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Brescia, storia di Giuseppe Frigo, avvocato e giudice

Brescia, Giuseppe Frigo è morto a Brescia il 7 dicembre 2019, all’età di 84 anni. Avvocato, penalista e giurista, è stato giudice della Corte costituzionale dal 2008 al 2016, incarico che aveva lasciato proprio per problemi di salute. Docente di diritto processuale penale comparato ed europeo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia, che seguì sin dalla nascita, Giuseppe Frigo si era laureato con lode in giurisprudenza nel 1957 all’Università di Pavia. Dal 1998 al 2002 è stato anche Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, organismo cui sono associate 126 Camere penali distribuite su tutto il territorio nazionale, con un numero complessivo di circa ottomila avvocati penalisti iscritti. Giuseppe Frigo ha guidato questo organismo in virtù di un’identità culturale, quella di avvocato penalista appunto, che in lui non si esauriva in una teoria coerente di soli principi giuridici e deontologici. In lui quella identità culturale oltrepassava il diritto e l’esercizio della professione, per estendersi all’area delle sensibilità personali che presidiavano all’esercizio di qualsiasi sua funzione, accademica, forense o giudiziaria.
Proprio questo humus culturale è stato ininterrottamente alimentato da Giuseppe Frigo in ogni momento della sua intensa partecipazione alla vita civile del Paese: quando nel 1983 fu chiamato dal Ministero di Grazia e Giustizia come componente della Commissione Consultiva per la legge delega alla riforma del codice di rito; quando nel 1989 fondò e venne eletto Primo Presidente della Camera Penale di Brescia e poi della Camera Penale della Lombardia Orientale; quando prese parte alla vita dell’Unione (dapprima dal 1990 al 1992 come componente della Giunta, successivamente dal 1992 al 1994 come Vice-Presidente e, ancora, dal settembre del 1998 al settembre del 2002 come Presidente dell’Unione, adoperandosi in tale ultima veste per ottenere la inclusione nel perimetro costituzionale dei principi del giusto processo); infine quando, a partire dal 21 ottobre 2008, a seguito del 22° scrutinio del Parlamento in seduta comune, assunse la funzione di Giudice della Corte Costituzionale, veste con la quale in poco più di otto anni avrebbe firmato, in qualità di relatore, ben 186 provvedimenti di significativa rilevanza nella giurisprudenza della Consulta (tra le tante, quella sulla disciplina dell’art. 41-bis delle norme sull’Ordinamento Penitenziario).
Giuseppe Frigo è stato un punto di riferimento per il mondo della magistratura italiana, in prima fila nelle tante battaglie ingaggiate nel segno del garantismo; il suo nome è legato anche ad alcune note vicende giudiziarie, come il caso Soffiantini, e l’azione svolta per la Procura di Milano davanti alla Corte costituzionale in due conflitti di attribuzione negli anni di Mani pulite, quando venne negata l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi e Severino Citaristi. Giuseppe Frigo è stato poi uno dei padri dell’inserimento in Costituzione del principio del giusto processo, della parità tra accusa e difesa.

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