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Strage sul lavoro, tre operai morti in un giorno: macchinari, cadute e scosse fatali.

Tre vittime in Veneto, Campania e Lazio: un capoturno risucchiato da un macchinario, un edile caduto da un’impalcatura, un tecnico folgorato da una scarica elettrica. Cresce la rabbia dei sindacati: "Non sono incidenti, sono omicidi".

Strage sul lavoro, tre operai morti in un giorno: macchinari, cadute e scosse fatali.

Tre vittime in Veneto, Campania e Lazio: un capoturno risucchiato da un macchinario, un edile caduto da un’impalcatura, un tecnico folgorato da una scarica elettrica. Cresce la rabbia dei sindacati: “Non sono incidenti, sono omicidi”.

Ancora sangue sul lavoro. In sole 24 ore, tre operai sono morti in tre diverse regioni italiane, stritolati da dinamiche ormai tristemente note: un corpo trascinato da un macchinario, una caduta nel vuoto da un’impalcatura, una folgorazione fatale durante un intervento su un impianto fotovoltaico. Tre storie diverse, un unico filo rosso: la sicurezza che manca.

La prima tragedia si è consumata a Brendola, nel Vicentino, all’interno dell’azienda “Aristoncavi”, specializzata nella produzione di cavi per applicazioni speciali. La vittima è Raffaele Galano, 58 anni, originario della Campania ma da decenni residente in Veneto. Capoturno esperto, è stato risucchiato da un macchinario mentre lavorava. Secondo le prime ipotesi, l’uomo potrebbe aver accusato un malore che gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio, spingendolo fatalmente vicino all’ingranaggio in movimento. Il braccio sarebbe finito dentro e in pochi secondi il macchinario lo ha trascinato con sé. Inutili i soccorsi immediati dei colleghi e del personale del 118: Galano è morto sul colpo.

L’azienda ha espresso “profondo cordoglio” per l’accaduto e ha garantito piena collaborazione alle indagini. Ma l’Uil Veneto avverte: “Anche nelle aziende con alti standard di sicurezza e personale esperto, il rischio zero non esiste. È la dimostrazione che bisogna fare di più, ovunque”.

Poche ore dopo, a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, un operaio edile ha perso la vita cadendo da un’impalcatura durante i lavori di ristrutturazione della facciata di un edificio. Si trovava all’interno di un cortile privato. Ricoverato d’urgenza, l’uomo è morto poco dopo in ospedale. Il giorno prima aveva compiuto 47 anni. La reazione dei sindacati campani è durissima: “È un altro omicidio sul lavoro – affermano i segretari della Uil e della Feneal Napoli e Campania, Giovanni Sgambati e Andrea Lanzetta –. Serve una procura speciale, come quella antimafia. Non possiamo continuare ad accettare questa carneficina silenziosa”.

Il terzo decesso si è verificato a Paliano, in provincia di Frosinone, al confine con la provincia di Roma. Un operaio di 47 anni, dipendente di una ditta di manutenzioni, è rimasto ucciso da una scarica elettrica mentre lavorava alla sostituzione di alcuni pannelli in un impianto fotovoltaico. Anche qui, nessuna possibilità di salvarlo: il lavoratore è morto sul colpo. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri e i tecnici della Asl, chiamati a verificare se le norme di prevenzione fossero state rispettate.

I numeri Inail sono drammatici: nel primo trimestre del 2025 si contano già 205 morti sul lavoro, con un aumento dell’8,37% rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo la Uil, la cifra reale – che include anche infortuni in itinere e studenti – supera i 210 decessi. Una media di oltre due al giorno.

“Non è più possibile parlare di fatalità – denuncia la segretaria confederale Ivana Veronese –. I fondi annunciati dal governo per la sicurezza, 1,2 miliardi, non sono nuovi stanziamenti, ma risorse già disponibili, mai spese. Servivano per formazione, ricerca e prevenzione. E invece tutto resta fermo”.

Anche la Filca-Cgil si unisce alla protesta: “Queste morti non sono numeri. Sono il risultato di un sistema malato. Servono più ispettori, più controlli, e pene più dure. Oggi ci sono aziende che comprano attestati di sicurezza falsi. È crimine organizzato”.

E mentre si susseguono i proclami, tre nuove famiglie piangono i loro morti. Tre vite spezzate in un Paese che, ogni giorno, aggiorna il calendario di una strage silenziosa.

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