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Delitto di Garlasco, riemerge un vecchio sms di Paola Cappa: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”.

A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia riapre il caso: 280 messaggi di Paola Cappa al vaglio degli inquirenti. Perquisizioni, nuove analisi sul DNA e un martello trovato in un canale riaccendono i riflettori sul delitto.

Delitto di Garlasco, riemerge un vecchio sms di Paola Cappa: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”.

A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia riapre il caso: 280 messaggi di Paola Cappa al vaglio degli inquirenti. Perquisizioni, nuove analisi sul DNA e un martello trovato in un canale riaccendono i riflettori sul delitto.

Garlasco – A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia riporta sotto i riflettori il delitto di via Pascoli. Stavolta al centro dell’attenzione ci sono una serie di messaggi sms inviati da Paola Cappa, cugina della vittima, ad un amico milanese, tra cui spicca uno che potrebbe riaprire scenari inquietanti: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Un’affermazione ambigua, che lascia spazio a molte interpretazioni e che ora è ufficialmente agli atti della nuova indagine.

Gli sms e le intercettazioni

I messaggi – circa 280 – sono stati recuperati dalla Procura e fanno parte del materiale investigativo riesaminato nel contesto della riapertura del caso, avviata dopo una relazione difensiva presentata dagli avvocati di Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara. Secondo quanto rivelato dal settimanale Giallo, quegli sms, risalenti all’epoca dei fatti, contengono conversazioni tra Paola Cappa e un amico in cui si fanno ipotesi e supposizioni sugli sviluppi dell’indagine, con toni talvolta enigmatici.

A questi si aggiungono le intercettazioni telefoniche coeve, tra cui una telefonata di Paola alla nonna in cui esprime disagio per la presenza in casa dei genitori di Chiara, la cui abitazione era allora sotto sequestro. “Guarda nonna che se io e la Stefania siamo ridotte così, è per questa storia qua”, si sente dire a Paola, riferendosi probabilmente al clima familiare pesantemente segnato dalla tragedia.

Il dragaggio del canale e il misterioso martello

Il 14 maggio i Carabinieri, supportati da Vigili del fuoco e Protezione civile, hanno dragato un canale nei pressi dell’abitazione un tempo appartenente alla nonna delle gemelle Cappa, Stefania e Paola. La perlustrazione è avvenuta sulla base della testimonianza indiretta di una persona che avrebbe appreso da terzi che una donna – ritenuta Stefania Cappa, mai indagata – avrebbe gettato un oggetto metallico nel corso d’acqua.

Tra gli oggetti recuperati figura un martello, che sarà ora sottoposto a perizie: potrebbe trattarsi della stessa arma del delitto, compatibile con le lesioni riscontrate sul corpo della vittima e mai ritrovata. Ma trattandosi di un oggetto comune, gli inquirenti mantengono la massima cautela.

Il nodo del DNA e l’incidente probatorio

Nella giornata di oggi, 16 maggio, è atteso a Palazzo di Giustizia di Pavia il conferimento dell’incarico ai consulenti della Procura per esaminare le tracce di DNA trovate sotto le unghie della vittima. Sarà il giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli a formulare i quesiti a cui dovranno rispondere i periti della Polizia Scientifica di Milano, Denise Albani e Domenico Marchigiani.

La compatibilità del DNA sarà confrontata con il profilo genetico di Andrea Sempio e con altri soggetti potenzialmente coinvolti. Questo passaggio sarà cruciale per stabilire la rilevanza delle nuove prove biologiche emerse nei mesi scorsi.

Le “gemelle K” e i dubbi mai sopiti

Nonostante non siano mai state formalmente indagate, Paola e Stefania Cappa – ribattezzate dalla stampa le “gemelle K” – sono state fin dall’inizio figure discusse nell’ambiente mediatico. L’episodio del fotomontaggio lasciato davanti alla villetta insieme a un mazzo di fiori subito dopo il delitto alimentò dubbi e sospetti.

Alcune testimonianze raccolte all’epoca evidenziarono inoltre tensioni interne alla famiglia Poggi. Una collega di Chiara raccontò che la vittima le aveva confidato un clima difficile, in parte legato a problemi di salute di una delle cugine. Altri elementi emersi di recente confermano che i rapporti con gli zii erano tesi, anche a causa della drammatica convivenza forzata dopo il delitto.

Nel corso delle indagini, entrambe hanno fornito tuttavia alibi ritenuti solidi: Paola era immobilizzata a letto per un intervento alla gamba, mentre Stefania ha raccontato di essere rimasta in casa a studiare, poi di aver pranzato e infine di essersi recata in piscina, orari e spostamenti confermati anche da amici e familiari.

A rafforzare la distanza dalle accuse, i tabulati telefonici confermano che tra le gemelle Cappa e Andrea Sempio non vi furono mai contatti né prima né dopo il delitto.

Un caso senza fine?

Nonostante la condanna definitiva per Alberto Stasi, l’ombra del dubbio continua ad aleggiare sul delitto di Garlasco. Le nuove indagini, avviate nel 2023, non sembrano tanto finalizzate a riaprire il processo contro Stasi quanto piuttosto a fare piena luce su elementi mai chiariti. Il recupero di vecchi messaggi, il ritrovamento del presunto martello e l’analisi del DNA potrebbero riscrivere, in parte, la storia di uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana.

Per ora resta una sola certezza: a quasi due decenni dalla tragica morte di Chiara Poggi, la verità continua a sfuggire e l’interrogativo più grande resta ancora irrisolto.

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