Milano, sequestrate 1.500 scatole di medicine abusive contro il COVID in un supermarket
I medicinali erano privi di autorizzazione AIFA
Milano, sequestrate 1.500 scatole di medicine abusive contro il COVID in un supermarket.
Non erano neppure nascoste ma semplicemente stipate nel magazzino di un piccolo minimarket e spedizioniere all’inizio di via Padova nella Chinatown di Milano, dentro qualche scatolone: 1.500 scatole di antinfiammatori per oltre 35.600 compresse di due marche diverse, la prima con indicazioni in etichetta solo in lingua cinese e prodotte in Cina, l’altra prodotta in Europa con bugiardino in una lingua dell’Est. Stesso farmaco e stessa caratteristica, privo di autorizzazione dell’Aifa che ne consente la vendita in Italia.
Il proprietario, W. H., 38 anni, nato a Zhejiang è stato deferito all’autorità giudiziaria dagli agenti della Polizia Annonaria con l’accusa di apertura di una farmacia senza autorizzazione (Art .1 legge 475/68) e per l’immissione in commercio di farmaci privi di autorizzazione dell’Aifa (Art. 6 d.l.vo 219/2006). Per l’apertura della farmacia il proprietario rischia l’arresto sino a un mese e un’ammenda da 2.582 a 5.164 euro. Per l’immissione sul mercato dei farmaci l’arresto sino a un anno e un’ammenda da 2.000 a 10.000 euro.
La scoperta casuale dei medicinali
Gli agenti erano entrati nel minimarket per un controllo di routine ma hanno notato sugli scaffali, tra le bottiglie di latte, le scatole di biscotti, il materiale elettrico, la cancelleria e altra mercanzia varia, destinata prevalentemente a clientela cinese, alcune scatole di integratori che non avrebbero potuto essere vendute lì, e per questo hanno deciso di approfondire la visita ed estenderla al magazzino nel retro del negozio dove hanno trovato gli scatoloni pieni di farmaci dal marchio sconosciuto in Italia ma pronti per la vendita illegale anche contro i sintomi da infezione Covid.
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