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Milano, La Galleria Carlo Orsi celebra Antonio Canova

Un grande evento dal 1° al 22 dicembre 2022

Milano, La Galleria Carlo Orsi celebra Antonio Canova.

Galleria Carlo Orsi celebra Antonio Canova, scultore universale elogiato ai suoi tempi come “classico-moderno” con la mostra “Capolavori di Canova. Un omaggio nel bicentenario della morte”, unico evento che Milano dedica al grande artista nell’anniversario della sua scomparsa, avvenuta a Venezia il 13 ottobre 1822.

La mostra è curata dal professore e storico dell’arte Fernando Mazzocca tra i massimi specialisti dell’età neoclassica, membro del Comitato Nazionale per l’Edizione delle opere di Antonio Canova, dell’Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il Neoclassicismo.

L’esposizione intende raccontare il particolare rapporto tra Canova e Milano, caratterizzato da grandi progetti rimasti irrisolti. Per Milano, infatti, lo scultore avrebbe dovuto eseguire il Perseo trionfante e il Napoleone come Marte pacificatore per il progetto del Foro Buonaparte, l’utopistico progetto di una grandiosa piazza circolare che avrebbe dovuto occupare l’area del Castello, mai portato a termine. Nemmeno il grande gruppo scultoreo Teseo che sconfigge il Centauro, arrivò mai nel capoluogo lombardo. “Capolavori di Canova. Un omaggio nel bicentenario della morte” intende essere dunque una sorta di risarcimento attraverso una serie di opere e sculture oggi conservate a Milano.

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Il centro della mostra è rappresentato da uno dei più bei modelli in gesso esistenti di uno dei capolavori di Canova, il gruppo di Venere e Adone (1794). La versione in marmo era stata realizzata per il marchese Berio di Napoli e oggi si trova nel Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra. Accanto a tale calco in gesso sono affiancati due disegni conservati ai Musei Civici di Bassano.

La mostra continua nella fortuna dell’immagine di Canova, rappresentato in due celebri ritratti dal milanese Andrea Appiani (1803) e dal grande maestro inglese Thomas Lawrence (1815 ca.), da sempre legato a Canova.

Lo studio dello scultore a Roma – luogo unico al mondo, secondo Stendhal, spazio in cui avvengono incontri reali e immaginari tra i vari e illustri frequentatori – è rievocato da un grande dipinto di Giuseppe BorsatoMuseo canoviano, accanto al quale è collocata la veduta ideale del Tempio delle Arti del medesimo artista, entrambi datati 1805-6.

Tra le opere in esposizione spicca l’Erma di Domenico Cimarosa, versione del celebre busto onorario di Domenico Cimarosa conservato alla Protomoteca Capitolina. Il busto, da cui l’erma è derivata, firmato e datato 1808, venne collocato nella serie delle effigi degli uomini illustri del Pantheon: Canova, infatti, come ispettore per le Belle Arti a Roma riaffermò con vigore la tradizione ripresa nel Settecento di collocare all’interno del tempio romano i busti dei grandi italiani, poi trasferiti al pianterreno del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Il marmo è celebrato per l’intensa resa realistica donatagli da Canova, in cui la natura prende il sopravvento sulla consueta idealizzazione riferibile alla tradizione del busto nudo all’antica.

La mostra si conclude con un importante dipinto inedito, in cui Canova ha rappresentato, ispirandosi a una delle sue sculture più celebri, la Maddalena penitente, opera eseguita nel 1798 a Possagno, città in cui l’artista si era ritirato per sfuggire ai francesi che avevano occupato Roma. Il ritrovamento di questo quadro è stato determinante per il catalogo molto ridotto dei dipinti di Canova, in quanto lo scultore ha sempre considerato la pittura un’attività privata rispetto alla scultura. L’opera ritrovata è dedicata al controverso tema sacro-profano della Maddalena; Canova realizzò una prima versione in marmo tra il 1793 e il 1796 e la celebre statua venne esposta al Salon di Parigi nel 1808.

Le vicende di Canova e Milano sono raccontate in una serie di video pubblicati sul profilo instagram @galleriacarloorsi da Marco Carminati, storico dell’arte, scrittore e giornalista, responsabile delle pagine di arte, architettura, design e beni culturali dell’inserto culturale Domenica del Sole 24 Ore e conduttore della trasmissione Luoghi d’arte, di Radio 24, dedicata alla scoperta delle bellezze artistiche dell’Italia.

