Movielife Film Festival: presentato il programma, tra i giurati Yvonne Sciò, Giuseppe Bonifati, Nicole Muji e Paolo Maria Spina
Dal 3 al 25 ottobre 2025 Terni ospita la prima edizione del Movielife Film Festival: 15 corti da 7 Paesi, masterclass, mostre e una giuria di profilo internazionale.
Movielife Film Festival: presentato il programma, tra i giurati Yvonne Sciò, Giuseppe Bonifati, Nicole Muji e Paolo Maria Spina.
I cortometraggi finalisti arrivano dall’Italia, Stati Uniti, Francia, Belgio, Svizzera e Portogallo. Il Festival si tiene a Terni dal 3 al 25 ottobre 2025.
Un nuovo polo tra cinema, arti e formazione
Dal 3 al 25 ottobre 2025 si svolge la prima edizione del Movielife Film Festival, rassegna dedicata a cinema, arte e formazione, ospitata tra il BAC – Borgo Arti Collescipoli e la Biblioteca Comunale di Terni. La manifestazione nasce con l’obiettivo di creare un luogo di incontro e confronto tra professionisti, artisti e pubblico, intrecciando proiezioni, concorso internazionale di cortometraggi, mostre, laboratori, masterclass e spettacoli.
Il progetto è ideato per valorizzare il territorio e al contempo promuovere creatività, innovazione e competenze lungo l’intera filiera audiovisiva, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni.

Programma: anteprime, classici, incontri e formazione
L’apertura del festival, 3 ottobre, prevede la proiezione del corto Il progetto di Laura, a cura dell’Associazione Amici di Pietro per Collescipoli, seguita dal vernissage di “Assoluti d’Ombra”, evento ideato dall’artista Tatiana Morbidi e curato dall’Associazione Culturale Thyrus.
Il 4 ottobre e il 5 ottobre due appuntamenti dedicati ai grandi classici, con Colazione da Tiffany e Il Marchese del Grillo, accompagnati da momenti di approfondimento critico e contestualizzazione storica.
Cuore formativo della rassegna, le giornate 17–19 ottobre propongono attività per giovani e studenti: conferenze, laboratori e masterclass su linguaggio cinematografico, trucco per il cinema, fotografia e recitazione, con la partecipazione di professionisti come Cinzia Broccucci, Francesco Francia e Nicolas Porcelli.
In parallelo, la mostra “Figurazione Senza Tempo – Fabrizio Borelli / Contagion – Metafotografie 2013/2021” presenta una sequenza di trenta tavole metafotografiche che adottano l’encefalo umano come segno-archetipo della vita, del pensiero e dell’individuo, aprendo un dialogo speculare tra arte visiva e immaginario cinematografico.

Concorso internazionale: 15 corti, sette Paesi
Sono quindici i cortometraggi in concorso, provenienti da Italia, Stati Uniti, Portogallo, Francia, Belgio, Svizzera e Germania. Tra i titoli:
- A Better Half di Marco Calvani, con l’attrice Marisa Tomei (Premio Oscar);
- Test Drive, con George Gallagher, interprete della serie tv 1923;
- Pelican, con Nicolas Porcelli, visto in The New Pope;
- Kasteel, con Annick Van Couwenberghe, della serie belga di successo Dertigers;
- Davos, satira su Donald Trump a cura di Knight TV.
La selezione intende rappresentare pluralità di linguaggi, ricerca stilistica e attenzione sociale, riflettendo il posizionamento del festival quale piattaforma di scoperta per autori affermati ed emergenti.

La giuria: profili e competenze
La giuria del Movielife Film Festival è composta da figure di profilo internazionale:
- Giuseppe Bonifati, attore in All the Money in the World (Ridley Scott), Ferrari (Michael Mann) e nella docuserie The Saints (Martin Scorsese), attivo a teatro a Copenaghen;
- Paolo Maria Spina, produttore (Revolver Film): From Ground Zero è entrato a marzo scorso nella shortlist degli Oscar;
- Nicole Muji, fondatrice del French Riviera Film Festival (FRFF), che si svolge a Cannes durante il festival; vive a Los Angeles e lavora nelle pubbliche relazioni internazionali;
- Yvonne Sciò, attrice e regista dei documentari Womeness e 7 Women.
Premiazioni, giuria popolare e spinta alla partecipazione
Il meccanismo di premiazione riflette la duplice anima della rassegna:
- Giuria popolare online: esprime le preferenze sul portale www.mauxa.com/movielifefestival;
- Giuria tecnica: assegna i riconoscimenti per miglior regia, miglior attore e attrice protagonista, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora e miglior fotografia.
La giornata conclusiva è in programma il 25 ottobre alla Biblioteca Comunale di Terni, con premiazioni, consegna attestati e cataloghi, performance musicali, momenti teatrali e una sfilata ispirata al cinema, fino al Movie Party finale.

