: il romanzo più autobiografico
Negli ultimi anni, man mano che la malattia diventava parte integrante della sua esistenza, la scrittura di Kinsella si è fatta ancora più intima. Il suo ultimo romanzo, “Cosa si prova” (What Does It Feel Like?, 2024), è stato definito dalla stessa autrice “il mio libro più autobiografico”.
La protagonista, Eve, è una scrittrice di successo che si risveglia in un letto d’ospedale senza ricordare come ci sia finita. Il marito le spiega che è stata sottoposta a un intervento per rimuovere un tumore maligno al cervello. Da lì inizia un percorso di riabilitazione fisica ed emotiva: imparare di nuovo a camminare, parlare, scrivere, ma anche trovare il modo di spiegare la malattia ai figli, custodendo il loro equilibrio.
Molti lettori hanno letto in Eve un alter ego di Sophie, un modo per trasformare il proprio vissuto in narrazione, per dare forma – e forse un po’ di conforto – a un’esperienza altrimenti indicibile. Nel raccontare il percorso della protagonista, Kinsella torna ai suoi temi più cari: la famiglia come ancora, l’amore come motore silenzioso e l’importanza di non rinunciare alle piccole gioie quotidiane, come una passeggiata mano nella mano o un vestito che ci fa sentire vivi.
L’amicizia con Jojo Moyes e l’affetto del mondo editoriale
La notizia della morte di Sophie Kinsella ha suscitato ondate di cordoglio nel mondo editoriale e tra i lettori. In Italia, la casa editrice Mondadori l’ha ricordata con un messaggio carico di riconoscenza: “è stato un onore essere stati il tuo editore in Italia. Per le risate, la tenerezza, i tuoi personaggi indimenticabili: non ti dimenticheremo”.
Particolarmente toccante il ricordo di Jojo Moyes, autrice di “Io prima di te” e grande amica di Kinsella. In un post sui social, Moyes ha scritto che fatica a trovare le parole per salutare “non solo una delle migliori amiche, ma una delle persone più grandi: più talentuosa, più gentile, più divertente, più piena di grazia di chiunque abbia mai incontrato”. Ha raccontato come Kinsella sia stata determinante nel darle la sicurezza per scrivere in un periodo di grande incertezza. “Tutti quelli che l’hanno incontrata l’hanno amata”, ha aggiunto, ricordando che i figli erano il suo mondo e che il marito Henry non avrebbe potuto amarla di più.
Una voce che ha ridefinito la narrativa rosa
Sophie Kinsella è stata una delle pochissime autrici capaci di trasformare il chick lit in un genere mainstream globale, amato e rispettato. Ha sempre difeso questa etichetta, spiegando che le sembrava “il modo più realistico per raccontare donne sfaccettate, capaci di essere intelligenti e buffe, ambiziose e pasticcione, sensibili e determinate allo stesso tempo”.
Le sue protagoniste non sono eroine perfette: inciampano, sbagliano, dicono la cosa sbagliata nel momento sbagliato, si lasciano travolgere da paure e insicurezze. Eppure, proprio per questo, risultano autentiche. Rappresentano quella zona grigia – tra successo e fragilità, ironia e vulnerabilità – in cui molte lettrici e lettori si riconoscono.
Con oltre 45–50 milioni di copie vendute, traduzioni in più di 40 lingue e una presenza costante nelle classifiche internazionali, Kinsella lascia in eredità un catalogo sterminato di storie che hanno fatto ridere, commuovere e, spesso, aiutato chi le leggeva a sentirsi meno solo.
L’eredità di una scrittrice amata
La morte di Sophie Kinsella segna la scomparsa di una delle voci più influenti della narrativa pop degli ultimi vent’anni. Come, però, accade per gli scrittori davvero amati, la sua presenza continuerà a vivere nelle pagine dei suoi romanzi, nei personaggi che ha creato, nelle frasi sottolineate e condivise, nelle risate nate in metropolitana o sotto l’ombrellone, quando Becky Bloomwood combinava l’ennesimo guaio.
Resta il ricordo di una donna che ha saputo trasformare l’ironia in una forma di resilienza, e la leggerezza in un modo serio di guardare alla vita. Resta la testimonianza di un coraggio discreto, che non ha mai voluto spettacolarizzare la malattia, ma l’ha attraversata continuando a scrivere, a raccontare, a cercare la gioia possibile.
Milioni di lettori, in ogni parte del mondo, continueranno a incontrarla ogni volta che apriranno uno dei suoi libri. In quelle pagine, Sophie Kinsella non smetterà di essere ciò che è stata per molti: un’amica ironica e tenera, capace di far sorridere anche quando la realtà sembra troppo pesante.
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