Nel 2020 l’attività di prevenzione e di contrasto alle aggressioni criminali al patrimonio culturale del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine, che opera con competenza territoriale sul Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ma che sovente ha svolto attività di polizia giudiziaria anche al di fuori dei limiti territoriali attribuitigli, si è contraddistinta per la particolare incisività dei controlli posti in essere in particolar modo sulle piattaforme di vendita on-line. Difatti, l’emergenza pandemica conseguente al COVID-19 ha limitato l’attività del reparto soltanto in relazione ai controlli fisici delle attività commerciali di settore che per buona parte dell’anno sono rimaste forzatamente chiuse, a fronte di un sensibile incremento dei risultati conseguiti rispetto a quelli del 2019.
In particolare, l’azione preventiva si è concretizzata nell’esecuzione di 14 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza di musei, biblioteche ed archivi, 56 controlli ad aree archeologiche marine e terrestri (+9.8%), siti UNESCO in primis, 304 verifiche in aree con vincoli paesaggistici e monumentali (+230%), 139 controlli ad esercizi antiquariali e commerciali effettuati quest’anno soltanto on-line (-10,9%) e 34 controlli a mercati e fiere antiquariali, quasi del tutto annullate o rinviate (-30,6%). La fattiva e costante collaborazione intercorsa con l’Arma Territoriale che supporta le attività attuate dal Nucleo attraverso il prezioso apporto fornito dalle Stazioni Carabinieri, nonché le attività svolte congiuntamente con il 14° Nucleo Elicotteri di Belluno, il 3° Nucleo Elicotteri di Bolzano e la Motovedetta di Grado (GO), ha consentito di attuare un efficace monitoraggio terrestre, marittimo ed aereo del territorio di competenza.
L’azione repressiva ha registrato il deferimento in stato di libertà di 50 persone (+56%), a seguito di attività di indagine coordinate principalmente dalle 7 Procure della Repubblica (Trieste, Udine, Gorizia, Pordenone, Bolzano, Trento e Rovereto) i cui circondari insistono sul territorio di competenza del Nucleo, mentre nel corso delle 26 perquisizioni locali eseguite (+73%), sono stati sequestrati 553 reperti di cui 243 beni antiquariali, archivistici e librari e 310 archeologici (+208%). I falsi sequestrati sono stati 23 (+27%), quasi tutti afferenti all’arte pittorica contemporanea. L’azione di contenimento dei reati commessi in danno del patrimonio culturale ha consentito di limitare i furti relativi allo specifico settore che ammontano a 5 in Friuli Venezia Giulia (-29%) e 2 in Trentino Alto Adige (-83%), sfociata in altrettante indagini condotte dai locali Comandi Arma con il supporto specialistico di questo Nucleo. I reati commessi in danno del paesaggio sono stati 2 (-66%), di limitata entità e prontamente repressi.
La gran parte dei manufatti e delle opere d’arte sequestrate è stata sottoposta a successivo esame tecnico da parte di funzionari delle competenti Soprintendenze, da docenti universitari specializzati, nonché da esperti nei diversi settori artistici e dalle Fondazioni di riferimento. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a quasi 700 mila euro principalmente afferenti alle opere d’arte false tolte dal mercato.
Le fattispecie di reato ad oggi più frequentemente perseguite sono, oltre alla ricettazione ed al riciclaggio anche quelle previste e punite dal Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (D. LGS. 42/2004), in particolare la contraffazione di opere d’arte, l’impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, nonché opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa in materia paesaggistica.
Strumento utilissimo per il contrasto dei crimini commessi in danno del patrimonio culturale si è confermata la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, assegnata al Ministero della Cultura ma gestita in via esclusiva dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che, ai sensi del Decreto Ministro Interno 28 aprile 2006, è “Polo di gravitazione informativa e di analisi” a favore delle Forze di Polizia. In essa sono quotidianamente inserite tutte le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare, che pervengono dai Reparti territoriali dell’Arma, dalle altre Forze di Polizia, dalle Soprintendenze, dagli Uffici Doganali, nonché da Interpol, per i beni trafugati all’estero.
I militari del Nucleo TPC di Udine hanno preso parte alle celebrazioni del 50° anniversario dell’istituzione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale svoltesi a New York presso in Palazzo delle Nazioni Unite, nonché a seminari ed incontri prevalentemente svolti on-line (tenuti a favore di Magistrati tirocinanti per conto della Scuola Superiore della Magistratura, di volontari di Protezione Civile regionale, del Comitato Regionale FVG dell’Unione Nazionale Pro-Loco d’Italia di Villa Manin di Passariano, di volontari subacquei della FIPSAS FVG di Udine, di un Ufficiale della Polizia bulgara in ambito CEPOL (Agenzia dell’Unione Europea per l’addestramento delle forze di polizia), della Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento nel progetto di educazione alla cittadinanza per la Scuola Superiore dal titolo “Arte criminale”. E’ stata condotta una collaborazione con l’Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia e Istituto Italiano di Tecnologia nell’ambito del progetto Cultural Heritage Crimes e con il Liceo Maffei di Riva del Garda (TN), unitamente alla locale Arma, nell’ambito del progetto Cultura della legalità.
