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Alberto Stasi ottiene la semilibertà: il Tribunale di Milano accoglie la richiesta dei legali

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi nel 2007. Potrà lavorare e svolgere attività di reinserimento sociale.

Alberto Stasi ottiene la semilibertà: il Tribunale di Milano accoglie la richiesta dei legali

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, la semilibertà. La decisione è arrivata l’11 aprile 2025, a seguito di un procedimento complesso che ha visto confrontarsi la difesa del detenuto e la Procura generale di Milano, rappresentata dalla sostituta procuratrice generale Valeria Marino.

Si tratta di un passaggio fondamentale nel percorso detentivo del 41enne, già ammesso al lavoro esterno dal 2023, e che ora potrà trascorrere gran parte della giornata fuori dal carcere, non solo per attività professionali ma anche per iniziative formative e di reinserimento sociale, come previsto dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario.

La decisione della Sorveglianza

Durante l’udienza del 9 aprile, la Procura aveva chiesto il rigetto dell’istanza avanzata dai legali Giada Bocellari e Antonio de Rensis, evidenziando un elemento ritenuto rilevante: l’intervista televisiva rilasciata da Stasi al programma “Le Iene” il 22 marzo, durante un permesso premio. Il servizio è andato in onda il 30 marzo, ma secondo l’accusa, Stasi non avrebbe chiesto l’autorizzazione al magistrato di sorveglianza, contravvenendo alle prescrizioni imposte durante i permessi.

Tuttavia, i giudici della Sorveglianza — Federica Gentile, Maria Paola Caffarena e due esperti — hanno ritenuto che l’intervista non costituisse una violazione sufficiente per negare la semilibertà. Anzi, dalle relazioni carcerarie è emersa una valutazione positiva del percorso intrapreso da Stasi, sia sotto il profilo comportamentale che in termini di adesione al programma di trattamento previsto dall’istituto penitenziario.

Anche il direttore del carcere di Bollate ha dichiarato in un documento agli atti che durante il permesso premio non sono state riscontrate infrazioni. L’intervista, ha precisato, è stata registrata nei limiti temporali del permesso concesso, e non ha violato alcuna prescrizione formale.

Cosa prevede la semilibertà: norme e applicazione

La semilibertà è una delle misure alternative alla detenzione previste dalla legge penitenziaria italiana. È disciplinata dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario e consente al condannato di uscire dal carcere per alcune ore della giornata per svolgere attività lavorative, formative o socialmente utili, rientrando in istituto la sera. Il tutto avviene sotto la responsabilità del direttore del carcere e con un programma di trattamento ben definito.

Nel caso di Alberto Stasi, questa misura rappresenta una naturale evoluzione del percorso già avviato nel 2023, quando ha ottenuto l’autorizzazione al lavoro esterno. Da allora, lavora quotidianamente come contabile presso un’azienda milanese, tornando in cella ogni sera.

Ora, grazie alla semilibertà, Stasi potrà partecipare anche ad attività di reinserimento sociale e formazione personale, ampliando i confini della propria vita quotidiana al di fuori dell’ambiente carcerario.

Verso la fine della pena: scenari futuri

Stasi è stato condannato in via definitiva nel dicembre 2015 a 16 anni di reclusione. Dopo quasi dieci anni di carcere, il suo percorso detentivo si avvia verso la fase conclusiva. In base alle norme sulla liberazione anticipata per buona condotta, il termine della pena, formalmente previsto per il 2030, potrebbe ridursi al 2028.

Inoltre, la concessione della semilibertà apre la strada a ulteriori misure, come l’affidamento in prova ai servizi sociali, che potrebbe essere richiesto nei prossimi mesi. Se approvato, questa misura consentirebbe a Stasi di scontare il residuo della pena fuori dal carcere, sotto la supervisione degli operatori dei servizi sociali, con l’obbligo di lavori socialmente utili e un programma di reinserimento ancora più ampio.

L’ombra del caso Sempio: un nuovo indagato 

Parallelamente all’evoluzione della situazione penale di Stasi, resta viva l’attenzione su un nuovo sviluppo nel caso Garlasco: la posizione di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. Da tempo al centro di attenzioni mediatiche e legali, Sempio è indagato dalla Procura di Pavia per omicidio in concorso.

L’interesse di Stasi e dei suoi difensori nei confronti di questa pista alternativa non è mai venuto meno. Già in passato la difesa aveva chiesto di riaprire il caso alla luce di nuovi elementi, come tracce genetiche trovate sul pc della vittima e analisi investigative che sollevavano dubbi sulla responsabilità esclusiva di Stasi.

Per ora, il fascicolo su Sempio è ancora oggetto di indagini e non ha portato ad alcuna revisione del processo. Tuttavia, l’eventuale evoluzione giudiziaria potrebbe riaprire un capitolo che, per molti, non è mai stato del tutto chiuso.

Un caso che divide ancora l’opinione pubblica

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Fin dal giorno del ritrovamento del corpo, nella villetta di famiglia a Garlasco, l’attenzione mediatica è rimasta altissima, trasformando il processo in un simbolo delle difficoltà del sistema giudiziario di fronte a indagini complesse e carenti di prove.

La condanna di Stasi è arrivata dopo otto anni di indagini e tre gradi di giudizio, al termine di un percorso lungo e tormentato, segnato da assoluzioni, annullamenti e nuove perizie. Ancora oggi, a quasi vent’anni dai fatti, il dibattito sull’effettiva responsabilità di Stasi resta aperto in parte dell’opinione pubblica.

La concessione della semilibertà ad Alberto Stasi rappresenta un momento decisivo, non solo nella sua vicenda personale, ma anche nella storia di uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi decenni. Dopo quasi dieci anni trascorsi in carcere, Stasi potrà riacquistare spazi di libertà e continuare il suo percorso di reinserimento, mentre si avvicina il termine della sua pena.

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