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Sciopero dei balneari, ombrelloni chiusi per due ore

Questa mattina, dalle 7:30 alle 9:30, molti stabilimenti balneari lungo le coste italiane hanno partecipato a uno sciopero simbolico chiudendo i loro ombrelloni per due ore.

Sciopero dei balneari, ombrelloni chiusi per due ore.

Questa mattina, dalle 7:30 alle 9:30, molti stabilimenti balneari lungo le coste italiane hanno partecipato a uno sciopero simbolico chiudendo i loro ombrelloni per due ore. Questa manifestazione, promossa principalmente da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, fa parte di una protesta nazionale volta a sollecitare il governo a chiarire il futuro delle concessioni balneari, che sono in scadenza a fine anno. La preoccupazione principale degli operatori è la mancanza di una normativa chiara che definisca cosa succederà dopo la scadenza delle concessioni, alimentando incertezza e timori per il futuro delle loro attività.

La partecipazione allo sciopero è stata variabile a seconda delle regioni, con punte di adesione molto elevate in alcune zone e una partecipazione più scarsa in altre. In Liguria, ad esempio, l’adesione è stata particolarmente alta, raggiungendo picchi del 100% in alcune località. Secondo Enrico Schiappapietra, rappresentante dei balneari di Savona, lo sciopero è stato un “successo strepitoso” e ha sottolineato la solidarietà mostrata dai clienti abituali degli stabilimenti, preoccupati anche loro per le possibili conseguenze di un cambiamento radicale nelle regole delle concessioni. Per rendere meno impattante lo sciopero, molti stabilimenti liguri hanno optato per un approccio “gentile”, offrendo colazioni, accoglienza e spiegazioni ai clienti, in modo da trasmettere un messaggio di protesta senza causare disagi significativi.

Anche in Sardegna la protesta ha avuto un forte seguito, con stabilimenti chiusi su diverse spiagge lungo tutta l’isola, dal Poetto di Cagliari fino ad Alghero, Villasimius e Orosei. La chiusura degli ombrelloni è stata ben visibile anche lungo il litorale romano, dove quasi tutti i balneari hanno aderito all’iniziativa. A Ostia, il concessionario dello stabilimento Belsito, nonché responsabile Fibe-Confcommercio di Roma, Moscara Edoardo, ha spiegato che la protesta è nata dall’incertezza sul futuro delle concessioni, sottolineando che da anni il settore attende risposte chiare dal governo.

Nelle Marche, circa il 50% degli operatori balneari ha aderito allo sciopero, chiudendo gli ombrelloni fino alle 9:30. A Civitanova Marche, Marco Scarpetta, vicepresidente dell’associazione balneari locale, ha riportato che il governo avrebbe espresso l’intenzione di affrontare la questione delle concessioni già dai primi di settembre, motivo per cui sono state sospese le ulteriori due giornate di mobilitazione previste per il 19 e 29 agosto.

In Versilia, l’adesione è stata più bassa, con solo uno stabilimento su quattro che ha partecipato allo sciopero. Tuttavia, a Lido di Camaiore si è verificata una serrata totale, con tutti gli stabilimenti chiusi fino alle 9:30, mentre in altre località della Versilia, come Forte dei Marmi, Marina di Pietrasanta e Viareggio, l’adesione è stata più limitata. A Viareggio, nonostante le aspettative iniziali, circa venti stabilimenti hanno deciso di unirsi alla protesta, permettendo comunque ai clienti mattinieri di aprire gli ombrelloni autonomamente, garantendo l’assistenza dei bagnini.

In Sicilia, lo sciopero è stato più frammentato, con una partecipazione a “macchia di leopardo”. Ombrelloni aperti in alcune località del Palermitano, Giardini Naxos e Taormina, mentre in altre zone, come la Plaia di Catania, l’Agrigentino e Mazara del Vallo, la protesta è stata più visibile con stabilimenti chiusi. In Calabria, invece, la protesta ha avuto un impatto minimo, con pochissimi stabilimenti che hanno partecipato allo sciopero. In alcune aree, come la Costa degli Dei, che si estende da Pizzo a Nicotera, molti titolari di stabilimenti non erano nemmeno a conoscenza della mobilitazione.

Nonostante la significativa adesione in alcune regioni, lo sciopero ha incontrato anche delle critiche.

Il Codacons ha definito la protesta un “flop”, sostenendo che l’adesione è stata inferiore alle aspettative e che l’iniziativa ha diviso le organizzazioni di categoria, con alcune che hanno preferito non partecipare. Inoltre, il Codacons ha criticato la tempistica dello sciopero, che si è svolto nel pieno della stagione estiva, causando potenziali disagi ai turisti. L’associazione ha inoltre sottolineato come, negli ultimi anni, i prezzi per i servizi balneari siano aumentati significativamente, facendo diventare il settore un business molto redditizio, con un giro d’affari stimato intorno ai 10 miliardi di euro all’anno.

Nonostante le divisioni all’interno del settore, lo sciopero ha comunque raggiunto l’obiettivo di attirare l’attenzione sulla questione delle concessioni demaniali, un tema che rimane cruciale per il futuro delle imprese balneari italiane. Gli operatori del settore chiedono al governo di intervenire con una normativa chiara e definitiva, che possa garantire certezze e continuità alle loro attività, evitando il rischio di espropriazione e la perdita degli investimenti fatti negli anni. Con la scadenza del 31 dicembre 2024 che si avvicina, la preoccupazione è alta, e i balneari sperano che il governo prenda presto delle decisioni concrete per risolvere la situazione.

Sciopero dei balneari, ombrelloni chiusi per due ore

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