Al favorevole esito di procedimenti penali riferiti ad attività di indagine già concluse, nel rispetto delle limitazioni imposte dalla vigente normativa in materia di contenimento dall’emergenza da COVID-19, si è proceduto alla restituzione di beni culturali nell’ambito di cerimonie tenutesi a:
- Chiusi (SI), restituzione al locale Museo Nazionale Etrusco di un bronzetto risalente al II sec. a. C, sequestrato a Udine.
- Napoli, restituzione all’Accademia di Belle Arti di un dipinto del maestro Giulio Carpioni rubato nel 1975;
- Bedonia (PR), restituzione al Seminario Vescovile di una cinquecentina trafugata nel 1993 e ritrovata in Spagna;
- Torino, restituzione di una targa di bronzo della prima metà del XX secolo, afferente la Direzione Regie Gallerie – Ufficio Esportazione oggetti d’arte, sequestrata in provincia di Pordenone;
- Roma, restituzione all’Ambasciata della Repubblica dell’Iraq di una statua mesopotamica del IV secolo a. C., sequestrata a Udine;
- Firenze, restituzione di un volume del XVIII secolo, illecitamente asportato in epoca imprecisata ai danni della Curia Provinciale dei Frati Minori di Toscana;
- Udine, restituzione di un libro dell’autrice austriaca Laura Freudenthaler rinvenuto fortuitamente nel capoluogo friulano ed appartenente alla Biblioteca Regionale di Graz (A);
- Roma, restituzione di un dipinto del pittore fiammingo Leonaert Bramer (Leonardo delle Notti) rubato in una casa d’aste capitolina nel 2006.
Tra le operazioni condotte nell’anno 2020, meritano particolare menzione le seguenti:
Operazione “Bank”
A seguito di una segnalazione pervenuta per il tramite della Procura della Repubblica di Udine in relazione al presunto illecito possesso di beni archeologici da parte di un privato, i militari del Nucleo TPC di Udine conducevano una serie di accertamenti e verifiche che confermavano la presenza all’interno di una cassetta di sicurezza di un istituto bancario del palmarino di materiale di origine romano-aquileiese. I beni – 91 monete di epoca romana, 4 anelli, una borchia antica e 15 gemme lavorate – erano custoditi all’interno della cassetta assegnata ad una persona defunta ed ai cui eredi sarebbe spettato, pro quota, il contenuto. Le indagini, svolte in collaborazione con la Stazione Carabinieri di Torviscosa (UD), hanno consentito di appurare che tali beni erano stati depositati proprio da uno degli eredi che in passato si era impossessato illecitamente di materiale archeologico aquileiese con l’aiuto di un conoscente, successivamente defunto. Venivano pertanto richiesti alla Procura procedente due ulteriori decreti di perquisizione domiciliare, la cui esecuzione da parte dei militari operanti consentiva di individuare e sequestrare ulteriori 3 anfore romane rispettivamente tipo Dressel 20, ovoide adriatica e una Keay 52, nonché un unguentario, 136 frammenti archeologici di varia natura, numerose tessere di mosaico romano, 9 monete romane e 6 sigilli di interesse archeologico. Il valore complessivo dei beni recuperati, certificati come archeologici dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio FVG di Trieste e da un esperto numismatico che collabora con l’Università degli Studi di Udine, si aggira intono ai 15.000 euro. Tre sono le persone indagate ai sensi dell’art. 176 “impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato”. E’ stata richiesta alla Procura procedente la definitiva confisca del materiale sequestrato a favore del citato Ateneo udinese per motivi di studio.
Operazione “Wolle”
A seguito del monitoraggio di piattaforme on-line finalizzato a contrastare la commercializzazione illecita di beni culturali contraffatti, veniva individuato – su facebook-marketplace – un annuncio di vendita di un dipinto attribuito al maestro Luigi Filippo Tibertelli De Pisis, uno tra i maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento. L’olio su tela, proposto alla vendita per 18.000 euro da un privato residente a Lana (BZ) identificato a seguito di accertamenti incrociati effettuati anche in collaborazione con la locale Stazione Carabinieri, per il tema e lo stile riprodotti nelle fotografie pubblicate on-line insospettiva i militari operanti che, ben conoscendo l’autore, notavano l’insolito stile attribuito dal venditore all’artista ferrarese. Veniva pertanto contattata l’Associazione per Filippo De Pisis, l’ente milanese di riferimento per il defunto autore e le sue opere, il cui Comitato scientifico si esprimeva in termini di non autenticità dell’opera, sebbene la firma presente sulla tela fosse molto simile a quella dell’artista. In forza di tale parere tecnico il Nucleo TPC di Udine notiziava la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bolzano che, nel concordare con le risultanze investigative prodotte, emetteva un decreto di perquisizione domiciliare che consentiva ai militari operanti di individuare e sequestrare il dipinto fasullo. Il proprietario veniva dapprima indagato ai sensi dell’art. 178 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio per aver posto in commercio un dipinto contraffatto. Il relativo procedimento penale veniva successivamente archiviato ed il dipinto, su disposizione del Tribunale di Bolzano, veniva riconsegnato al proprietario previa indelebile marchiatura attestante la falsità e l’ammonimento a non rivendere l’opera quale originale del maestro De Pisis in maniera tale da togliere definitivamente il dipinto dal mercato delle opere autentiche.
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