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Stop ai diesel Euro 5 dal 1° ottobre, ma Salvini punta al rinvio: cosa cambia per milioni di automobilisti.

Il divieto scatterà in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna nei comuni con più di 30mila abitanti. Ma il governo, su spinta della Lega, studia un emendamento per posticipare le misure anti-smog.

Stop ai diesel Euro 5 dal 1° ottobre, ma Salvini punta al rinvio: cosa cambia per milioni di automobilisti.

Il divieto scatterà in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna nei comuni con più di 30mila abitanti. Ma il governo, su spinta della Lega, studia un emendamento per posticipare le misure anti-smog.

È ormai conto alla rovescia verso il divieto di circolazione dei veicoli diesel Euro 5, previsto a partire dal 1° ottobre 2025 nelle quattro regioni del Bacino Padano – Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna – nei comuni con oltre 30mila abitanti. La misura, adottata in attuazione del decreto legge 121/2023 e sollecitata da Bruxelles, punta a ridurre i livelli record di biossido di azoto e polveri sottili in una delle aree più inquinate d’Europa.

Ma il governo Meloni, e in particolare il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, spinge per un rinvio: “Stiamo lavorando a un emendamento al decreto Infrastrutture per scongiurare il blocco. È una follia partorita dalla Commissione von der Leyen, parte di quella fesseria economico-industriale che si chiama Green Deal”.

Cosa prevede il provvedimento

Il blocco riguarda le auto diesel Euro 5, cioè i modelli immatricolati tra il 2009 e il 2015. Si tratta di veicoli tutt’altro che obsoleti: secondo l’ACI, al 31 dicembre 2023 in Italia circolavano quasi 3,75 milioni di auto di questo tipo, di cui oltre un milione solo tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

Il divieto sarà attivo nei giorni feriali (lunedì-venerdì) nella fascia oraria 8:30-18:30, dal 1° ottobre 2025 al 15 aprile 2026. Negli anni successivi, il periodo verrà anticipato al 15 settembre e si protrarrà fino al 15 aprile. In caso di violazione sono previste sanzioni da 168 a 679 euro, e per i recidivi la sospensione della patente da 15 a 30 giorni.

Perché la misura è necessaria

La Pianura Padana è una delle aree con la peggiore qualità dell’aria in Europa. Una situazione aggravata dalla conformazione geografica – la pianura è “chiusa” tra Alpi e Appennini, con scarsa ventilazione – e dall’alta densità di attività industriali, allevamenti intensivi, traffico urbano e sistemi di riscaldamento alimentati da fonti fossili.

Nel 2022, la Corte di Giustizia Ue ha condannato l’Italia per il superamento sistematico dei limiti di biossido di azoto. La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, approvata nel 2023, ha concesso al bacino padano 10 anni di tempo in più per rientrare nei parametri, ma a condizione di adottare misure immediate e vincolanti.

La battaglia politica: Salvini e la Lega all’attacco

Il decreto che introduce il divieto è stato approvato dal governo Meloni nel 2023 per rispondere alla condanna europea, ma oggi la Lega alza le barricate. Il vicepremier Salvini è tornato ad accusare l’Ue: “Il mercato non vuole l’elettrico, devono decidere i cittadini, non Bruxelles”.

Un emendamento del Carroccio per posticipare o cancellare il blocco è in discussione alla Camera. Intanto il Consiglio regionale della Lombardia, su proposta del capogruppo leghista Alessandro Corbetta, ha approvato una mozione che chiede lo stop alle limitazioni: “Sarebbe una misura ingiusta e insostenibile per lavoratori, pensionati e studenti. Solo in Lombardia, colpirebbe 1,5 milioni di automobilisti”.

Anche l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione si dice contrario: “Non possiamo essere gli unici in Europa a imporre questo divieto. Serve un confronto con Roma e Bruxelles per ottenere più risorse e soluzioni condivise”.

Le critiche dell’opposizione e il nodo salute pubblica

Di segno opposto la posizione del Partito Democratico, che accusa Lega e centrodestra di negare l’emergenza ambientale: “Il traffico veicolare è responsabile del 40-45% degli inquinanti. In Lombardia, la popolazione perde in media 1-2 anni di vita rispetto alle regioni con aria più pulita”, denuncia la consigliera Roberta Vallacchi.

Dati recenti diffusi da AutoScout24 mostrano che oltre il 44% del parco auto italiano è ancora composto da veicoli Euro 4 o inferiori. E l’età media delle auto in circolazione supera i 13 anni, una delle più alte d’Europa. “Il vero problema – avverte Vallacchi – è che senza misure strutturali e incentivi seri, la transizione ecologica non sarà mai giusta”.

Le alternative: cambiare auto, fermarsi o Move-In

Per chi non può permettersi un’auto nuova, esistono solo tre possibilità:

  • Sostituire il veicolo, con spese anche molto elevate, dato che gli incentivi per l’acquisto di auto ecologiche sono limitati.
  • Lasciare l’auto ferma nei giorni vietati, modificando radicalmente le proprie abitudini quotidiane.
  • Installare Move-In, un dispositivo che consente una deroga chilometrica: un Gps controlla quanti chilometri vengono percorsi e consente la circolazione fino a un tetto annuo predefinito. Una volta superato il limite, il veicolo è bloccato.

Scenari futuri: tra vincoli europei e tensioni politiche

Il governo resta diviso: da un lato l’obbligo di rispettare le normative europee per evitare nuove sanzioni, dall’altro le pressioni politiche e sociali di una misura impopolare, che colpisce soprattutto le fasce medie e popolari. La prossima battaglia si giocherà in Parlamento, dove l’emendamento della Lega sarà al centro del confronto sul Decreto Infrastrutture.

Nel frattempo, il calendario resta fermo: dal 1° ottobre 2025, senza modifiche legislative, oltre un milione di veicoli diesel Euro 5 saranno soggetti al blocco nei principali centri urbani del Nord. Una svolta difficile, che metterà alla prova l’equilibrio tra salute pubblica, sostenibilità ambientale e consenso politico.

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