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Smantellati impianti abusivi di cozze nel mar piccolo a Taranto: il blitz della Guardia Costiera

I filari tra le banchine di via Garibaldi. Sequestrate oltre tre tonnellate di prodotto ittico

Smantellati impianti abusivi di cozze nel mar piccolo a Taranto: il blitz della Guardia Costiera.

I filari di cozze impiantati tra le banchine di via Garibaldi, nella città vecchia di Taranto. L’impianto, del tutto abusivo, nel primo seno del mar Piccolo, era stato piazzato a pochi metri da una delle vie d’uscita dalla città.

La Guardia Costiera e il Commissariato di Polizia Borgo di Taranto, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale, oggi hanno smantellato una serie di impianti abusivi di allevamento di cozze.

Il blitz ha svelato che gli impianti, oltre ad essere totalmente sprovvisti di autorizzazione demaniale marittima e ambientale, costituivano “un grave pericolo per la salute pubblica – si legge nell’ordinanza – poiché situati all’interno di specchi acquei nell’ambito dei quali, per motivi sanitari, l’allevamento dei mitili è tassativamente vietato in base ad una ordinanza regionale successivamente alla data dell’1 marzo di ogni anno”.

In realtà, è vietata anche la commercializzazione del prodotto, ritenuto a forte rischio di contaminazione da parte di pericolose sostanze inquinanti.

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All’operazione ha partecipato anche il primo nucleo subacquei della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto, i cui operatori si sono immersi per tranciare i filari di cozze e consentirne il recupero con contestuale sequestro. I veterinari dell’Asl, invece, “hanno effettuato il campionamento dei mitili recuperati per verificarne, ai fini sanitari, il tasso di contaminazione”.

Il prodotto ittico sequestrato, che ammonta a oltre tre tonnellate, era pronto ad essere immesso nel mercato in assenza di alcun controllo igienico-sanitario. L’intero carico sequestrato, del valore commerciale pari a centinaia di migliaia di euro, “è stato destinato alla distruzione previo incenerimento”. 

Nel corso della stessa operazione sono stati rinvenuti e sequestrati, per poi essere rigettati in mare, in quanto ancora vivi, 100 kg di oloturie la cui pesca illecita causa gravi danni per l’ambiente, diminuendo la biodiversità ed alterando gli equilibri ecologici.

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