Sciopero ANM: magistrati in difesa della Costituzione contro la riforma della giustizia, adesione dell’80% contro la separazione delle carriere
Sciopero ANM: adesione record dell’80% contro la riforma della giustizia del governo Meloni. Magistrati in difesa della Costituzione e dell’indipendenza della giurisdizione.
Sciopero ANM: magistrati in difesa della Costituzione contro la riforma della giustizia, adesione dell’80% contro la separazione delle carriere
Nella giornata di ieri, Giovedì 27 febbraio, la magistratura italiana ha incrociato le braccia con un’adesione massiccia, vicina all’80%, per protestare contro la riforma della giustizia promossa dal governo Meloni. La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, punto centrale della riforma, viene considerata dalla categoria come un pericolo per l’indipendenza della giurisdizione. Magistrati di tutta Italia hanno manifestato con la toga ornata da una coccarda tricolore e la Costituzione stretta tra le mani, simbolo di una battaglia che non riguarda solo il proprio ruolo istituzionale, ma la difesa dell’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Un’adesione senza precedenti
I dati confermano un’adesione massiccia su tutto il territorio nazionale. In città come Genova, il tasso di partecipazione ha raggiunto il 95%, mentre a Milano si è attestato sul 90%. A Torino e Palermo si è superato il 70%, mentre in Toscana si registrano numeri simili. Un’eccezione è il Lazio, dove la percentuale si ferma al 64,9%, con il Tribunale di Roma che ha visto un’astensione pari al 60,5%.
A Ferrara, lo sciopero ha raggiunto il 100% di adesione: tutti i 27 magistrati in servizio hanno preso parte alla protesta, lasciando in funzione solo coloro impegnati in attività essenziali. Anche in Emilia Romagna la mobilitazione è stata forte, con un’adesione dell’80,6%. A Napoli, la partecipazione si è attestata al 76%, leggermente inferiore alla media nazionale dell’81%, ma comunque indicativa di una mobilitazione senza precedenti.
Le motivazioni della protesta
“Non stiamo difendendo una casta, ma la Costituzione” ha ribadito Cesare Parodi, presidente dell’Anm. Secondo il sindacato delle toghe, la riforma della giustizia mira a ridurre l’autonomia della magistratura e a limitarne la capacità di giudicare con indipendenza.
“Vogliono indebolirci” ha affermato Rocco Maruotti, segretario dell’Anm, aggiungendo che la separazione delle carriere rappresenterebbe una grave alterazione del sistema democratico.
Giovanni Zaccaro, segretario di Area, ha sottolineato che questo sciopero è solo il primo passo di un percorso di mobilitazione più ampio, che culminerà nell’incontro con il governo previsto per il 4 marzo.
Magistratura Indipendente, la corrente moderata, ha avvertito che la riforma in discussione potrebbe compromettere seriamente le garanzie di giustizia per i cittadini.
Anche Unicost ha evidenziato come l’autonomia della magistratura sia un principio cardine della democrazia e debba essere tutelato con fermezza.
Reazioni politiche e istituzionali
Dal governo sono arrivate reazioni contrastanti. Forza Italia ha ribadito la volontà di proseguire con la riforma, mentre Fratelli d’Italia ha definito lo sciopero “eversivo”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che non vi è alcun tentativo di assoggettare la magistratura al controllo governativo. Tuttavia, il governo ha mostrato un’apertura su alcune modifiche, come il “sorteggio temperato” per il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e la riserva di quote rosa.
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha attaccato la protesta sostenendo che “scioperi dal sapore eversivo non bloccheranno il cammino della democrazia“. Secondo Gasparri, la riforma punta a garantire maggiore certezza della pena e a ridurre l’uso politico della giustizia.
Le manifestazioni in tutta Italia
La protesta ha assunto forme diverse nelle varie città. A Roma, un’assemblea pubblica al Cinema Adriano ha visto la partecipazione dei vertici dell’Anm. Poco distante, sulla scalinata della Cassazione, un centinaio di magistrati ha dato vita a un flash mob, con toga e coccarda tricolore, per sottolineare l’importanza dell’indipendenza della giustizia.
A Bologna, i magistrati si sono radunati davanti al Tribunale di via Farini per un presidio seguito da un’assemblea pubblica. Il presidente del Tribunale di Bologna, Pasquale Liccardo, ha ricordato come l’indipendenza dei magistrati sia stata fondamentale per indagini cruciali nella storia del Paese, come quelle sulle stragi di Bologna, Firenze e Capaci.
Anche a Napoli la mobilitazione è stata forte: i magistrati della Corte d’Appello si sono riuniti nella biblioteca Tartaglione del Nuovo Palazzo di Giustizia, garantendo comunque i procedimenti più delicati. In Calabria, a Catanzaro, l’adesione ha superato il 75%, mentre a Torino ha raggiunto l’86,5%.
La protesta dei magistrati italiani contro la riforma della giustizia rappresenta dunque un momento di forte tensione istituzionale. L’Anm sottolinea che la separazione delle carriere rischia di minare l’equilibrio dei poteri sancito dalla Costituzione. Il governo, seppur deciso a portare avanti la riforma, mostra segni di apertura su alcuni punti, ma il confronto resta acceso.
La mobilitazione non si esaurisce con questo sciopero: il dibattito continuerà nei prossimi mesi, con l’attenzione puntata sull’incontro del 4 marzo tra il governo e i rappresentanti della magistratura. L’esito di questo dialogo potrebbe influenzare in modo significativo il futuro della giustizia italiana e l’equilibrio democratico del Paese.
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