Udine, ricerca clandestina di vestigia della prima guerra mondiale: controlli nella “Zona Carnia”
Un uomo ha trovato 85 ordigni bellici carichi e un migliaio di cartucce
Udine, ricerca clandestina di vestigia della prima guerra mondiale: controlli nella “Zona Carnia”.
I Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine hanno organizzato, in collaborazione con i colleghi Carabinieri forestali del Centro Anticrimine Natura – Distaccamento di Tolmezzo, in uno dei punti più combattuti della “Zona Carnia” nei pressi del Passo di Monte Croce Carnico, nell’Alta Valle del But, un servizio di perlustrazione mirato alla prevenzione e alla eventuale repressione di reati commessi ai danni del patrimonio culturale relativo alla Grande Guerra.
La ricerca dei cimeli della prima guerra mondiale
Un’area vasta, compresa tra il Pal Grande, il Freikofel ed il Pal Piccolo dove, per tutta l’estate del 1915 e fino a marzo del 1916, italiani ed austro-ungarici combatterono furiosamente, trasformando queste splendide montagne carniche in scenari di guerra. Sono molti i cosiddetti “recuperanti”, appassionati di vestigia della Grande Guerra, che si armano di strumenti, come i metal detector, per rinvenire nel terreno oggetti afferenti a quelle particolari vicende storiche.
Bisogna però fare attenzione perché, nello specifico settore, esiste una normativa che, a partire dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che recepisce la normativa nazionale di settore (L. n° 78 del 7 marzo 2001, “Tutela del patrimonio storico della prima guerra mondiale”), passando attraverso la legge regionale n. 11/2013 del FVG, stabilisce regole precise per approcciarsi a questa affascinante attività che dev’essere innanzitutto svolta al di fuori di “aree archeologiche” e nei siti individuati quali “cimiteri di guerra” dov’è assolutamente vietata.
Cosa è permesso
La raccolta e la ricerca di beni mobili di questa natura è consentita, purché si tratti di reperti e cimeli individuabili a vista o affioranti dal suolo (la legge vieta esplicitamente il distacco e l’appropriazione d’iscrizioni e cippi della Grande Guerra).
Inoltre, chiunque rinvenga o possieda reperti mobili o cimeli relativi al fronte terrestre della Prima Guerra Mondiale “di notevole valore storico o documentario” deve ottemperare all’obbligo di comunicazione, entro sessanta giorni dal ritrovamento, al Comune del luogo della raccolta, indicandone la natura, la quantità e, ove nota, la provenienza potendosi configurare, in caso contrario, il reato previsto dall’art. 518-bis (furto di beni culturali) che sanziona anche la condotta di chi si impossessa di beni culturali appartenenti allo Stato, in quanto rinvenuti nel sottosuolo.
Cosa non è permesso
È di fondamentale importanza la correttezza di comportamento da parte di coloro che ricercano questo tipo di materiale, perché la mancata comunicazione del rinvenimento alle Autorità preposte, che sarebbe buona regola effettuare in maniera tempestiva, determina la nefasta conseguenza di perdere informazioni utili a ricostruire le vicende storiche di quel tragico periodo della storia nazionale che rappresenterebbe un’ulteriore ferita alla memoria dei tanti caduti, nel caso di specie, del fronte carnico.
Va da sé che lo scavo è assolutamente vietato in quanto rientrante nel divieto espresso dall’art. 175 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che proibisce – in assenza di concessione – l’effettuazione di opere per il ritrovamento di beni culturali.
Alcuni esempi
Le previsioni appena citate non derogano alla responsabilità penale di detenzione di materiale bellico o esplosivo, condotta che configura altre fattispecie penali e nelle quali, in epoca recente, era ad esempio incappato un “ricercante” goriziano nella cui abitazione del capoluogo isontino era stato individuato un vero e proprio arsenale composto da 85 ordigni bellici carichi e un migliaio di cartucce, tutti individuati attraverso un’attività clandestina di metal-detecting. In quel caso era scattato l’arresto per lo sconsiderato ricercante ad opera dei Carabinieri del TPC.
L’attività di controllo si è conclusa senza che venissero rilevate particolari criticità ma il monitoraggio in quota proseguirà per tutta l’estate e vedrà coinvolti, oltre al Nucleo TPC di Udine ed al Centro Anticrimine Natura Distaccamento di Tolmezzo – nella comune ottica di prevenire e reprimere i reati commessi ai danni del patrimonio culturale e di garantire una sempre più forte tutela della natura ed una prossimità a tutti i fruitori della montagna ed alla cittadinanza in generale – anche la locale Arma Territoriale ed il Nucleo Elicotteri Carabinieri di Belluno.
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