Canova a Milano. Lo spazio urbano di Foro Bonaparte è stato uno dei tanti protagonisti del complesso rapporto di Antonio Canova con la città di Milano al centro della mostra Capolavori di Canova. Il progetto urbanistico, in rigoroso stile neoclassico, nasce nel 1801 a firma dell’architetto Giovanni Antonio Antolini (Castel Bolognese 1753 – Milano 1841). Nell’idea originaria di Antolini, Foro Bonaparte avrebbe dovuto essere un lungo anello porticato con un diametro di oltre 600 metri attorno al Castello, trasformato nel palazzo del governo al centro di una gigantesca piazza circolare. Il porticato è ritmato da 14 edifici destinati a ospitare strutture pubbliche – il pantheon, il museo, le terme, il teatro – e i palazzi governativi – la Borsa, la Dogana –, tutti popolati da molte statue. Foro Bonaparte è concepito come un complesso urbano straordinariamente unitario, espressione architettonica della società rivoluzionaria, e sarebbe dovuto diventare il principio della città moderna e interprete dei nuovi ideali civili. Nel volgere di pochi mesi però, il quadro politico muta radicalmente e già nell’autunno del 1802, il progetto viene accantonato. Il nuovo centro della città non verrà mai realizzato e oggi rimane solo la toponomastica a ricordare il progetto napoleonico.

La statua colossale di Canova che raffigura Napoleone come Marte pacificatore, un nudo dalle dimensioni titaniche con in mano un globo su cui si regge una Vittoria alata, era destinata proprio al Foro Bonaparte. Ma la statua, completata da Canova nel 1806, rimane nel suo studio romano fino al 1810, viene poi imbarcata per Parigi, dove arriva nel 1811. A Napoleone però non piace: avrebbe preferito essere ritratto nelle sue vesti contemporanee di militare o uomo politico, piuttosto che idealizzato nella “nudità eroica” delle raffigurazioni antiche, simile a una divinità o a un imperatore romano. La statua viene quindi collocata seminascosta al Musée Napoléon, oggi Louvre. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, il Governo britannico acquista la scultura per donarla al duca di Wellington il quale la colloca nel vano scala di Apsley House, la sua grande villa londinese, oggi casa-museo.

La versione in bronzo è invece commissionata a Canova nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicerè d’Italia, dopo l’eccezionale risonanza che il marmo suscita a Roma. La fusione viene realizzata da Francesco e Luigi Righetti, con il metallo dei cannoni di Castel Sant’Angelo. Nel 1812 giunge a Milano trasportata su un carro appositamente costruito, e depositata nei portici nell’Accademia di Brera. L’opera è poi posizionata nel cortile del Palazzo del Senato, in attesa di migliore collocazione. Con la caduta dell’impero napoleonico, nel 1814 il bronzo ritorna nel Palazzo di Brera per essere conservata nei magazzini. Solo nel 1859, alla conclusione della II guerra d’Indipendenza che vede Milano liberata dagli austriaci grazie all’intervento di Napoleone III, la statua è posta al centro del cortile d’onore.

Per realizzare un calco in gesso dell’originale Canova incarica Vincenzo Malpieri. Dei cinque gessi prodotti, richiesti da diverse Accademie di Belle Arti italiane, uno è acquistato dal Beauharnais per l’Accademia di Brera.

Nel 1809 il gesso è esposto nei saloni napoleonici della Pinacoteca braidense, ma con il ritorno degli austriaci è smontato e nascosto nei magazzini dell’Accademia, da dove viene recuperato e ricollocato, nel 2009, dopo un accurato restauro, nel museo dove possiamo ammirarlo oggi.

