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12 dicembre 2025, Cgil in piazza contro la Manovra 2026: l’Italia si ferma per lo sciopero generale.

Dai trasporti alla scuola, dalla sanità alla logistica: 24 ore di mobilitazione in tutto il Paese. Cortei affollati, Landini guida la protesta a Firenze e rilancia le richieste su salari, pensioni e fisco.

12 dicembre 2025, Cgil in piazza contro la Manovra 2026: l’Italia si ferma per lo sciopero generale.

Stop dalle fabbriche alle scuole, dagli ospedali ai trasporti. È una giornata di fortissima mobilitazione sociale quella di venerdì 12 dicembre 2025, con la Cgil che ha proclamato uno sciopero generale di 24 ore contro la Manovra di bilancio 2026, definita dal segretario generale Maurizio Landini “ingiusta” e “balorda”. La protesta coinvolge tutti i settori, pubblici e privati, con l’unica eccezione del trasporto aereo – già interessato da uno sciopero proclamato per il 17 dicembre – e del personale Atac a Roma, che aveva incrociato le braccia pochi giorni fa.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: ottenere aumenti di salari e pensioni, bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile, contrastare la precarietà dilagante, riformare il fisco in senso progressivo e aumentare gli investimenti in sanità, istruzione, politiche industriali e del terziario. Una piattaforma che la Cgil definisce “sociale” e non “identitaria” o “politica”, ma che inevitabilmente si scontra con le scelte del governo Meloni sulla legge di Bilancio.

La mappa della protesta: cortei da Nord a Sud, Landini a Firenze

Le manifestazioni attraversano l’intera penisola, trasformando lo sciopero in una giornata di piazze e cortei. La “piazza simbolo” scelta da Landini è Firenze: il segretario generale guida il corteo partito alle 9 da piazza Santa Maria Novella, diretto in piazza del Carmine, dove tiene il comizio conclusivo. La scelta del capoluogo toscano è politica e simbolica insieme: una città con una forte tradizione sindacale e un tessuto produttivo in cui si intrecciano industria, servizi e lavoro pubblico.

A Genova la mobilitazione parte dalla Stazione Marittima, con un lungo corteo che attraversa il centro cittadino fino alla Prefettura in Largo Lanfranco, dove interviene il dirigente nazionale Giuseppe Gesmundo. A Ferrara il concentramento è fissato in piazzale Medaglie d’Oro, con corteo e comizio conclusivo in centro. A Napoli il concentramento è in piazza del Gesù alle 9, per poi concludersi in piazza Municipio con l’intervento del segretario confederale Luigi Giove.

La geografia della mobilitazione è fitta: a Cagliari la manifestazione si apre in Piazza del Carmine; a Bari il punto di ritrovo è Piazza Massari, con comizio finale in Piazza Libertà; ad Ancona il corteo parte da piazza del Crocifisso per terminare in piazza del Papa. A Brescia la Cgil si ritrova alla fermata metro di San Faustino, con arrivo in Piazza Paolo VI, mentre a Roma la manifestazione è partita alle 9 da Piazza Vittorio Emanuele II, per concludersi lungo via dei Fori Imperiali. In parallelo, piazze e iniziative si moltiplicano in Piemonte, in Emilia-Romagna, in Liguria, in Campania, in Sicilia, in Sardegna, con cortei regionali o territoriali che ribadiscono, declinandole sul territorio, le stesse rivendicazioni nazionali.

Trasporti sotto pressione: treni, bus e metro nella giornata di sciopero

Il fronte più visibile per cittadini e pendolari è quello dei trasporti. Nel settore ferroviario lo sciopero riguarda tutto il personale del Gruppo Fs Italiane, in una fascia oraria che va dalle 00.01 alle 21 di oggi. Sono garantiti i treni a lunga percorrenza, secondo gli accordi con le aziende (Trenitalia, Italo, Ntv), mentre per il trasporto regionale di Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord vengono assicurati i servizi essenziali nelle fasce 6–9 e 18–21. Le aziende ricordano che cancellazioni e ritardi possono verificarsi anche prima e dopo gli orari ufficiali di agitazione, con effetti a catena sulla circolazione.

Il trasporto pubblico locale vive una situazione molto differenziata da città a città, nel rispetto delle fasce di garanzia. A Milano, Atm comunica la chiusura della linea M3 della metropolitana dopo le 8.45, con riapertura nel pomeriggio, dopo le 15, mentre le linee M1, M2, M4 e M5 restano in funzione. In superficie molte linee di bus e tram subiscono deviazioni per consentire il passaggio del corteo partito da Porta Genova. Anche le stazioni di Milano Centrale, Porta Garibaldi e Rogoredo registrano cancellazioni e ritardi, soprattutto sui regionali.

A Torino il Gruppo torinese trasporti garantisce il servizio urbano-suburbano e la metropolitana nelle fasce 6–9 e 12–15, mentre i servizi extraurbani e la linea cooperativa Ciriè–Ceres sono assicurati da inizio servizio alle 8 e dalle 14.30 alle 17.30. A Venezia Actv assicura i servizi minimi di navigazione e alcune corse traghetto, mentre bus e tram sono garantiti nella fascia del mattino dalle 6 alle 8.59 e in quella pomeridiana dalle 16.30 alle 19.29.

