Violenti scontri al corteo pro-Palestina a Roma: 30 agenti e una ragazza feriti, confermati infiltrati violenti.
Scontri durante la manifestazione pro-Palestina a Roma: 34 feriti, tra cui 30 agenti di polizia. Il Viminale conferma la presenza di infiltrati violenti. Tensioni, simboli di Hezbollah e slogan contro Netanyahu, Biden e Meloni.
Violenti scontri al corteo pro-Palestina a Roma: 30 agenti e una ragazza feriti, confermati infiltrati violenti.
Il corteo pro-Palestina a Roma, organizzato in occasione dell’anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele, si è trasformato in una giornata di tensioni e violenze. L’evento, non autorizzato dalla questura, ha visto il coinvolgimento di migliaia di manifestanti e ha registrato un bilancio di 34 feriti, di cui 30 agenti delle forze dell’ordine, e una giovane manifestante. La situazione è esplosa in modo drammatico quando alcuni gruppi di dimostranti hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine, provocando scontri violenti e l’intervento degli idranti e lacrimogeni da parte della polizia.
La dinamica degli scontri
Gli scontri sono scoppiati in Piazza Ostiense, dopo che i manifestanti hanno ignorato il divieto di corteo imposto dalla questura. La manifestazione era iniziata pacificamente con migliaia di persone che intonavano slogan contro le politiche di Israele e contro leader internazionali come il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro italiano Giorgia Meloni. Tuttavia, l’atmosfera si è surriscaldata quando un gruppo di dimostranti incappucciati ha lanciato bottiglie, bombe carta e persino un palo della segnaletica contro gli agenti.
La polizia, già schierata in modo massiccio per garantire l’ordine pubblico, ha risposto prontamente utilizzando idranti, lacrimogeni e cariche antisommossa. Nonostante i tentativi di dispersione, gli scontri sono continuati per diversi minuti, con veri e propri momenti di guerriglia urbana. Il bilancio finale degli scontri è stato pesante: 34 feriti in totale, tra cui 30 agenti delle forze dell’ordine e una ragazza manifestante. Inoltre, quattro persone sono state fermate e sono stati emessi 40 fogli di via per manifestanti provenienti da diverse città italiane.
L’allarme per gli infiltrati
Un aspetto chiave emerso nelle ore successive è stata la presenza di infiltrati violenti all’interno della manifestazione. Fonti del Viminale hanno confermato che la presenza di questi elementi, spesso legati a gruppi estremisti, ha alimentato l’escalation di violenze. Alcuni manifestanti incappucciati, staccatisi dal corteo principale, hanno scatenato il caos lanciando oggetti contro le forze dell’ordine e danneggiando le infrastrutture. Si trattava di individui che, come anticipato dai servizi di sicurezza, avevano l’intenzione di trasformare la protesta in uno scenario di scontro.
L’intelligence e il ministero dell’Interno avevano già sollevato l’allarme per la possibile presenza di infiltrati, e le misure di sicurezza attivate erano imponenti: circa 1.600 persone sono state controllate, con posti di blocco predisposti nelle principali stazioni ferroviarie e ai caselli autostradali. Nonostante questi controlli preventivi, il corteo è stato infiltrato da elementi violenti che hanno finito per alterare il carattere della manifestazione.
Bandiera di Hezbollah e accuse di antisemitismo
Un altro elemento che ha suscitato forte indignazione da parte delle forze politiche è stata la presenza di simboli riconducibili a Hezbollah, l’organizzazione sciita libanese considerata terrorista da diversi paesi occidentali. Tra la folla, che sventolava bandiere palestinesi e libanesi, è apparsa anche la bandiera gialla di Hezbollah, raffigurante un fucile stilizzato e il versetto del Corano legato al Partito di Dio.