Organizzazione e partnership
Il Movielife Film Festival è organizzato dall’Associazione Amici di Pietro, in collaborazione con Mauxa.com e Argo s.c.a.r.l., e con la partnership di Associazione Thyrus e BAC – Borgo Arti Collescipoli. L’obiettivo è consolidarsi come appuntamento annuale capace di valorizzare il patrimonio culturale locale e promuovere innovazione nelle arti visive.
Info e aggiornamenti: www.movielife.it e canali social ufficiali.
Le interviste ai giurati
A cura del Direttore di “La Milano”, Lorenzo Chiaro

Yvonne Sciò
Domanda 1
Hai attraversato fasi molto diverse nella tua carriera — dalla televisione e dalla moda al documentario come regista. Quale passaggio ti ha messo maggiormente alla prova e cosa hai scoperto di te in quel momento?
Risposta 1
Ho fatto 56 film come attrice, molte serie e sitcom americane. Ho continuato, sono andata avanti. Sono multitasking. Ho avuto tante fasi, ho avuto degli alti e dei bassi.
La cosa che mi ha messo più alla prova è stata soprattutto il fatto che nessuno mi dava retta, nel senso che nessuno credeva in me. E io, che sono una che lotta, che studia in continuazione e non demorde mai, ho continuato. C’è una delle più grandi stiliste italiane che dice proprio di me, quando parla di me, “hai una grande forza di volontà”.
Se hai un’idea, non molli mai, osi e lo fai. Ed è vero. Spesso, come donna, ti classificano solo perché sei una bella donna, sei elegante, sei “quella”. Invece noi siamo tutto e non siamo niente.
Ho imparato a non stare ferma e ad andare dritta per la mia strada. Quando ho girato il mio primo documentario, “Roxanne Lowit: Magic Moments”, e l’ho presentato a Venezia durante il Festival, ero completamente da sola. L’ho fatto io, e l’ho fatto io da sola.
Ero abituata, nessuno mi dava retta. Quando hanno visto il lavoro che avevo fatto, sono rimasti un po’ spiazzati. Però sai, facendo l’attrice, sei abituata che ti dicano “sei troppo vecchia”, “sei troppo magra”, “hai i capelli troppo lunghi” o “troppo corti”. Io sono sempre andata dritta per la mia strada.
Domanda 2
Nel documentario Womeness hai scelto figure femminili che hanno sfidato norme e stereotipi. Com’è stato lavorare con queste protagoniste, e cosa vuoi che il pubblico porti a casa da questa esperienza?
Risposta 2
Io, essendo mezza americana, ho vissuto la mia vita in Italia e molti anni in America. Per cui ho sempre un occhio sull’America, sulla politica e sull’America di oggi. Tra le righe parlo di politica, ma non dando un’opinione: lascio allo spettatore un punto di vista.
Una cosa che mi dicevano spesso era che erano tutte cose americane. E io rispondevo: “ma come sono tutte americane?”. Così ho voluto raccontare donne italiane che per me hanno rappresentato molto. Donne che non conoscevo direttamente, ma che avevo letto nei libri o incrociavo da ragazzina in bicicletta.
Vivevo a Roma, nella mia zona vedevo da lontano la Bonino e Pannella. Ne ero affascinata, ma non li conoscevo.
Poi è andata a vedere i miei lavori precedenti e ha giudicato il mio lavoro, non solo la mia carriera e Verdone, Proietti… hanno giudicato i miei lavori come regista, e da quello hanno detto di sì.Io ci sono rimasta, e ho chiesto “come mai mi avete detto di sì?”. Mi è stato risposto: “perché siamo andati a vedere cosa avevi fatto, e sei molto talentuosa”. Per me quello è stato come prendere 100 punti, perché spesso come donna sei “classificata”, non vedono oltre il tuo naso: tu sei quello che rappresenti, punto.
Spesso ti dicono: “fai l’attrice o fai la mamma?”. Invece oggi non è così, una cosa non esclude l’altra. Io faccio la mamma, ho cresciuto mia figlia completamente da sola, faccio la regista, la produttrice.
