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Trieste, smascherato centro massaggi a luci rosse

Trieste, l’indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica diretta dal dr. Antonio DE NICOLO, ha consentito di acclarare come in un centro massaggi gestito da cittadini di nazionalità cinese, sito in questo centro, venisse praticata l’attività di meretricio da parte di giovani massaggiatrici orientali.
Le investigazioni, dirette dal P.M. titolare del fascicolo processuale dr. Federico FREZZA ed esperite da personale della sezione “Criminalità diffusa, extracomunitaria e prostituzione” della Squadra Mobile del capoluogo giuliano, hanno tratto origine dalla duplice necessità del rispetto della legalità, attraverso il contrasto al fenomeno criminale dell’induzione alla prostituzione di donne di nazionalità cinese da parte di connazionali mediante l’impiego delle stesse all’interno di centri massaggi, e della tutela delle vittime sfruttate in tali attività.
Infatti, pur se ciò non appare alla superficie, in quanto pressoché mai si registrano episodi di violenza brutale ed eclatante, né vi è mai alcuna ribellione da parte della donne sfruttate, in realtà la gestione dei centri massaggi cela fenomeni di grave sfruttamento delle ragazze che vi lavorano, alle quali vengono imposti turni di “lavoro” pesantissimi (in genere, dalle 8 di mattina alle 23, senza mai uscire nemmeno per i pasti), e con corresponsione di compensi irrisori, che raramente superano il 20% dell’incasso.
Si tratta di uno sfruttamento intollerabile in una società civile, caratterizzato da vittime silenziose e pressoché invisibili; ovvero, da soggetti fragili, in quanto del tutto incapaci (per paura, per scarsa conoscenza anzitutto delle lingua, poi delle istituzioni, per timore di ritorsioni verso i parenti) di far valere i propri diritti fondamentali; sicché, per far emergere tutto ciò è assolutamente indispensabile avviare le indagini di iniziativa; cosa che la Procura della Repubblica e la Squadra Mobile stanno facendo. Solo così si possono far emergere i delitti di sfruttamento continuativo e professionale della prostituzione altrui e dare alle donne sfruttate una possibilità di emergere dalla clandestinità e dal tunnel dello sfruttamento. Altrimenti, se si stesse ad attendere una qualche denuncia da parte delle vittime, se non si adottasse un atteggiamento proattivo, non si avrebbe alcun procedimento e si lascerebbero impuniti reati al limite -nei casi più gravi, non in quello odierno- della schiavitù. Del resto, pur se forse è controintuitivo: più è forte il laccio che tiene in soggezione la vittima, meno tale catena è visibile dall’esterno; ovvero, l’assoggettamento davvero ‘forte’ non richiede alcuna manifestazione esteriore di violenza né minaccia e, quindi, non emerge, non appare, salvo che lo si vada a cercare. Ed è doveroso farlo.
In tale ottica, già lo scorso mese di luglio, l’attività investigativa aveva consentito di acclarare come presso altro centro massaggi cinese venissero offerti ai clienti pratiche sessuali consistenti prevalentemente nella masturbazione. Nell’occasione era stata rinvenuta nella disponibilità della titolare la somma di 40.000,00 Euro in contanti e si era proceduto al sequestro del Centro Massaggi.
Le indagini sono così proseguite ponendo sotto la lente di ingrandimento un ulteriore Centro Massaggi Cinese sito in questo Viale D’Annunzio: le investigazioni, svoltesi con numerosi servizi di osservazione supportati dall’installazione di telecamere all’interno del predetto centro, hanno consentito di accertare come, anche in questo caso, l’esecuzione di ordinari massaggi corporali costituisse solo un aspetto marginale delle prestazioni offerte. Ai clienti, infatti, una volta fatti accomodare sull’apposito lettino veniva praticata, previo pagamento del corrispettivo variabile tra i 50 ed i 70 €, nella quasi totalità dei casi la masturbazione ed in alcune occasioni anche pratiche sadomaso.
Anche in questo caso la massaggiatrice è stata costretta, facendo leva sulle necessità economiche della stessa, a turnazioni di “lavoro” che sono andate ben oltre gli ordinari orari lavorativi permanendo all’interno del Centro per dodici ore consecutive e sette giorni su sette a fronte di una retribuzione di 200€ mensili. Anche la frugale consumazione dei pasti doveva essere consumata in loco in quanto qualora fosse arrivato un cliente questi doveva essere immediatamente accolto ed assecondato nelle prestazioni richieste.
Sulla scorta degli elementi acquisiti, il P.M. titolare dell’indagine ha iscritto nel registro degli indagati, per il reato di agevolazione/sfruttamento della prostituzione, la cittadina cinese C.S., classe ’74, titolare del Centro Massaggi, emettendo a suo carico, nonché nei confronti della connazionale impiegata nel menzionato Centro, ma residente nella città di Gorizia, un decreto di perquisizione personale e locale che è stato eseguito nella giornata di ieri presso il centro massaggi riferibile a C.S., nonché presso le abitazioni delle donne.
All’esito dell’attività delegata, eseguita dagli investigatori della Squadra Mobile di Trieste, coadiuvati da personale della Squadra Mobile di Gorizia, è stato sottoposto a sequestro il Centro Massaggi oggetto di monitoraggio.

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