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Oltre 122 milioni di sfollati nel mondo: l’allarme dell’ONU.

L’UNHCR denuncia: “Cifra insostenibile, la guerra moderna alimenta un ciclo di sofferenza e instabilità”. Sudan, Siria, Afghanistan e Ucraina le crisi più gravi. Il 73% dei rifugiati accolto da Paesi a basso reddito.

Oltre 122 milioni di sfollati nel mondo: l’allarme dell’ONU.

L’UNHCR denuncia: “Cifra insostenibile, la guerra moderna alimenta un ciclo di sofferenza e instabilità”. Sudan, Siria, Afghanistan e Ucraina le crisi più gravi. Il 73% dei rifugiati accolto da Paesi a basso reddito.

Il numero globale delle persone costrette a lasciare la propria casa per guerre, violenze e persecuzioni ha raggiunto livelli mai registrati prima. Secondo il rapporto “Global Trends” dell’UNHCR, a fine aprile 2025 erano 122,1 milioni, una cifra definita “insostenibile”.

È un grido d’allarme quello lanciato dalle Nazioni Unite nel nuovo rapporto annuale dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR): 122,1 milioni di persone nel mondo vivono oggi lontano dalla propria casa, costrette alla fuga da conflitti armati, instabilità politica, violenze etniche o persecuzioni. Un dato che rappresenta quasi il doppio rispetto al 2015 e che continua a crescere nonostante i limitati segnali di miglioramento in alcune aree del mondo.

Nel 2024, il picco aveva toccato quota 123,2 milioni. Una lieve diminuzione è stata registrata nel primo quadrimestre del 2025, principalmente grazie ai rientri volontari di cittadini siriani dopo il rovesciamento del presidente Bashar al-Assad. Ma il quadro complessivo rimane tragico.

“Viviamo in un periodo di intensa volatilità nelle relazioni internazionali”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario dell’UNHCR. “La guerra moderna crea un panorama fragile e straziante, segnato da un’acuta sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per trovare soluzioni durature e cercare la pace.”

Sudan, la crisi più grave al mondo per numero di sfollati

Con 14,3 milioni di persone in fuga, tra sfollati interni e rifugiati, il Sudan ha superato la Siria come principale crisi di sfollamento globale. Seguono l’Afghanistan con 10,3 milioni di sfollati e l’Ucraina con 8,8 milioni, dove la guerra continua a devastare intere comunità.

Gli sfollati interni, cioè coloro che non hanno attraversato i confini nazionali ma sono stati costretti a fuggire all’interno del proprio Paese, sono 73,5 milioni, in forte crescita rispetto ai 67,2 milioni dell’anno precedente. I rifugiati, ossia coloro che hanno attraversato frontiere internazionali, sono invece 42,7 milioni.

Chi accoglie davvero: il peso sproporzionato dei Paesi poveri

Contrariamente a quanto spesso si crede in Europa e Nord America, la stragrande maggioranza dei rifugiati non arriva nei Paesi ricchi:

  • il 67% rimane nei Paesi limitrofi alle zone di conflitto;
  • il 73% è ospitato da Stati a basso o medio reddito.

Eppure, questi Paesi rappresentano solo il 9% della popolazione mondiale e producono appena lo 0,6% del PIL globale. Sono proprio loro a sostenere un onere immenso, con il 19% di tutti i rifugiati concentrati nei territori più fragili del pianeta.

Tra questi: Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Sudan e Uganda, tutti Paesi segnati da povertà e instabilità, ma che offrono rifugio a milioni di persone.

I Paesi ospitanti: l’Iran in testa, l’Italia tra i donatori principali

Nel 2024, l’Iran è stato il principale Paese ospitante con 3,8 milioni di rifugiati, perlopiù afghani. Seguono Turchia (3,1 milioni di siriani), Colombia (2,8 milioni, soprattutto venezuelani), Germania (2,7 milioni) e Uganda (1,7 milioni).

L’Italia figura tra i principali donatori dell’UNHCR, con oltre 150mila beneficiari di protezione internazionale, 207mila richiedenti asilo e 163mila cittadini ucraini con protezione temporanea. L’agenzia ONU ha lodato il ruolo del nostro Paese nel promuovere canali di ingresso legale e progetti di integrazione.

Fondi fermi al 2015, emergenze raddoppiate

Una delle denunce più gravi del rapporto riguarda il drastico calo dei finanziamenti umanitari: mentre il numero di persone sfollate è raddoppiato in un decennio, i fondi per aiuti internazionali sono rimasti ai livelli del 2015.

“Questa situazione è insostenibile”, ha sottolineato l’UNHCR. “Lascia milioni di persone senza accesso a cibo, acqua, scuola, protezione. In molti casi spinge alla fuga anche chi avrebbe voluto restare.”

Ritorni sì, ma in condizioni precarie

Nel 2024, 9,8 milioni di persone sono tornate nei luoghi d’origine. Di queste, 1,6 milioni erano rifugiati – il numero più alto degli ultimi vent’anni – e 8,2 milioni erano sfollati interni. Ma molti rientri sono avvenuti in contesti instabili o pericolosi, come in Afghanistan, dove numerosi civili sono tornati sotto coercizione o in condizioni drammatiche.

“Un circolo vizioso da spezzare”

Chiara Cardoletti, rappresentante dell’UNHCR in Italia, ha lanciato un appello alla comunità internazionale:

“Quando le emergenze ricevono risposte inadeguate, aumentano non solo le sofferenze umane, ma anche l’instabilità globale. Tagliare i fondi oggi significa alimentare le crisi di domani.”

Il rapporto chiede investimenti urgenti nei servizi sociali delle comunità ospitanti, nella protezione dei più vulnerabili e nel rafforzamento dei programmi umanitari, per rompere un ciclo di emergenze che rischia di diventare permanente.

Conclusione

La fotografia scattata dall’UNHCR è quella di un mondo sempre più instabile, dove milioni di persone vengono abbandonate al loro destino. Le cifre da sole non bastano a raccontare la portata della crisi: servono risposte politiche, fondi concreti e un impegno globale per la pace. Perché dietro ogni numero c’è una vita spezzata. E milioni di vite attendono ancora una casa.

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