Anche il Perseo trionfante, marmo realizzato da Antonio Canova nel giro di pochi mesi, tra la fine dell’anno 1800 e i primi mesi del 1801, è legato alle vicende milanesi dell’artista. La Repubblica Cisalpina infatti avrebbe desiderato anche questa statua per Foro Bonaparte. Ma il Perseo non riceve da Papa Pio VII il permesso di lasciare Roma. Anzi viene acquistato dallo stesso Pontefice per i Musei Vaticani e collocato nel cortile delle Statue sul piedistallo, rimasto vuoto, dell’Apollo del Belvedere. Il grande capolavoro della statuaria antica, a cui lo stesso Perseo è ispirato, era stato infatti trasportato a Parigi in seguito alle spoliazioni napoleoniche. La statua dell’Apollo viene poi restituita allo Stato Pontificio e collocata nella sua sede originaria, anche grazie all’opera diplomatica dello stesso Canova nel 1816. Oggi le due statue, Perseo e Apollo, si trovano entrambe nel Cortile Ottagono dei Musei Vaticani in compagnia di altri capolavori della statuaria antica.

Un’altra opera di Antonio Canova destinata a Milano è il grande gruppo marmoreo di Teseo che sconfigge il centauro. Anche in questo caso la genesi della commissione dell’opera si può far risalire a un grande evento pubblico: la Festa Nazionale della Repubblica Italiana celebrata il 3 giugno 1804, incentrata sulla figura del mitico eroe greco. Il soggetto mitologico, trattato anche da Fidia nel Partenone, letto in chiave contemporanea, ha uno stringente significato politico. Ma nemmeno quest’opera colossale approda su suolo milanese. La complessa lavorazione di questo incredibile e monumentale gruppo in marmo termina solo nel 1819, cinque anni dopo la fine dell’impero napoleonico. L’opera viene vista nel 1821 nello studio dello scultore dall’imperatore Francesco I d’Austria, che lo fa trasportare a Vienna in un apposito tempietto nei giardini della Hofburg, chiamato Theseion. Nel 1890 è trasferito nella sua collocazione attuale, in cima allo scalone del Kunsthistorisches Museum, in una posizione scenografica, ma che ne impedisce una visione a 360°. In Italia è ancora possibile ammirare alcuni bozzetti dell’opera alla Gipsoteca di Possagno. In mostra ritroviamo Teseo che sconfigge il centauro al centro del dipinto di Giuseppe Borsato, Museo canoviano.

Galleria Carlo Orsi. La galleria Carlo Orsi si trova in via Bagutta, nel prestigioso quadrilatero della moda milanese, all’interno di un palazzo settecentesco. La galleria è specializzata in dipinti antichi, soprattutto italiani, in sculture e oggetti d’arte dal Trecento al Settecento ed è diventata un punto di riferimento per collezionisti privati, mercanti d’arte, curatori, esperti di case d’aste e amanti dell’arte da ogni parte del mondo.

Oltre all’intermediazione e alla compravendita di opere d’arte, la galleria fornisce servizi quali consulenza in merito ad acquisti e vendite presso case d’aste in Italia e all’estero, stime e perizie, assistenza nelle pratiche per le importazioni e le esportazioni di beni d’arte, consulenza riguardo formazione e accrescimento di collezioni, catalogazione di opere, allestimento, cornici e restauri, fotografia e trasporti.

Galleria Carlo Orsi sostiene da anni numerose istituzioni museali, concede in prestito opere e finanzia pubblicazioni di volumi, oltre a redigere propri cataloghi relativi a studi effettuati su specifiche opere e artisti. La galleria è inoltre impegnata nella sponsorizzazione diretta di associazioni culturali, pubbliche istituzioni e progetti di restauro.

Il curatore Fernando Mazzocca. Tra i massimi specialisti dell’età neoclassica, dell’Ottocento e primo Novecento, ha pubblicato numerosi volumi e realizzato, a partire dal 1978, importanti mostre su movimenti e di carattere monografico, come quelle sul Neoclassicismo, l’Ottocento italiano, i Macchiaioli, il Simbolismo, Batoni, Canova, Lampi, Hayez, Piccio, Gigola, Molteni, Lega, Previati, Boldini, De Nittis, Signorini, Corcos, Wildt, Il “Novecento” italiano, il Liberty, l’arte e la Grande Guerra, allestite presso le maggiori sedi espositive italiane, dalla Pinacoteca di Brera al Museo Poldi Pezzoli a Milano, a Palazzo Reale sempre a Milano, al Castello del Buonconsiglio a Trento, il Palazzo Ducale di Lucca, Palazzo Zabarella a Padova, la Galleria Borghese a Roma, i Musei di S. Domenico a Forlì, le Scuderie del Quirinale a Roma, le Gallerie d’ Italia a Milano, il Musée d’ Orsay a Parigi. 

