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Shadowland: il documentario che svela l’occulto dietro la figura del regista cult Richard Stanley. Tra stregoneria, comunità alternative e verità distorte al Torino Film Festival

Nel documentario Shadowland, presentato in concorso al Torino Film Festival, un’enigmatica comunità pirenaica di cercatori del Graal e praticanti di stregoneria si confronta con le ombre del regista cult Richard Stanley. Un viaggio tra mito, manipolazione e spiritualità alternativa.

Shadowland: il documentario che svela l’occulto dietro la figura del regista cult Richard Stanley. Tra stregoneria, comunità alternative e verità distorte al Torino Film Festival

Un mondo nascosto, un enclave remota tra i Pirenei, un gruppo di cercatori del Sacro Graal, stregoni autoproclamati e una comunità che si muove sul filo sottile tra spiritualità, immaginazione e manipolazione. Shadowland, il documentario diretto dal regista finlandese Otso Tiainen e prodotto da Kalle Kinnunen, arriva al Torino Film Festival come una delle opere più enigmatiche e discusse del programma. Presentato in concorso nella sezione Documentari, il film sarà proiettato il 26 novembre (Cinema Romano, ore 21:30), 28 novembre (ore 17:15) e 29 novembre (ore 19:30).

Un’opera che intreccia cinema, investigazione e mitologia contemporanea, esplorando un universo dove la verità non è mai un concetto assoluto: è costruita, distorta o ricercata finché non diventa strumento di identità e potere.

Un enclave pirenaico tra magia, fede e ombre: il set vivo di Shadowland

Il film trasporta lo spettatore in una valle remota dei Pirenei, un luogo fuori dal tempo dove si è formata una comunità eterogenea di:

  • cercatori del Sacro Graal,
  • seguaci di Maria Maddalena,
  • praticanti di stregoneria,
  • e figure che mescolano cristianesimo, mitologia e spiritualismi alternativi.

In questo luogo sospeso tra realtà e visione convivono persone che hanno scelto di lasciare la società convenzionale per costruire un’altra esistenza, spesso fondata su ritualità e credenze personali. Una contro-società che vive in tensione costante tra fascinazione e inquietudine.

È qui che opera Richard Stanley, regista hollywoodiano noto per film di culto come Hardware (1990), Dust Devil (1992) e Color Out of Space (2019), diventato per alcuni membri della comunità una sorta di guida spirituale, quasi un profeta moderno.

Richard Stanley: dal cinema di culto allo scandalo e alla disillusione

In origine, Shadowland nasce come un progetto dedicato al “ritorno” di Stanley nel panorama cinematografico internazionale. Dopo aver lasciato Hollywood negli anni ’90, il regista era tornato sotto i riflettori grazie a Color Out of Space con Nicolas Cage.

Il produttore Kalle Kinnunen lo racconta così:

“Il mondo di questi cercatori del Graal sembrava troppo straordinario per essere vero, e Stanley al centro rappresentava una storia perfetta da raccontare.”

Ma il film ha preso una piega molto diversa quando sono emerse dal passato del regista accuse di abusi domestici. Una rivelazione che ha sconvolto non soltanto l’équipe del documentario, ma la stessa comunità pirenaica che lo considerava un punto di riferimento.

Secondo Tiainen, questa svolta ha costretto il team a modificare radicalmente il proprio approccio narrativo:

“Non potevamo più limitarci a descrivere un mondo fantastico. Dovevamo indagare una realtà fatta di segreti, contraddizioni e chiaroscuri.»

La figura di Stanley diventa così il centro di un racconto molto più complesso: è un profeta, un manipolatore, un artista incompreso o un uomo la cui immagine è stata distorta? Il film non fornisce risposte nette: invita lo spettatore a trovare la propria.

Tra spiritualità, identità e manipolazione: il cuore tematico del film

L’indagine di Shadowland si sviluppa su tre piani intrecciati:

  1. Il mondo esoterico e rituale della comunità
    Un microcosmo dove la ricerca del Graal è metafora di una fuga dal mondo, e le pratiche spirituali diventano costruzioni identitarie.
  2. La parabola di Richard Stanley
    Un regista outsider che costruisce un ruolo carismatico e spirituale e che, al contempo, è messo in discussione da accuse che minano la fiducia della comunità.
  3. La tensione tra immaginario e verità
    Shadowland suggerisce che ogni credenza, ogni mito e ogni narrazione può essere manipolata, o usata come strumento di potere in gruppi che cercano risposte assolute.

Tra i protagonisti emergono figure insolite, come:

  • Anaiya, sacerdotessa che guida rituali di trasformazione spirituale;
  • Uranie, elettricista convertito alla stregoneria cristiana;
  • e un coro di personaggi che oscillano tra fede sincera, fuga dalla realtà e fragilità esistenziale.

Un caleidoscopio umano che rende il documentario più simile a un’indagine antropologica che a un semplice ritratto di comunità.

Una produzione internazionale, sette anni di riprese, uno sguardo unico

Il film è stato realizzato nell’arco di sette anni, con riprese in inglese e francese, permettendo al team di seguire l’evoluzione della comunità e le metamorfosi del caso Stanley nel corso del tempo.

Shadowland ha già suscitato forte interesse nei festival internazionali:

  • debutto al Beyond Fest negli Stati Uniti,
  • selezione al Krakow Film Festival (Polonia),
  • selezione al Nordisk Panorama (Svezia).

In Finlandia è diventato il documentario non in inglese con il maggior incasso del 2024, riscuotendo un ottimo successo anche sulle piattaforme VOD.

La produzione è firmata da Bufo, società nota per lavori internazionali e coproduzioni di alto profilo come The Other Side of Hope (Kaurismäki, 2017), Fallen Leaves (2023), Cairo Conspiracy (Cannes 2022) e Eagles of the Republic (2025).

Tra i produttori esecutivi figura Sam Lake, creatore di saghe videoludiche come Max Payne, Alan Wake e Control.
La fotografia è curata da Peter Flinckenberg, già direttore di Dune: Prophecy e Westworld, insieme a Max Smeds, collaboratore di Kuosmanen e Honkasalo.

Una squadra di altissimo livello per un documentario che ambisce a trascendere il genere.

Shadowland al Torino Film Festival: un viaggio nell’ambiguità

L’arrivo di Shadowland al 45° Torino Film Festival rappresenta un momento di grande attenzione internazionale per il progetto. La sua miscela di indagine, spiritualità, estetica esoterica e osservazione sociale lo colloca tra i titoli più attesi della sezione Documentari.

Tra stregoneria, misticismo, disillusione e manipolazione, Shadowland è un viaggio dentro una comunità che ha scelto di sottrarsi alla società tradizionale, ma che si trova a fare i conti con le proprie fragilità, con i limiti del carisma umano e con il peso delle verità nascoste.

Un documentario che interroga lo spettatore:
Cosa cerchiamo davvero quando cerchiamo il sacro? E chi può trasformare quella ricerca in un potere personale?

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