Due giovani vite spezzate: violenza e accoltellamenti tra coetanei a Bergamo e Castelfranco Veneto.
Riccardo Claris, 26 anni, ucciso in una lite tra tifosi; Lorenzo Cristea, 20 anni, accoltellato fuori da una discoteca. Due tragedie che riaccendono l’allarme sulla violenza giovanile in Italia.
Due giovani vite spezzate: violenza e accoltellamenti tra coetanei a Bergamo e Castelfranco Veneto.
Riccardo Claris, 26 anni, ucciso in una lite tra tifosi; Lorenzo Cristea, 20 anni, accoltellato fuori da una discoteca. Due tragedie che riaccendono l’allarme sulla violenza giovanile in Italia.
Riccardo Claris e Lorenzo Cristea: due nomi, due storie tragicamente simili, due giovani uccisi a coltellate da coetanei in episodi di violenza esplosa all’improvviso e con una ferocia disarmante. Due drammi che si consumano a centinaia di chilometri di distanza, ma che pongono lo stesso interrogativo: cosa sta succedendo tra i giovani?
A Bergamo, nella notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio, Riccardo Claris, 26 anni, laureato in Economia, calciatore dilettante e tifoso dell’Atalanta, è morto con una coltellata alla schiena. Il suo presunto assassino è Jacopo De Simone, 18 anni, incensurato, che avrebbe agito – secondo la sua versione – per difendere il fratello gemello durante una lite tra tifosi. Tutto sarebbe nato da cori da stadio all’esterno di un bar di Borgo Santa Caterina, degenerati poi in uno scontro fisico sotto casa dell’aggressore, in via Ghirardelli. De Simone è salito nella sua abitazione e ne è uscito con un coltello da cucina in ceramica, con cui ha inferto un solo, fatale fendente. Fermato sul posto, si è consegnato ai carabinieri. Sul luogo della tragedia, ancora visibili le tracce di sangue e i fiori lasciati dai residenti. L’intera città è sotto shock, e la sindaca Elena Carnevali ha parlato di “fatto gravissimo” e di “disagio profondo”.
Poche ore più tardi, a Castelfranco Veneto (Treviso), un’altra rissa si è conclusa nel sangue. All’alba di domenica, fuori dalla discoteca Baita al Lago, un accoltellamento ha causato la morte di Lorenzo Cristea, 20 anni, romeno residente a Trebaseleghe (Padova). Un secondo ragazzo, 22enne di Zero Branco, è stato ferito gravemente ed è tuttora ricoverato in terapia intensiva. Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, la rissa avrebbe coinvolto due gruppi di giovani, uno di origine nordafricana e uno italo-romeno, e sarebbe scoppiata al momento della chiusura del locale. In serata, due giovani sono stati arrestati: uno con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, l’altro per rissa aggravata. Altri sette ragazzi sono stati denunciati. Anche in questo caso, la comunità è scossa, e la sindaca di Trebaseleghe, Antonella Zoggia, ha lanciato un appello: “Non possiamo e non vogliamo restare indifferenti. L’escalation di violenza tra giovani ci impone una riflessione seria e urgente”.
Due episodi diversi, accomunati però da un filo rosso inquietante: la banalità delle cause che li hanno scatenati, la rapidità con cui si è passati da parole a lame, la giovane età di vittime e aggressori. La violenza, sempre più spesso, si insinua nei momenti di svago, tra locali, stadi e discoteche, e diventa lo sbocco di frustrazioni, rivalità, tensioni sociali e personali che sembrano trovare sfogo solo nel conflitto fisico.
Le famiglie di Riccardo e Lorenzo piangono due figli strappati alla vita, e l’Italia si interroga su cosa possa arginare una deriva che, ormai, non è più eccezione ma fenomeno. Le parole delle istituzioni locali mettono a fuoco un vuoto educativo, un disagio relazionale, la mancanza di spazi di ascolto e prevenzione. Ma servono azioni concrete, non solo riflessioni.
Perché la morte di due giovani, in un solo fine settimana, non sia solo cronaca nera, ma il punto di partenza per un cambiamento reale.
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