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Milano, risolta una rapina di 14 anni fa grazie al Dna

Arrestato dai carabinieri di Porta Monforte dopo 14 anni un algerino di 49 anni, senza fissa dimora, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio e la persona. Violenza sessuale e rapina, entrambi aggravati,i reati dei quali si macchiò 14 anni fa ai danni di una donna allora quarantunenne. Un cold case risolto dai militari grazie alle indagini scientifiche e al Dna.

I fatti risalgono al 20 agosto 2006 quando, presso il pronto soccorso della clinica “Mangiagalli” di Milano, si presenta una donna sotto shock che riferisce ai medici che, alle 06:00, mentre stava raggiungendo a piedi la fermata dell’autobus per recarsi a lavoro, era stata avvicinata da un nordafricano, il quale, con la scusa di domandare l’ora, l’aveva dapprima afferrata per le braccia, poi, una volta messale la mano davanti alla bocca per impedirle di chiedere aiuto, l’aveva trascinata con brutalità in un’area dismessa dove, minacciandola con una grossa pietra, l’aveva costretta a spogliarsi e a subire ripetuti atti sessuali. Subito dopo, le aveva sottratto una catenina d’oro, la somma contante di 20 euro e il telefono cellulare, dandosi alla fuga nelle vie limitrofe. Nel corso del sopralluogo eseguito da personale del Nucleo Operativo e della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Milano, venivano repertati alcuni mozziconi di sigaretta, uno dei pendenti che indossava la donna, il sasso utilizzato come arma impropria ed un capello nero. Tali reperti, oltre ai tamponi vaginali e ai vestiti indossati dalla vittima al momento dei fatti, venivano inviati al R.I.S. di Parma per gli accertamenti biologici e all’estrazione di un eventuale profilo genetico. Estratto un profilo DNA maschile si era accertato che era lo stesso  ricavato da due reperti (un mozzicone di sigaretta e le tracce biologiche presenti sul tampone vaginale). Tuttavia, non essendo emersi ulteriori  elementi nel corso delle indagini, il procedimento penale veniva archiviato. Il 30 novembre 2020 (a distanza di 14 anni), il R.I.S. di Parma ha comunicato che la Banca Dati Nazionale DNA (istituita con la Legge 30 giugno 2009, n. 85, con cui l’Italia ha aderito al Trattato di Prüm del 2005, ma divenuta operativa a partire dal mese di gennaio 2017) aveva accertato una concordanza positiva o match tra il profilo DNA maschile tipizzato attraverso gli accertamenti biologici eseguiti sui reperti rinvenuti sulla scena del crimine con quello estrapolato da un tampone salivare eseguito all’indagato presso la Casa Circondariale di Milano San Vittore (ove si trovava ristretto nel 2017 poiché responsabile di furto e  scarcerato). A quel punto i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Milano Porta Monforte, a seguito della riapertura delle indagini e di una complessa attività investigativa, anche di tipo tecnico, coordinata dal  Procuratore Aggiunto Dott.ssa Mannella e diretta dal Sostituto Procuratore  Dott.ssa Menegazzo, hanno avviato serrate ricerche che hanno consentito di rintracciare l’indagato e di associarlo al carcere. L’attività d’indagine ha permesso, infine, da un lato di apprezzare il funzionamento e l’efficacia della Banca Dati Nazionale del DNA quale strumento di indagine all’avanguardia per la magistratura e le Forze di Polizia, sia sul piano tecnologico sia sulla certezza e sicurezza dei dati sensibili, utilizzabile nella ricerca delle persone scomparse, nella risoluzione dei delitti irrisolti e nella cooperazione internazionale di polizia, dall’altro di confermare il ruolo sempre maggiore rivestito dalla genetica forense e dalla biologia applicata al mondo delle investigazioni.

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