Firenze vive una giornata di mobilitazione doppia, in piazza e sui binari. La tramvia è coperta da fasce di garanzia tra le 6.30 e le 9.30 e tra le 17 e le 20, mentre le corse dei bus di Autolinee Toscane sono assicurate nella primissima mattinata, fra le 4.15 e le 8.14, e a metà giornata fra le 12.30 e le 14.29.

A Napoli, nella prima parte della mattinata, la città regge l’urto dello sciopero senza disagi pesanti per i pendolari. Alcune corse regionali in arrivo e partenza dalla stazione centrale vengono cancellate, ma la linea 2 della metropolitana gestita da Trenitalia funziona con qualche ritardo sporadico. I treni Eav risultano operativi, anche se alcune corse previste dopo le 10 da Napoli Piazza Garibaldi vengono soppresse. Più tardi, il servizio della linea 1 della metro e delle funicolari di Montesanto e Mergellina viene sospeso, mentre restano operative la linea 6 e la funicolare di Chiaia; la Funicolare centrale viene chiusa per verifiche legate alla sicurezza dell’impianto.

Porti, taxi, autostrade, logistica: lo sciopero nei settori strategici

La mobilitazione coinvolge in modo esteso anche il settore delle infrastrutture e della logistica. Nei porti i lavoratori si fermano per un’intera prestazione giornaliera, garantendo solo i servizi minimi indispensabili legati alla sicurezza delle operazioni e alle esigenze essenziali delle comunità insulari. Nel trasporto marittimo, sui collegamenti con le isole maggiori si registrano ritardi di 24 ore alla partenza delle navi, con esclusione delle linee considerate essenziali. Con le isole minori lo sciopero è in vigore dalle 00.01 alle 24, sempre prevedendo deroghe per i collegamenti fondamentali.

Stop dalle 00.01 alle 24 anche per il rimorchio portuale, l’ormeggio, il battellaggio e il pilotaggio, con la garanzia dei servizi minimi compatibili con la sicurezza in mare e in porto. I taxi osservano uno sciopero di 24 ore, articolato all’interno dei turni, continuando a garantire i servizi minimi, in particolare quelli sanitari e di emergenza.

Gli addetti alla viabilità di autostrade e Anas scioperano per l’intera giornata, con la garanzia delle attività necessarie a mantenere la sicurezza della circolazione stradale. Nel trasporto merci e nella logistica lo sciopero di 24 ore interessa magazzini, trasportatori, corrieri e facchini, ma vengono assicurati i flussi essenziali di beni di prima necessità. Fermi anche gli addetti agli appalti ferroviari, dalle pulizie di treni, stazioni e uffici alla ristorazione e all’accompagnamento dei treni notte, così come gli operatori dell’autonoleggio con e senza conducente, del rent a car, del soccorso stradale, della gestione parcheggi, degli autosilo e dei servizi scuolabus. Per questi ultimi lo sciopero riguarda il solo servizio di ritorno dalle scuole.

Scuola, sanità e pubblica amministrazione: i servizi essenziali restano attivi

Un segmento importante dell’agitazione riguarda il lavoro pubblico, dalle scuole agli ospedali, passando per ministeri, enti locali e servizi territoriali. Nella scuola l’adesione del personale docente e Ata può determinare sospensioni delle lezioni, orari ridotti, chiusure parziali degli istituti, riduzione dei servizi di mensa e di post-scuola. La situazione cambia da città a città: in alcuni centri si registrano chiusure totali, in altri le scuole restano aperte, ma con attività didattiche ridotte o accorpate.

Negli ospedali e nella sanità in generale si applicano le regole previste dalla Legge 146/1990 sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali: restano pienamente garantite le urgenze, i reparti di emergenza, i servizi salvavita e l’assistenza indispensabile, mentre possono subire rinvii o rallentamenti le prestazioni differibili, le visite programmate e alcune attività amministrative.

Anche nel resto della pubblica amministrazione lo sciopero investe uffici, servizi al cittadino e amministrazioni centrali e locali. I Vigili del fuoco osservano un fermo di quattro ore. Sono invece esentati dallo sciopero il personale del Ministero della Giustizia e il settore dell’igiene ambientale, per evitare ricadute sulla raccolta dei rifiuti e sulle condizioni igienico-sanitarie delle città.

Le motivazioni economiche e sociali: salari, pensioni e fisco al centro

Dietro la giornata di protesta non c’è solo il rifiuto della Manovra, ma un vero e proprio impianto alternativo di politica economica e sociale. La Cgil denuncia salari fermi, precarietà in aumento, un carico fiscale e contributivo che grava soprattutto su lavoratori dipendenti e pensionati, mentre – a giudizio del sindacato – la Manovra continua a premiare condoni e misure favorevoli ai redditi più alti e alle rendite.

