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Crema, minacce continue e persecuzioni alla sua ex: misure cautelari per albanese 35enne

Il Commissariato P.S. di Crema nei giorni scorsi ha dato esecuzione alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, emesso dal GIP del Tribunale di Cremona, nei confronti di un cittadino Albanese di anni 35 residente a Crema resosi responsabile del reato previsto dall’art. 612 bis c.p. (Atti Persecutori) nei confronti dell’ex fidanzata.

Il provvedimento veniva adottato al termine di una complessa e mirata attività d’indagine svolta dal Commissariato a seguito della querela presentata dalla donna che presso questi Uffici denunciava di subire condotte persecutorie da alcuni anni dall’ex fidanzato, pregiudicato per reati di varia natura tra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti.

I comportamenti illeciti consistiti in aggressioni, ingiurie ed umiliazioni avvenivano per strada o nelle vicinanza dell’abitazione della donna provocando un fondato timore per la propria incolumità e quella della sua famiglia, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita e  limitando quindi le frequentazioni e le uscite di casa che avvenivano sempre in compagnia di famigliari.

L’ultimo episodio, determinante a convincere la vittima a rivolgersi alla Polizia, avveniva alla fine di gennaio del c.a. momento in cui l’indagato si faceva trovare sotto casa della persona offesa e dopo aver atteso il suo arrivo, minacciava pesantemente lei ed il fratello.

La persona offesa dopo aver subito per anni questo genere di condotte, stremata dalla situazione ormai irrisolvibile, si faceva coraggio e richiedeva l’intervento del Commissariato per aver un aiuto.

Le investigazioni svolte da questo Ufficio permettevano di acquisire elementi comprovanti le responsabilità dell’indagato nelle vicende in questione; veniva attivata la prevista procedura denominata “CODICE ROSSO” che consentiva all’A.G. di emettere in breve tempo la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Visto il crescendo delle condotte poste in essere dall’indagato, sempre più gravi e pericolose, si ritiene che il provvedimento restrittivo abbia evitato ulteriori fatti criminosi a danno della donna.

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