Le reazioni politiche
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha condannato la partecipazione di sostenitori di Hezbollah alla manifestazione. Anche Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, ha parlato di “sostegno al terrorismo”, mentre l’eurodeputata del PD Pina Picierno ha denunciato l’utilizzo di slogan antisemiti durante il corteo. La politica ha dunque espresso una ferma condanna per la presenza di simboli legati a organizzazioni terroristiche, sottolineando come questo possa distorcere il messaggio di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.
Il premier Giorgia Meloni ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine, condannando fermamente le violenze subite dagli agenti: Esprimo la piena solidarietà, mia e del Governo, alle Forze dell’ordine, insultate e aggredite da sedicenti “manifestanti” che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza. Ringrazio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il capo della Polizia e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per garantire la nostra sicurezza”.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha telefonato al capo della Polizia, Vittorio Pisani, per esprimere il proprio apprezzamento per l’operato degli agenti, lodando la professionalità e l’equilibrio dimostrati nel gestire una situazione tanto complessa.
Un quadro complesso di tensioni internazionali e locali
Gli scontri di Roma si inseriscono in un contesto di tensioni più ampio, legato alla situazione in Medio Oriente, in particolare al conflitto tra Israele e gruppi armati come Hamas e Hezbollah. La manifestazione pro-Palestina aveva lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul dramma che vivono i civili palestinesi, ma l’intervento di gruppi estremisti e l’escalation di violenza ha distorto questo obiettivo, portando il focus sulla sicurezza interna e sui rischi legati al radicalismo.
Gli slogan contro Netanyahu, Biden e Meloni, definiti “assassini”, e le richieste di fermare la vendita di armi a Israele, hanno ulteriormente alimentato il dibattito politico. L’accusa di antisemitismo, l’uso di simboli violenti e la presenza di infiltrati hanno complicato ulteriormente la percezione pubblica del corteo, che si è concluso in un clima di alta tensione e con un bilancio preoccupante di feriti e arresti.
Forti critiche e amarezza dalla Fsp Polizia (Federazione Sindacale di Polizia)
“Trenta feriti fra le divise. Deliberata volontà di disobbedire prima e di aggredire poi, una vergogna senza fine”
“Oltre 30 appartenenti alle forze dell’ordine rimasti feriti, un’aggressione in piena regola con bombe carta, mazze, bastoni, pietre. Ma quale corteo, ma quale manifestazione a sostegno di chi? Quella di oggi a Roma è solo l’immagine di una vergogna senza fine: prima si è scesi in strada violando deliberatamente il diniego di effettuare la manifestazione, cosa già estremamente grave, e poi, come sempre accade, i soliti delinquenti misti a qualsivoglia corteo pubblico hanno attaccato il servizio d’ordine per fare male, per fare danni, per mettere tutti in pericolo. E’ il solito copione, e siamo davvero stufi e indignati che continui a ripetersi sistematicamente. Intanto la piena solidarietà e vicinanza va ai colleghi che portano addosso i segni di questo schifo, e poi l’appello va, forte, alle Istituzioni, alla politica, alla comunità, perché si trovi il modo di impedire queste azioni sovversive prima che si verifichino i danni e cominci ad arrivare la solita solidarietà di cui, sinceramente, non sappiamo cosa fare”, così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, dopo i gravi disordini avvenuti a Roma in occasione del corteo pro Palestina, sceso in strada nonostante la mancata autorizzazione della Questura.
“Dalle fila della manifestazione – spiega Massimo Nisida, Segretario Fsp Roma -, gruppi di facinorosi hanno attaccato il servizio d’ordine generando una vera guerriglia urbana, e lanciando contro le forze dell’ordine bottiglie, sassi, fumogeni, bombe carte, pali della segnaletica stradale appositamente divelti. Danni ai mezzi di servizio e oltre 30 feriti il bilancio di questi minuti. Oltre, naturalmente, all’esasperazione di chi svolge un lavoro maledettamente difficile e pericoloso, e lo fa in una maniera eccezionale, proprio come i colleghi impegnati oggi a Roma”.
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