Trovato senza battito a 2.000 metri: così il sistema sanitario lombardo salva la vita a un 18enne grazie a un intervento straordinario
Durante la Marathon Trail Lago di Como un giovane atleta va in arresto cardiaco in alta quota: elisoccorso AREU, Soccorso Alpino e ospedale Papa Giovanni XXIII uniscono competenze e tecnologie d’emergenza fino all’ECMO che gli riaccende il cuore.
Trovato senza battito a 2.000 metri: così il sistema sanitario lombardo salva la vita a un 18enne grazie a un intervento straordinario
Durante la Marathon Trail Lago di Como un giovane atleta va in arresto cardiaco in alta quota: elisoccorso AREU, Soccorso Alpino e ospedale Papa Giovanni XXIII uniscono competenze e tecnologie d’emergenza fino all’ECMO che gli riaccende il cuore.
La giornata di sport e passione per la montagna sarebbe potuta sfociare in tragedia. Invece, è diventata una storia simbolo dell’eccellenza del sistema sanitario lombardo. Jiri Marzi, 18 anni, atleta di Griante, è vivo oggi grazie a una straordinaria operazione di soccorso che ha coinvolto elisoccorso, Soccorso Alpino, tecnici specializzati, medici rianimatori e l’équipe ECMO dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Una macchina perfetta che ha funzionato senza sbavature in condizioni estreme.
La vicenda è stata ricostruita a Palazzo Lombardia dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, affiancato dai professionisti che quel giorno hanno portato avanti un intervento considerato – per tempistiche, coordinamento e complessità clinica – uno dei più difficili degli ultimi anni.

Una gara che si trasforma in allarme
Sabato 27 settembre, durante la Marathon Trail Lago di Como, Jiri prende il via alle 8.30 da Menaggio come centinaia di altri appassionati di trail running. Il meteo peggiora rapidamente, alcune tratte del percorso vengono tagliate per sicurezza, la visibilità cala sotto i 1900 metri. Alle 12.30 arriva l’ultimo avvistamento del ragazzo.
Quando nel pomeriggio non si presenta al checkpoint previsto, gli organizzatori non ignorano il ritardo: scatta subito l’allerta. È il primo passo di una corsa contro il tempo.

La macchina dei soccorsi si attiva in pochi minuti
Dalle 14.43 inizia un’operazione di ricerca imponente:
- Le squadre del CNSAS avviano le ricerche, poi si aggiungono altri tecnici.
- L’elisoccorso di Como decolla alle 15.15.
- I Vigili del Fuoco attivano l’elicottero Drago, dotato di IMSI Catcher, un dispositivo in grado di agganciare i cellulari anche in condizioni estreme.
- Le condizioni meteo peggiorano ulteriormente, rendendo ogni spostamento rischioso.
- Alle 17.26 scatta la chiamata per l’elisoccorso di Sondrio, che decolla pochi minuti dopo.
Alle 18.10, dopo quasi quattro ore di ricerche, Drago individua il giovane sulla cresta tra il Monte Bregagno e il Sasso Bellarona, a 2.000 metri di quota. Lì dove il freddo è pungente, il vento forte e la visibilità ridotta.
Trovato senza battito a 21°C: inizia la rianimazione in alta quota
La scena che si presenta ai soccorritori è drammatica: Jiri è senza battito, in asistolia, in ipotermia profonda con una temperatura corporea di 21°C. È letteralmente in fin di vita.
Il dottor Gabriele Aletti, anestesista-rianimatore dell’elisoccorso di Sondrio, inizia immediatamente le manovre ACLS. Viene applicato il dispositivo LUCAS, che garantisce compressioni toraciche meccaniche costanti. Nonostante le condizioni disperate, la squadra non si arrende: la profonda ipotermia, paradossalmente, offre una possibilità di salvezza, rallentando il metabolismo e proteggendo gli organi.
Alle 18.40 parte il volo verso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
A Bergamo la procedura salvavita: l’ECMO
Alle 19.01 il giovane arriva in ospedale. Le sue condizioni sono critiche, ma l’équipe bergamasca non perde tempo. Alle 19.20, il ragazzo viene incannulato e connesso all’ECMO — una macchina che sostituisce temporaneamente cuore e polmoni.
È una procedura complessa, riservata a casi estremi, che consente di:
- ossigenare il sangue esternamente,
- riscaldare gradualmente il corpo,
- permettere agli organi di recuperare senza danni permanenti.
L’intervento è un successo: Jiri risponde alla terapia e la sua vita viene salvata.
Le parole dei protagonisti: “Un’orchestra che ha suonato alla perfezione”
L’assessore Bertolaso ha definito l’intervento “un esempio magnifico di cooperazione tra istituzioni, sanità e protezione civile”.
“Quando si gioca di squadra, i risultati possono essere straordinari. Jiri è vivo grazie a professionisti che sono veri top player.”
Il dottor Aletti, primo medico a intervenire sul ragazzo:
“Un salvataggio così non dipende solo dalla competenza dei singoli, ma dall’armonia dell’équipe. È come un’orchestra: ognuno ha un ruolo fondamentale e deve eseguirlo alla perfezione.”
Il professor Luca Lorini, direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’ASST Papa Giovanni XXIII, ha sottolineato:
“Oltre alla tecnica, c’è una passione immensa nel lavoro dei soccorritori. Una passione sostenuta da un livello di preparazione altissimo.”
La coordinatrice infermieristica Raffaella Gianoli ha evidenziato il ruolo determinante della comunicazione:
“La comunicazione tra elisoccorso, squadre a terra e centrali operative è stata impeccabile. Questo ha fatto la differenza.”
Un intervento che diventa modello nazionale
L’operazione che ha salvato Jiri rappresenta un esempio da manuale di come deve funzionare un sistema di emergenza moderno:
- reattivo,
- tecnologicamente avanzato,
- multidisciplinare,
- integrato tra montagna, aria e ospedale.
Dalla montagna a 2.000 metri fino a una sala ECMO, ogni passaggio è stato decisivo. È la dimostrazione che, quando ogni ingranaggio gira nel modo giusto, anche ciò che sembra impossibile — come riportare alla vita un ragazzo senza battito nel gelo della montagna — può diventare realtà.
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