Palermo, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato
Eseguita misura cautelare nei confronti del sindaco di Giardinello e altre due persone.
Palermo, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati sarebbero responsabili a vario titolo dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità materiale e ideologica commessa da pubblici ufficiali, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e truffa aggravata
ai danni dello Stato.
L’attività investigativa, avviata nel gennaio 2020 e condotta fino al mese di giugno dello scorso anno, svolta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, partita da alcune anomalie riscontrate nella trattazione di una pratica amministrativa, avrebbe consentito di documentare una gestione della cosa pubblica condizionata da presunte logiche clientelari e lontane dal perseguimento dell’interesse pubblico, permettendo, inoltre, di ricostruire la condotta infedele di un agente di polizia municipale (indagato ma non destinatario delle odierne misure cautelari).
Nell’operazione è coinvolto anche il Sindaco di Giardinello, il quale, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe assunto un ruolo attivo in diversi episodi criminosi, ed è destinatario del divieto di dimora nel comune di residenza, ove, peraltro, esercita il mandato.
Nel primo episodio, il Sindaco avrebbe istigato l’agente di polizia municipale a redigere un falso verbale di accertamento per iscrizione anagrafica, al fine di consentire a un suo conoscente – già appartenente al Corpo della Guardia di Finanza e condannato in via definitiva per i reati di favoreggiamento aggravato in favore dell’associazione mafiosa e rivelazione di segreto di ufficio – l’accoglimento di un’istanza indirizzata all’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Palermo, finalizzata alla concessione della remissione del
relativo debito giudiziario per un ammontare di oltre 200.000 euro.
Nello specifico, l’ex finanziere, destinatario del divieto di dimora nell’intera provincia, avrebbe prodotto una falsa attestazione di trasferimento di dimora da un comune all’altro, nonché una dichiarazione di formazione di un nuovo nucleo familiare a reddito zero, circostanza che avrebbe determinato un danno per il Ministero della Giustizia, avendo egli ottenuto per tale via la remissione del suddetto debito.
Nei confronti dello stesso, il Giudice per le Indagini Preliminari ha altresì disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e somme pari all’ingiusto profitto, come detto pari a oltre 200.000 euro, ottenuto dall’indebita remissione.
Nel secondo episodio le indagini avrebbero fatto emergere l’esistenza di un presunto accordo corruttivo tra il Sindaco e un dipendente di un comune limitrofo, il quale ultimo avrebbe promesso al primo l’appoggio politico garantito da una sua parente, già consigliera comunale presso l’Ente amministrato dal Sindaco, in cambio della promessa della stipula di una convenzione della durata di 18 mesi con il comune di appartenenza.
L’accordo avrebbe consentito al dipendente comunale di svolgere ore di lavoro suppletive e di rientrare poi all’Ufficio di appartenenza con un contratto a tempo pieno e un conseguente aumento retributivo.
Anche nei confronti del corruttore è stata applicata la misura del divieto di dimora nel comune di residenza.
È obbligo rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.
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