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Milano, tranviere uccisa dal compagno

«Ho sparato alla mia compagna, arrestatemi». Nella notte tra sabato e domenica Antonio Vena, quarantasettenne di Trucazzano, alle porte di Milano, si è presentato alla caserma dei carabinieri di Cassano D’Adda e ha confessato di aver ucciso Alessandra Cità, la sua compagna da nove anni nella villetta dove lei lo ospitava per la quarantena. La donna, 47 anni, lavorava come tranviere per l’Atm a Milano ed era molto conosciuta e amata dai colleghi. A quanto raccontato dall’omicida, che poi è risultato essere stato segnalato in passato per maltrattamenti nei confronti della ex moglie in Trentino (dove lavora in transferta per una ditta di serramenti, ndr) Alessandra aveva intenzione di troncare la loro relazione ma aveva accettato di dividere il periodo della quarantena insieme a lui. Forse per la convivenza forzata forse per motivi passionali come ha detto l’uomo, nella notte di sabato, probabilmente dopo una violenta lite, Antonio ha preso un fucile a pompa che la donna deteneva in casa legalmente e le ha sparato mentre dormiva. Poi è andato dai carabinieri a costituirsi. i militari giunti a casa hanno verificato purtroppo che la poveretta giaceva esanime in un lago di sangue con un foro sulla testa compatibile con l’arma detenuta dal Vena. L’uomo è stato quindi arrestato e portato nel carcere milanese di San Vittore. le indagini per ricostruire la vicenda sono tuttora in corso.

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