Landini rilancia la richiesta di restituzione del cosiddetto “fiscal drag”, il drenaggio fiscale che di fatto annulla gli aumenti nominali di retribuzioni e pensioni. Il sindacato propone una riforma fiscale che rafforzi la progressività, introducendo una tassazione più incisiva sulle grandi ricchezze e contrastando l’idea di una flat tax generalizzata.

Un punto qualificante della piattaforma è la proposta di un contributo di solidarietà dell’1,3% sui patrimoni di 500 mila persone con redditi pari o superiori a 2 milioni di euro l’anno. Secondo i calcoli della Cgil, una misura di questo tipo garantirebbe un gettito di circa 26 miliardi di euro l’anno, da destinare ad aumenti salariali, rinnovi contrattuali, rafforzamento del welfare e investimenti in sanità, scuola, politiche industriali e del Mezzogiorno. Di fatto una patrimoniale sulle grandi ricchezze, presentata come condizione necessaria per riequilibrare un sistema fiscale considerato iniquo.

Pensioni, precarietà, sanità e istruzione: le altre rivendicazioni

Lo sciopero generale punta anche a segnare una netta discontinuità sul fronte previdenziale. La Cgil chiede di superare la legge Fornero, fermare l’aumento dell’età pensionabile – che nelle critiche di Landini rischia di spingersi fino ai 70 anni di fatto per alcune categorie – e introdurre una “pensione di salvaguardia” per giovani e precari, in modo da evitare che intere generazioni arrivino alla vecchiaia senza un assegno dignitoso.

Il sindacato reclama più risorse per i rinnovi dei contratti pubblici e privati, l’estensione delle agevolazioni fiscali sugli incrementi salariali a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, non solo ad alcuni settori, e un piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni per invertire la rotta del sotto-organico cronico. Contro la precarietà, la Cgil chiede misure che scoraggino l’abuso dei contratti a termine e delle forme atipiche, un contrasto più efficace agli appalti “non genuini” e al subappalto a cascata e un rafforzamento degli strumenti a tutela di salute e sicurezza sul lavoro.

Sanità e scuola vengono indicati come due capitoli chiave della vertenza. Il sindacato denuncia tagli e sottofinanziamenti, liste d’attesa sempre più lunghe e un progressivo arretramento del servizio pubblico a favore di quello privato. Nel mondo dell’istruzione, la protesta guarda sia alla condizione del personale, sia al rischio di un ulteriore ampliamento delle disuguaglianze educative, soprattutto nelle aree più fragili del Paese.

Le divisioni nel fronte sindacale: Cgil da sola, Uil e Cisl su altre date

Quello di oggi è il quarto sciopero consecutivo contro la Manovra del governo Meloni, ma per la prima volta la Cgil scende in piazza da sola. La Uil, che aveva condiviso le precedenti giornate di mobilitazione, ha scelto questa volta di concentrare la propria iniziativa sulla manifestazione nazionale del 29 novembre. La Cisl, dal canto suo, ha deciso di non proclamare scioperi generali, optando per una grande manifestazione il 13 dicembre per chiedere di migliorare la legge di Bilancio e costruire un “nuovo patto sociale”, definito “della responsabilità” e orientato a un confronto riformista con il governo.

Nonostante le divisioni, la Cgil appare convinta della risposta dei lavoratori. Landini e i vertici confederali sottolineano la partecipazione alle assemblee nei luoghi di lavoro e prevedono “piazze molto piene”, convinti che la piattaforma – centrata su salari, pensioni, fisco, welfare e pace – intercetti una domanda sociale diffusa che va oltre i confini tradizionali dell’organizzazione. Nelle parole del segretario della Fiom, Michele De Palma, impegnato nel corteo di Milano, “stiamo scioperando anche per quei lavoratori e quei sindacati che oggi non scioperano”, in nome della dignità del lavoro e della necessità di sedersi al tavolo con il governo per discutere davvero di Manovra.

Uno sciopero dentro una congiuntura difficile: quali scenari dopo il 12 dicembre

La giornata del 12 dicembre non è solo un appuntamento di protesta, ma anche un test politico e sociale. Per la Cgil misurare l’adesione allo sciopero e la partecipazione alle manifestazioni significa verificare la propria capacità di rappresentanza in una fase in cui il mondo del lavoro è frammentato tra contratti diversi, precarietà, lavoro autonomo povero e delocalizzazioni.

Per il governo il segnale che arriva dalle piazze peserà nel dibattito parlamentare sulla Manovra e nell’opinione pubblica. Una protesta molto partecipata potrebbe alimentare pressioni per modificare alcuni capitoli della legge di Bilancio, soprattutto su fisco, pensioni, sanità e contratti pubblici; una mobilitazione più contenuta potrebbe invece rafforzare la linea dell’esecutivo, che finora ha scelto di minimizzare l’impatto dello sciopero, insistendo sulla necessità di garantire continuità nei servizi essenziali.

In ogni caso, lo sciopero generale di oggi segna un passaggio di rilievo nel confronto tra governo e sindacati. Se e quanto le rivendicazioni di Cgil troveranno riscontro nella Manovra dipenderà anche dalle prossime settimane di discussione politica.

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