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Strage di via D’Amelio, Mattarella: “La Repubblica si inchina in memoria di Borsellino”

A Palermo la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein

Strage di via D’Amelio, Mattarella: “La Repubblica si inchina in memoria di Borsellino”.

Il 19 luglio non sarà mai una data come le altre. In molti hanno provato a banalizzare l’appuntamento che, 57 giorni dopo il 23 maggio 1992, ha segnato per sempre la storia della lotta alla mafia. Le commemorazioni degli uomini che hanno servito lo Stato fino alle estreme conseguenze dovrebbero essere un rito sacro della democrazia in cui si riconosca chiunque creda nella legalità. Peccato non sia sempre stato così dal 1992 ad oggi.

La morte di Paolo Borsellino, legata indissolubilmente a quella dell’amico e collega Giovanni Falcone non è stata cancellata né dai chili di esplosivo fatti scoppiare da Cosa nostra né dall’indifferenza, o peggio dalla complicità, dei nemici della verità. Negli anni, fortunatamente, la Palermo cresciuta nella consapevolezza della battaglia portata avanti dai due giudici ha contagiato molte altre città: il 19 luglio e il 23 maggio sono diventate date in cui si moltiplicano gli appuntamenti dell’antimafia di tutta Italia.

Le verità giudiziarie mai emerse in maniera completa e i “buchi neri” nella ricostruzione dei due attentati non hanno mai preso il sopravvento. Se la mafia non ha vinto la sua guerra contro lo Stato è anche perché, dopo quello che è accaduto a Falcone e Borsellino, gli italiani, hanno smesso di essere insensibili al tema. Anche il 19 luglio 2023, allora, non è una data come le altre.

via d amelio

Quest’anno l’anniversario della strage di via D’Amelio è caduto in settimane calde per il dibattito intorno alla giustizia: si discute sulle proposte del Ministro Carlo Nordio, mentre continuano ad essere oggetto di polemica politica i casi La Russa, Santanché e Delmastro.

Questo 19 luglio non è una data come le altre anche perché, dopo 9 mesi dall’insediamento del suo governo, è la prima volta di Giorgia Meloni a Palermo nella veste istituzionale di Presidente del Consiglio. La premier ha partecipato alla commemorazione alla Caserma Lungaro, ha avuto un incontro e un colloquio con Manfredi Borsellino (poliziotto e figlio del giudice) e con Maria Falcone (sorella del giudice), ha deposto una corona d’alloro per i caduti nelle stragi di mafia e ha reso omaggio alla tomba della famiglia Borsellino.

E a chi le ha chiesto conto della scelta di non partecipare in serata alla fiaccolata organizzata storicamente dalla destra Meloni ha risposto: «Quello che ho letto stamattina su alcuni quotidiani mi ha molto colpita, una polemica inventata sul fatto che io avrei scelto di non partecipare alla tradizionale fiaccolata per paura di contestazioni per ragioni di ordine pubblico: è una notizia inventata. Ma soprattutto, chi dovrebbe contestarmi esattamente? Perché la mafia mi può contestare, quello sì. Se qualcuno vuole venire a contestare sono i mafiosi, e non ne dubito. Io non sono mai scappata in tutta la mia vita». Con la premier che ci ha tenuto a precisare che la strage di via D’Amelio è stata «il motivo per il quale ho iniziato a fare politica».

meloni

Solenni le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fratello dell’allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato a Palermo da Cosa nostra il 6 gennaio 1980: “Nell’anniversario della strage di via D’Amelio la Repubblica si inchina alla memoria di Paolo Borsellino, magistrato di straordinario valore e coraggio, e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – che con lui morirono nel servizio alle istituzioni democratiche”. Il Capo dello Stato ha anche aggiunto che “quel barbaro eccidio, compiuto con disumana ferocia, colpì l’intero popolo italiano e resta incancellabile nella coscienza civile”.

In mattinata è giunta anche la nota della segretaria del Pd Elly Schlein: Trentuno anni dopo la strage di via D’Amelio continuiamo a chiedere verità e giustizia per tutte le vittime della mafia e i loro familiari. Perchè il ricordo non può essere altro che questo: onorare la memoria di chi non c’è più con i fatti, con il nostro impegno quotidiano nel contrastare la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni nella società, nell’economia legale, nella politica. Continuare a far camminare il loro coraggio e le loro idee con le nostre gambe, con le nostre azioni. E aiutare chi è sopravvissuto”.

commemorazione 2

Nel pomeriggio, in via D’Amelio, davanti all’Albero della Pace, durante la manifestazione non-stop in memoria del fratello, durissime le parole di Salvatore Borsellino: “I nostri morti non possiamo ancora seppellirli. Potrò seppellire Paolo solo quando potrò mettergli tra le mani la sua agenda rossa. Hanno sacrificato lui e i nostri cari sull’altare di una scellerata trattativa. Continueremo a chiedere giustizia”.

Nelle stesse ore, mentre a Palermo continuavano le commemorazioni del popolo antimafia, la Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato anche in secondo grado all’ergastolo Matteo Messina Denaro come uno dei mandanti delle stragi del 1992. Una decisione con cui si continua a chiudere il cerchio attorno alle morti di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle due scorte.

Alle 16.58, l’ora della strage, un minuto di silenzio osservato in via D’Amelio ha reso la giornata ancora più sacra.

falcone e borsellino

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