Villa Pamphili, svolta nel duplice omicidio: arrestato in Grecia Rexal Ford, il presunto assassino.
Il 46enne americano, fermato sull'isola di Skiathos, è accusato dell'uccisione della neonata trovata morta a Roma e della soppressione del cadavere della madre. «La bambina era mia figlia», ha dichiarato. Estradizione prevista entro 25 giorni.
Villa Pamphili, svolta nel duplice omicidio: arrestato in Grecia Rexal Ford, il presunto assassino.
Il 46enne americano, fermato sull’isola di Skiathos, è accusato dell’uccisione della neonata trovata morta a Roma e della soppressione del cadavere della madre. «La bambina era mia figlia», ha dichiarato. Estradizione prevista entro 25 giorni.
Si chiama Rexal Ford, ha 46 anni, è cittadino statunitense e si trova attualmente detenuto sull’isola greca di Skiathos. È lui il principale indiziato per l’omicidio di una bambina di pochi mesi, ritrovata morta in un’area boscosa di Villa Doria Pamphili a Roma. Accanto a lei, nascosto sotto un telo e chiuso in un sacco nero, il corpo della madre, ancora senza identità certa.
A incastrare Ford, ripreso da una telecamera di sorveglianza mentre camminava con la piccola in braccio nei giorni precedenti alla tragedia, sono stati il tracciamento del suo cellulare e una serie di testimonianze chiave, tra cui una segnalazione pervenuta alla trasmissione Chi l’ha visto?. Il mandato d’arresto europeo è stato emesso dal gip di Roma, e l’uomo – che avrebbe alcuni precedenti penali negli Stati Uniti – sarà estradato in Italia entro 20-25 giorni.
L’arresto e la fuga in Grecia
L’11 giugno, appena quattro giorni dopo il macabro ritrovamento, Ford è partito dall’aeroporto di Fiumicino diretto in Grecia. Le celle telefoniche hanno permesso agli inquirenti di localizzarlo a Skiathos, nell’arcipelago delle Sporadi, dove è stato fermato dalla polizia greca su richiesta delle autorità italiane. Gli investigatori sospettano che stesse pianificando un’ulteriore fuga, forse verso un’altra isola, per far perdere definitivamente le sue tracce.
I sospetti e le accuse
Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, ha parlato di «robusti indizi» a carico di Ford, ritenuto responsabile dell’omicidio della neonata e della soppressione del cadavere della madre. In conferenza stampa, il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini ha precisato che l’uomo ha dichiarato: «La bambina era mia figlia», ma al momento «non ci sono elementi scientifici per confermare il legame parentale».
Sul corpo della piccola sono stati riscontrati segni compatibili con uno strangolamento, oltre a lividi e traumi su braccia, gambe, nuca e volto. La madre, trovata nuda e chiusa in un sacco nero nascosto sotto una siepe, non presentava segni evidenti di violenza, né tracce di overdose o abuso di sostanze. Tuttavia, è stato rinvenuto DNA maschile sul corpo, ora in fase di comparazione.
Una coppia invisibile
Madre, figlia e Ford sarebbero entrati in Italia lo scorso aprile, ma non risultano registrazioni ufficiali né nei portali degli alloggiati né ai controlli aeroportuali. I tre vivevano in strada, utilizzavano i servizi della Caritas e venivano spesso avvistati nella zona di Villa Pamphili e nei pressi del mercato San Silverio, vicino a San Pietro. Alcuni testimoni, tra cui un’operatrice ecologica e commercianti locali, li ricordano come una famiglia precaria ma coesa, fino agli ultimi giorni segnati dalla violenza.
Un testimone ha riferito di una lite furiosa tra Ford e la donna in una piazza del centro storico. L’uomo, visibilmente alterato, strattonava la compagna mentre lei teneva in braccio la bambina. La scena era stata talmente allarmante da richiedere l’intervento della polizia, che all’epoca identificò l’uomo. Quel controllo si è rivelato determinante nelle fasi successive dell’indagine.
Un’indagine in corsa contro il tempo
Il caso, definito dalla Procura «estremamente complesso», ha visto una rapida accelerazione nelle ultime ore grazie alla collaborazione con le autorità statunitensi e all’intenso lavoro investigativo della Squadra Mobile di Roma. Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire ogni spostamento della famiglia, l’identità completa della madre – probabilmente anche lei americana – e il movente del duplice delitto.
«Siamo arrivati in tempo, evitando altre fughe», ha dichiarato il procuratore Lo Voi, sottolineando come le indagini siano partite praticamente da zero: senza identità, senza documenti, senza denunce. Un caso oscuro che ha scosso la capitale e che ora, con l’arresto di Ford, potrebbe essere prossimo a una verità giudiziaria.
Ma restano ancora molte domande aperte: cosa è accaduto nei giorni precedenti alla morte? Perché nessuno ha chiesto aiuto? Cosa ha spinto Ford, se davvero colpevole, a uccidere quella bambina che dice essere sua figlia?
Risposte che, forse, cominceranno ad arrivare dopo l’estradizione in Italia.
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