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Taranto, operazione “IMPERATOR”: organizzavano finti matrimoni per extracomunitari

Sei le persone finite in custodia cautelare in carcere e altri nove indagati

Taranto, alle prime ore di questa mattina, il personale della Squadra Mobile di Taranto ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Taranto, nei confronti di quattro persone, due uomini in carcere e due donne agli arresti domiciliari.
Altri due componenti del gruppo criminale sono stati colpiti dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora.
Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di concorso in favoreggiamento alla permanenza di cittadini stranieri nel territorio italiano, false dichiarazioni, favoreggiamento personale, truffa e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
I due tarantini, rispettivamente di 36 e 52 anni, destinatari della custodia cautelare in carcere, avevano messo in piedi un’articolata e capillare organizzazione dedita, anche attraverso matrimoni fittizi, alla regolarizzazione di immigrati clandestini ed al favoreggiamento della prostituzione.
I due, che tiravano le fila del sodalizio , hanno mostrato di essere in possesso di una spiccata capacità delinquenziale riuscendo a coinvolgere nell’illecita attività altre persone. Tra i componenti dell’associazione, infatti, figurano anche la moglie – una cittadina bielorussa di 31 anni – e la madre del più giovane degli arrestati alle quali era stato affidato un importante ruolo nella gestione dell’attività di prostituzione.
Le indagini sono partite a seguito della denuncia di un cittadino marocchino, presentata nel 2017 presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Taranto.
Il magrebino aveva raccontato che, tramite un suo connazionale, era entrato in contatto con un’associazione presieduta dal 36enne e che quest’ultimo, dietro compenso, si era reso disponibile a seguire le pratiche per la sua regolarizzazione sul territorio italiano.
Pratiche evidentemente fittizie: si faceva figurare un finto impiego dello straniero da regolarizzare presso un B&B gestito da uno degli appartenenti all’organizzazione; e quando la pratica per la regolarizzazione tardava ad arrivare gli si offriva la possibilità di contrarre un falso matrimonio con un’italiana dietro compenso di 7 mila euro.
Le successive indagini svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, con il supporto dei colleghi dell’Ufficio Immigrazione, hanno fatto emergere la presenza di numerosi cittadini extracomunitari vittime della stessa organizzazione che, sempre con lo stesso modus operandi, continuava a trarre illeciti profitti dall’attività con un giri d’affari molto consistente.
L’attività investigativa ha permesso, inoltre, di scoprire lo sfruttamento di giovani italiane e straniere avviate alla prostituzione con il coinvolgimento delle due donne dell’organizzazione poste ai domiciliari.
Un cittadino marocchino di 52 anni, che aveva il ruolo di procacciare i clienti fra gli extracomunitari bisognosi di una regolarizzazione, ed un consulente del lavoro – una donna di 62 anni – che aveva anch’essa un ruolo attivo nella gestione dell’illecito traffico, sono stati sottoposti alla misura cautelare di divieto di dimora nel capoluogo jonico.
Su altri nove soggetti sono emersi elementi di responsabilità per i quali sono stati indagati dalla locale Procura della Repubblica.

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