Ergastolo ad Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano
La sentenza della Corte d'Assise di Milano nel giorno contro la violenza sulle donne: un caso che scuote l’Italia e richiama all'urgenza di prevenire i femminicidi.
Ergastolo ad Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano.
Milano – Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Corte d’Assise di Milano ha emesso una sentenza che rappresenta un simbolo di giustizia: Alessandro Impagnatiello, 31 anni, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, una donna di 29 anni incinta al settimo mese del loro figlio, Thiago. La condanna include anche tre mesi di isolamento diurno e il risarcimento economico alla famiglia della vittima, segnando una conclusione significativa in uno dei processi più seguiti degli ultimi anni.
Un processo lungo e doloroso
Il verdetto è stato pronunciato dopo un processo durato 13 udienze, iniziato a gennaio 2024. La giudice Antonella Bertoja, presidente della Corte, ha letto la sentenza che ha riconosciuto Impagnatiello colpevole di omicidio volontario, premeditato e aggravato dalla crudeltà e dalla relazione di convivenza con la vittima. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, includendo 18 mesi di isolamento, una pena parzialmente accolta dai giudici.
L’imputato, definito durante il processo come un uomo “narcisista, psicopatico e bugiardo” dagli esperti forensi, ha mantenuto un atteggiamento impassibile durante la lettura della sentenza. Per i familiari di Giulia, invece, il momento è stato straziante ma liberatorio. “Non esiste vendetta”, ha detto in lacrime la madre di Giulia, Loredana Femiano, sottolineando il dolore irreparabile per la perdita della figlia e del nipote.
Un crimine efferato
I dettagli del delitto hanno sconvolto l’opinione pubblica. Il 27 maggio 2023, nella loro abitazione a Senago, nel Milanese, Impagnatiello ha colpito Giulia con 37 coltellate, principalmente al collo e al torace. Quel giorno, Giulia aveva affrontato l’uomo dopo aver incontrato la sua amante, scoprendo ulteriori menzogne. Tornata a casa, sarebbe stata vittima di un “agguato” mortale, come descritto dagli inquirenti. Dopo l’omicidio, l’uomo ha tentato di bruciare il corpo per due volte, fallendo, e lo ha poi nascosto in un’intercapedine a poche centinaia di metri dall’abitazione.
L’agghiacciante ricostruzione del delitto ha rivelato ulteriori dettagli inquietanti: Impagnatiello aveva tentato per mesi di avvelenare Giulia con del topicida. La freddezza dell’imputato, paragonata a quella di uno “scacchista” che pianifica ogni mossa, ha lasciato un segno indelebile nelle aule del tribunale.
Le reazioni della famiglia e della società
La famiglia Tramontano, profondamente segnata dal lutto, ha preso parte a un flashmob fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano, portando uno striscione con la foto di Giulia e un messaggio toccante: “Mai più violenza”. La sorella Chiara Tramontano ha sottolineato la necessità di un’azione collettiva per prevenire questi crimini, partendo dall’educazione familiare e sociale.
Chiara ha evidenziato due aspetti cruciali: l’importanza di insegnare il rispetto nelle famiglie e nelle scuole, e il bisogno di supportare le donne in difficoltà economica e sociale, offrendo vie d’uscita sicure per chi si trova intrappolato in relazioni pericolose. “La libertà deve essere una possibilità concreta per ogni donna”, ha dichiarato.
Un monito contro la violenza di genere
La condanna di Impagnatiello non è solo una risposta alla famiglia di Giulia, ma un richiamo per l’intera società sulla gravità della violenza di genere. La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha ribadito l’importanza di combattere questa piaga con un approccio basato su tre principi: proteggere, prevenire e perseguire. “Ogni femminicidio porta con sé una scia terribile di dolore – ha dichiarato – e la giustizia non deve mai sottovalutare la gravità di questi delitti”.
Il cammino verso il cambiamento
Il caso di Giulia Tramontano e la sentenza per il suo assassino rappresentano un passo avanti nella lotta contro la violenza sulle donne, ma evidenziano anche quanto resti da fare. L’educazione al rispetto, il rafforzamento delle reti di supporto per le vittime e una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sono strumenti essenziali per prevenire tragedie simili in futuro.
Il ricordo di Giulia e del piccolo Thiago continuerà a vivere come simbolo di questa battaglia. La famiglia, nel dolore, ha lanciato un messaggio di speranza e responsabilità: che la società sappia proteggere e rispettare ogni donna, affinché non vi sia mai più un’altra vittima da piangere.
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