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Igor, stroncato da un “gioco” virtuale

Igor Maj, 14 anni, residente con papà Ramon, mamma Marianna e due fratellini in viale Corsica, è stato trovato morto nella sua cameretta lo scorso 6 settembre. Soffocato dalla corda di arrampicata che usava per allenarsi (era campione di arrampicata under 14) legata al letto a castello. Un suicidio però diverso dagli altri, non una morte cercata o voluta da un adolescente in pena. Una morte arrivata solo per seguire una “challenge” mortale su web, un “gioco” virtuale che si trasforma in reale per le povere vittime: il blackout. La notizia diventa pubblica per volere dei genitori di Igor, perché non succeda più. Eppure Igor era un ragazzino a modo, sportivo, pieno di vita e di amici, sempre sorridente e trascinatore. Non un “nerd” rinchiuso nella sua cameretta. Era un  bambino fortunato con due genitori sportivi, il papà è uno dei mitici Ragni di Lecco, con due genitori che lo seguivano, che gli parlavano di tutto e che – come hanno detto loro stessi sui social – gli avevano spiegato tutti i pericoli della droga, dell’alcol, del motorino…ma a questo non erano arrivati. E allora questi due genitori infinitamente addolorati e disperati per la morte assurda del loro figlio hanno deciso di ricordarlo in modo positivo e di esortare gli altri genitori di adolescenti a parlare ancora più di come hanno fatto loro con i figli. Ogni tanto spegniamo i telefonini e guardiamoci negli occhi. Abbracciamoci e baciamoci. Litighiamo e picchiamoci anche. E controlliamo gli accessi al web dei nostri figli senza paura di “invadere” la loro privacy, senza far pesare questo gesto che deve diventare “normale”. Anche noi allontaniamo il cellulare dalla tavola, dal letto, dalla doccia quando siamo in casa. Proviamoci. Sono una mamma di una quattordicenne e sono sconvolta.

Editoriale a cura di Laura Marinaro

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