È membro del “Comitato Nazionale per l’Edizione delle opere di Antonio Canova”, dell’“Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il Neoclassicismo”, socio dell’“Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti” di Venezia, membro del Consiglio Scientifico dell’Enciclopedia Italiana. È collaboratore, dal 1988, del supplemento domenicale del Sole 24 Ore.

Le opere in mostra:

Antonio Canova, Adone e Venere, 1794 circa, gesso, collezione privata. Il gesso è il calco del celebre gruppo Adone e Venere, donato da Canova agli eredi di Giovanni Falier, suo primo mecenate, in segno di riconoscenza. Realizzato da Canova senza commissione tra il 1789 e il 1794, il gruppo in marmo fu acquistato dal marchese Francesco Berio di Salza, per il suo palazzo di Napoli, dove riscosse un enorme successo. Alla morte del marchese, il marmo fu venduto al colonnello Guillaume Fabre e, dopo essere ripassato dallo studio di Canova per alcune modifiche, giunse in Svizzera, dove oggi si conserva, al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra. La scultura fu da subito considerata il capolavoro di Canova nel genere grazioso, insieme ad Amore e Psiche giacenti, tanto da guadagnare allo scultore il paragone con Prassitele da parte dei contemporanei, per i quali appariva mirabile l’accordo tra naturalezza e idealità, tra l’espressività psicologica e la tecnica mirabile, fondata sull’uso incrociato di vari strumenti.

Giuseppe Borsato, Museo canoviano, 1805-1806, olio su tela, collezione privata. Il dipinto si inseriva nelle decorazioni a fresco eseguite da Borsato insieme a Giambattista Canal per il palazzo di Giovan Battista Martignon a Treviso. All’interno di una profonda galleria classica sono esposte alcune delle sculture più celebri realizzate da Canova, Teseo che lotta con il centauro, oggi a Vienna (Kunsthistorisches Museum), i Pugilatori Creugante e Damosseno, dei Musei Vaticani, mentre al centro dell’abside si erge il modello per il Napoleone come Marte pacificatore.

Giuseppe Borsato, Tempio delle arti, 1805-1806, olio su tela, collezione privata. La tela è ambientata in una monumentale rotonda classicheggiante ispirata al Pantheon di Roma, popolata da personaggi abbigliati all’ultima moda, resi con quella rapidità e brillantezza che portavano i contemporanei a individuare in Borsato “una maestria somma nel dipingere le macchiette, che in alcuni quadri di grandi dimensioni lo dimostrano pittore figurista”. Lo spazio è occupato da sculture che celebrano gli artisti veneti nella storia: Giovanni Bellini, Palladio, Sanmicheli, Alessandro Vittoria, Tullio Lombardo, Tiziano, fino a Canova, rappresentato dal Genio della scultura, che regge un modellino del Marte Pacificatore.

Thomas Lawrence, Ritratto di Antonio Canova, 1815 circa, olio su tela, collezione privata. Il dipinto replica il celebre Ritratto di Antonio Canova conservato alla Gypsotheca di Possagno. Lawrence e Canova si erano conosciuti nel 1815 a Parigi, durante le operazioni di restituzione delle opere d’arte sottratte all’Italia da Napoleone, organizzate dallo scultore. Il ritratto fu, però, dipinto durante il soggiorno di Canova a Londra, dove si era recato per visionare i marmi del Partenone. Eseguito in una sola seduta, divenne celeberrimo a partire dalla sua esposizione alla Royal Academy, tanto che lo stesso Canova scriverà a Lawrence che il dipinto “non rimane mai un mese intiero in mia casa perché mi viene continuamente richiesto per essere copiato”.

Antonio Canova, Maddalena penitente, 1798 – 1799, olio su tela, collezione privata. La tela è dedicata al tema della Maddalena penitente, soggetto a cui Canova dedicò una celebre scultura, realizzata in due versioni in marmo. Una prima nel 1796, di proprietà del conte Giovanni Battista Sommariva, oggi conservata a Genova. Una seconda replicata nel 1809 per il viceré Eugenio di Beauharnais, oggi al museo Ermitage di San Pietroburgo. Canova realizzò il dipinto tra il 1798 e il 1799, quando si era rifugiato nella natia Possagno, per fuggire da Roma, invasa dai Francesi. In questo breve periodo, non potendo scolpire, si dedicò alla pittura, che fu sempre per lui un’attività assolutamente privata.

