A Cutro è una strage di bambini. Il bilancio delle vittime sale a 79
Recuperati i corpi di altre persone, due sono bambini
A Cutro è una strage di bambini. Il bilancio delle vittime sale a 79.
Dopo due settimane dalla tragedia di Cutro, il mare continua a restituire i corpi delle vittime. È uno strazio senza fine.
Lo si legge negli occhi dei soccorritori, stremati dalla ricerca tra le acque della costa crotonese. Lo si legge nella disperazione dei parenti delle vittime e dei sopravvissuti, ormai rassegnati a vedere salire ancora il conto di chi non ce l’ha fatta.
In mattinata, a Praialonga, un paio di chilometri a nord dalla spiaggia del naufragio, vengono recuperati altri due corpi: un bambino piccolo e un uomo. Il primo, sulla cui età, dopo 15 giorni tra le acque, si possono solo azzardare supposizioni, è stato trovato in mare. L’uomo, invece, sulla spiaggia.
Ma non è finita qui. “Poco prima di mezzogiorno” – scrivono le agenzie di stampa – viene trovato un altro corpo, il 79esimo. Ancora un bambino. Anche in questo caso difficile individuare l’età: “La salma è in pessime condizioni”, dicono i soccorritori.
Ieri, nelle stesse ore della manifestazione che ha visto arrivare a Cutro migliaia di persone per dire “Basta alla strage dei migranti”, erano stati rinvenuti altri corpi, tra cui quello di una bambina senza nome e senza nessun parente che la reclami.
Intanto, nei rapporti settimanali sull’immigrazione inviati al governo italiano, gli 007 abbozzano stimano in almeno 685mila il numero di persone presenti nei campi di detenzioni libici.
È la stessa cifra che circola da giorni nei tavoli interministeriali chiamati ad occuparsi del tema. In tutto il 2022, anche a causa della pandemia, gli arrivi erano stati solo 104mila. La stima sui possibili arrivi sarebbe, dunque, quasi sette volte superiore.
“Riallacciati i contatti col barcone alla deriva con 47 persone a bordo in arrivo dalla Libia. Sono esausti e ancora in mare, a combattere il vento e le condizioni meteorologiche avverse”, scrive su Twitter Alarm Phone. L’emergenza continua.
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