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Global Sumud Flotilla: 23 navi intercettate dalle Idf, gli attivisti sono in buone condizioni e verranno rimpatriati a breve

La Marina israeliana intercetta 23 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla dirette a Gaza: tra i fermati anche italiani e Greta Thunberg, tutti in buone condizioni e in attesa di rimpatrio.

Global Sumud Flotilla: 23 navi intercettate dalle Idf, gli attivisti sono in buone condizioni e verranno rimpatriati a breve

Ieri sera le prime notizie dalle Flotilla, ormai in procinto delle coste di Gaza.

Ieri sera tarda su Telegram la missione umanitaria ha affermato che le forze di difesa israeliane abbiano commesso “aggressioni attive contro la Global Sumud Flotilla. La nave Florida è stata deliberatamente speronata in mare“. Alcune barche sono inoltre state colpite con getti di idranti.  La missione umanitaria sostiene sul social: “Questi attacchi illegali contro navi umanitarie disarmate costituiscono un crimine di guerra. Tutti i passeggeri a bordo sono illesi”. Delle barche che componevano la Flotilla, 19  sono state intercettate, mentre 23 continuano verso Gaza. Tra quelle bloccate la Morgana, su cui viaggiavano il senatore del Movimento Cinque Stelle Marco Croatti e la europarlamentare Avs Benedetta Scuderi. In totale gli italiani bloccati sono 22, mentre altri 23 sono in navigazione verso Gaza e altri due sembra abbiano variato la rotta puntando verso Cipro.

Gli attivisti intercettati sono ora in viaggio verso Israele, dove avverranno le procedure di espulsione verso l’Europa, afferma il ministro degli Esteri israeliani, pubblicando poi delle foto in cui si possono osservare gli attivisti sani e salvi e sorridenti. In una delle foto spicca Greta Thunberg, che appare fisicamente provata ma in buone condizioni.

In merito,  il ministro degli Esteri Tajani ha sostenuto in merito: “Al momento sarebbero 22 gli italiani fermati. Continuiamo a monitorare la situazione. Su mie istruzioni, il Consolato a Tel Aviv e il Consolato Generale a Gerusalemme assisteranno tutti gli italiani, sia al porto sia nelle procedure di rimpatrio. Già da questa notte i due Consolati sono in contatto con i legali dei cittadini italiani imbarcati. Secondo le informazioni disponibili, raccolte attraverso l’Unità di Crisi, che sta seguendo passo dopo passo la situazione, tutti i nostri connazionali sono in buone condizioni”. Il ministro aggiunge poi: “Avevo ripetutamente parlato con il Ministro israeliano Sa’ar, chiedendo di evitare azioni aggressive. Sono sollevato dal constatare che le regole di ingaggio siano state rispettate e che fino a questo momento non si registrino atti di violenza o complicazioni nelle operazioni delle forze israeliane.” Tajani conferma inoltre che i primi rimpatri potrebbero avvenire già venerdì.

Alcune barche della missione umanitaria , nonostante gli ostacoli presentati dalla Marina israeliana, stanno ancora cercando di raggiungere le coste. Tramite i social la Flotilla afferma inoltre: “Anche se solo una di queste imbarcazioni raggiungesse Gaza, raggiungerebbe l’obiettivo di rompere l’assedio”. Altre barche partiranno nei prossimi giorni dalla Sicilia con il medesimo obiettivo di raggiungere la striscia. Riguardo le imbarcazioni ancora in viaggio, Tajani avvisa: “Secondo quanto appreso dalla nostra Ambasciata a Tel Aviv, la Marina israeliana ha impiegato più di 16 navi nell’operazione, che si concluderà nella giornata di oggi, per le precauzioni adottate per evitare incidenti. Al porto ad Ashdod i membri della Flotilla verranno identificati e fermati, per poi essere trasferiti con voli charter in Europa”.

L’intervento della Marina israeliana, benché relativamente pacifico, è stato condannato dall’Iran come un atto terroristico. Il portavoce del ministero degli esteri iraniano ha definito infatti l’intervento di Israele “una chiara violazione dei principi internazionali e un atto di terrorismo”, e ha supportato gli attivisti della flotilla ed esortando la comunità internazionale ad adottare misure immediate di conseguenza. Il ministro ha inoltre incitato i governi a trovare un modo per porre fine al genocidio nella Palestina occupata.

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