Antonio Canova, Erma di Domenico Cimarosa, 1816, marmo, collezione privata. Il marmo è la seconda versione del celebre busto di Domenico Cimarosa conservato alla Protomoteca Capitolina, ma esposto inizialmente al Pantheon. Già proprietà del celebre cardinal Consalvi, ammiratore e amico dell’effigiato, raffigura il compositore napoletano ispirandosi ai modelli antichi. L’erma è tra i capolavori della ritrattistica canoviana, “tutta modellata con un morbido digradare dei piani” dove “tanto peso di materia si trasfigura per virtù d’arte e il marmo sembra, rigonfio tutto di segrete sonorità, leggero, trasparente, sospeso, come quello sguardo lontano, sul filo d’una melodia incantevole”, come scriveva Valentino Martinelli nel 1955.

Andrea Appiani, Ritratto di Antonio Canova, 1803, olio su carta incollata su tela, collezione privata. Appiani eseguì il ritratto dello scultore durante il suo soggiorno a Milano, di ritorno da Parigi nel dicembre 1802. Il pittore ci ha lasciato una delle immagini meno ufficiali dell’artista, dove l’eliminazione di parte del busto consente una maggiore concentrazione sul volto dell’artista, quasi un’istantanea solo pacatamente idealizzata, destinata però a grande fortuna, attraverso le incisioni e le repliche.

Antonio Canova, Doppio studio per il gruppo di Venere e Adone, 1789-1790, matita carboncino e pastello su carta, e Due figure femminili nude, 1800-1805 circa, matita su carta. Bassano del Grappa, Museo Civico. Il foglio con Doppio studio per il gruppo di Venere e Adone fa parte di un album che raccoglie disegni eterogenei e reca due studi per il gruppo di Venere e Adone, la scultura modellata da Canova nel 1789 e acquistata dal marchese Francesco Berio. L’opera fu in seguito leggermente modificata nel panneggio, in occasione della vendita al colonnello Fabre. Generalmente ritenuti studi preparatori per la scultura, i due disegni sono stati anche considerati (da Mellini nel 1984) dei d’après dalla prima versione, che testimonierebbero dunque le modifiche apportate in seguito da Canova. Sul verso del foglio è presente un disegno raffigurante una statua antica, il cosiddetto Antinoo del Belvedere.

Il secondo disegno in mostra, Due figure femminili nude, fa parte di un album di studi di nudo femminile realizzati da Canova. Il foglio raffigura due studi dal vero che costituiscono un unicum nella produzione grafica di Canova, per la straordinaria morbidezza ed eleganza con cui si esalta la grazia del corpo femminile, attraverso una resa sfumata e un delicato uso della matita, che si contrappongono al segno nitido e deciso della penna con cui l’artista realizza invece gli studi di nudi maschili. Per l’eccezionale dolcezza e raffinatezza gli studi di nudi femminili di Canova sono stati accostati ai grandi maestri del rinascimento e del manierismo emiliano, quali Correggio e Parmigianino, e a contemporanei dello scultore, come Prud’hon e Ingres.

Catalogo della mostra: Capolavori di Canova. Un omaggio nel bicentenario della morte (1 – 22 dicembre 2022, Galleria Carlo Orsi, Milano) di Fernando Mazzocca. A cura di: Ferdinando Corberi Omar Cucciniello. Schede di Omar Cucciniello, Isabella De Cecilia, Fernando Mazzocca. Foto di Arrigo Coppitz, Factum Arte, Giuseppe e Luciano Malcangi, Paolo e Federico Manusardi, Lucio Ghilardi. Softcover, 84 pagine, italiano, ISBN: 978-88-941120-8-5.

Capolavori di Canova. Un omaggio nel bicentenario della morte 
Galleria Carlo Orsi Via Bagutta 14, Milano 
1–22 dicembre 2022
Orario di apertura della galleria Carlo Orsi: lunedì 15–19 e dal martedì al venerdì: 10–13, 15–19.

Contatti: T +39 02 76002214 

info@galleriaorsi.com

www.galleriaorsi.com

IG @galleriacarloorsi 

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