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“Tregua di Pasqua” finita: nuove speranze di dialogo tra Mosca e Kiev.

La tregua di Pasqua tra Russia e Ucraina è fallita. Accuse reciproche e nuove proposte di pace emergono, con l’intervento degli Stati Uniti e colloqui cruciali a Londra. Scopri gli ultimi sviluppi del conflitto.

“Tregua di Pasqua” finita: nuove speranze di dialogo tra Mosca e Kiev.

La “tregua di Pasqua” tra Russia e Ucraina è fallita. Accuse reciproche e nuove proposte di pace emergono, con l’intervento degli Stati Uniti e colloqui cruciali a Londra. Scopri gli ultimi sviluppi del conflitto.

La “tregua di Pasqua” proclamata dal Cremlino, che avrebbe dovuto durare 30 ore, è finita senza mai essere realmente iniziata. La situazione in Ucraina rimane incerta e conflittuale, con la Russia e l’Ucraina che continuano a scambiarsi accuse di violazioni del cessate il fuoco. Questa pausa nei combattimenti si è conclusa a mezzanotte di domenica, e le ostilità sono riprese immediatamente.

La Tregua mai realizzata: le accuse di Kiev

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le sue forze hanno rispettato rigorosamente il cessate il fuoco, mantenendo le posizioni già occupate, ma Kiev ha una versione completamente diversa dei fatti. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, le forze russe hanno continuato a bombardare le postazioni ucraine, con un bilancio devastante di 1.882 attacchi, di cui 812 hanno coinvolto armi pesanti. Le zone più colpite sono state quelle intorno alla città di Pokrovsk, un importante punto strategico che continua a subire pesanti attacchi.

Zelensky ha commentato la situazione con fermezza, dichiarando che questa Pasqua ha dimostrato chiaramente che l’unica causa di questa guerra, e la ragione per cui si trascina da più di un anno, è la Russia. Le parole del presidente ucraino sottolineano la frustrazione di Kiev riguardo la mancanza di progressi nei colloqui di pace e il continuo bombardamento dei civili.

La pressione degli Stati Uniti

Nel frattempo, l’amministrazione degli Stati Uniti, guidata dal presidente Donald Trump, ha rinnovato l’appello per un accordo tra Mosca e Kiev. Trump ha sottolineato che entrambe le parti devono accettare il piano di pace proposto a marzo a Gedda, che prevede un cessate il fuoco di 30 giorni e l’impegno a non colpire obiettivi civili. Il presidente russo Vladimir Putin ha risposto che la Russia “valuterà l’offerta” di Kiev, ma il futuro di questa iniziativa rimane incerto.

Uno degli aspetti più controversi del piano americano riguarda il riconoscimento della Crimea come parte della Russia, un’idea che contrasta nettamente con la posizione della comunità internazionale e con la politica estera degli Stati Uniti degli ultimi dieci anni. Anche l’Ucraina, dal canto suo, ha espresso il rifiuto di accettare qualsiasi condizione che possa precludere la sua adesione alla NATO e all’Unione Europea, un obiettivo che continua a perseguire nonostante la pressione russa.

I colloqui in arrivo: Londra come nuovo palcoscenico diplomatico

L’incontro di domani a Londra tra la delegazione ucraina, composta dal capo di gabinetto di Zelensky Andriy Yermak, il ministro degli Esteri Andriy Sybiha e il ministro della Difesa Rustem Umerov, e i rappresentanti degli Stati Uniti, tra cui gli inviati Keith Kellogg e Steve Witkoff, si preannuncia cruciale. Il dibattito si concentrerà non solo sul piano di pace proposto dagli Stati Uniti, ma anche su una serie di altre questioni delicate.

Tra i temi all’ordine del giorno figura la proposta di istituire una zona neutrale attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalle forze russe, che ospita il più grande impianto nucleare d’Europa. Si discute anche di un possibile controllo internazionale della centrale da parte degli Stati Uniti, con l’obiettivo di evitare un incidente nucleare che potrebbe avere ripercussioni devastanti per tutta la regione. La questione dei territori occupati dalla Russia, come Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, continua a essere uno degli ostacoli principali, con Mosca che non intende ritirare le sue truppe da queste aree.

Il Futuro delle regioni contese

Una delle questioni più complesse da risolvere è lo status delle regioni ucraine occupate. Anche se il piano di pace degli Stati Uniti non prevede il riconoscimento ufficiale da parte di Kiev dell’annessione di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson da parte della Russia, non offre neppure un impegno per il ritiro delle truppe russe dalle aree occupate. Questo ha sollevato il timore che, a lungo termine, Mosca possa cercare di mantenere il controllo di questi territori, mettendo in discussione l’integrità territoriale dell’Ucraina.

L’amministrazione Trump ha anche lasciato aperta la possibilità di un sostegno militare bilaterale all’Ucraina, oltre a garantire assistenza ai paesi europei che potrebbero contribuire con una “forza di peacekeeping”, un cuscinetto destinato a proteggere l’Ucraina da future aggressioni. Tuttavia, queste proposte sono in netto contrasto con le richieste della Russia, che chiede la fine totale del supporto militare occidentale a Kiev e il disarmo delle forze ucraine.

L’offerta di Putin: una porta aperta al dialogo 

Nonostante la ripresa dei combattimenti, Putin ha lasciato intendere che la Russia è aperta a iniziative di pace, a condizione che siano basate su una “vera” trattativa. In particolare, ha dichiarato di essere disposto a discutere una “cessazione degli attacchi contro obiettivi civili” con Kiev. Sebbene Zelensky non abbia risposto direttamente a questa proposta, ha ribadito la disponibilità dell’Ucraina a negoziare per fermare gli attacchi ai civili, una condizione che, a detta del presidente ucraino, dovrebbe essere il primo passo verso una risoluzione del conflitto.

Un futuro incerto 

Il futuro del conflitto ucraino rimane incerto. Nonostante la crescente pressione diplomatica internazionale, la distanza tra le posizioni di Mosca e Kiev appare ancora incolmabile. L’incontro di Londra rappresenta una nuova opportunità per cercare una via d’uscita dalla guerra, ma le difficoltà sono enormi. I prossimi giorni potrebbero rivelarsi decisivi nel determinare se esiste davvero una possibilità di pace, o se il conflitto continuerà a infuriare, con tutte le devastanti conseguenze che ne derivano per l’Ucraina, la Russia e il resto del mondo.

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