Ieri sera ho finito di girare alle 11 e mezza e stamattina ero già su altri progetti. Si fanno tante cose: non è che una cosa esclude l’altra. È un insieme, secondo me. Conta la persona, la persona nel suo complesso.
Bisogna tener conto di questo. Nella vita bisogna muoversi, imparare, continuare a imparare e non essere statici. Non fermarsi mai. La sostanza è quello che conta.
Domanda 3
Il mondo dello spettacolo spesso ci chiede di aderire a “forme” precostituite (bellezza, icona, star). Qual è stata la tua strategia per resistere a questi modelli?
Risposta 3
Io non sono tanto classificabile, perché sono un po’ diversa. Non sono la tipica italiana, non sono la tipica americana. Però penso che siamo tutti diversi e unici.
Io sono in un modo, ma studio, mi impegno e cresco. Secondo me si cresce e si continua a crescere, non è che a una certa età ti fermi. Siamo in totale evoluzione, è così.
Mi chiedevano: “perché ti sei messa a fare la regista?”.
Mi sono messa a fare la regista perché mi ero un po’ stufata di aspettare. Quando fai l’attore, soprattutto se lavori tra America e Italia, è tutto legato a qualcun altro: per lavorare in America devi stare là, per lavorare in Italia devi stare qua.E mi sono stufata. Mi ero stufata e ho deciso di fare da me.
La mia vita non può dipendere da qualcuno che decide il mio destino. Voglio essere artefice di me stessa.Non sempre succede qualcosa, non è che per forza deve accadere. Tu aspetti che ti chiamino, e aspetti, poi magari non ti prendono o ti chiamano da un’altra parte. E io mi ero stufata di questa cosa.
Di attendere che capitasse qualcosa, di dover aspettare. Ho detto a me stessa: “che me ne importa”.
Avevo tante cose dentro, cose che ho e che voglio raccontare.
A me piacciono le storie.
Domanda 4
In qualità di giurata al Movielife Film Festival, cosa cerchi in un cortometraggio che ti faccia dire “questa voce va ascoltata”?
Risposta 4
Secondo me la cosa più importante, come dicevo prima, è la storia.
C’è una diversità di budget: vedi la storia americana con più soldi e quella italiana con meno. Ma il budget non conta, quello che importa davvero è la storia.Se c’è un’idea e una storia, i soldi non contano. Certo, aiutano, ma non sono tutto.
È quello che trasmette un film — le emozioni, la storia — che è essenziale.Puoi fare un film bellissimo, ma se non ha anima, non ha storia. E invece puoi fare un piccolo cortometraggio con una bella storia, e quello diventa un buon film.
Oggi, con la tecnologia, ci sono tanti modi per girare un film e fare cose di qualità, fatte bene. Ma serve gusto e talento. Non è una questione di denaro. Ci sono tante persone che hanno soldi ma non hanno talento.
È più che altro questo: la storia. Smuovere qualcosa dentro il pubblico.
Puoi essere un cattivo o un bravo attore, puoi fare un film con un budget enorme, ma se non c’è anima, se non c’è cuore, non c’è niente.
Domanda 5
Guardando al futuro, che tipo di progetto cinematografico o documentario senti di voler realizzare ancora — magari qualcosa che finora non hai osato fare?
Risposta 5
Ne ho già due. Ho già cominciato a girare il prossimo, di cui però non parlo. E ho un’altra storia che sto mettendo giù e che voglio raccontare. Ho sempre idee, cose che voglio fare.
Poi sai, non è detto che succederà per forza, ma almeno ci provo.
Tutti mi dicono: “fai un film, fai un film”, e il prossimo sarà più lungo. Finora ho fatto 59 minuti, invece il prossimo sarà più lungo.E poi quello dopo sarà più personale, una cosa su di me, una storia più intima.
Io ci provo. Bisogna osare. D’altronde chi non risica non rosica.
Sai cosa? Il tempo passa e mi rendo conto che ho un sacco di cose che voglio fare.
Quando ti dicono “ah, sei grande, ecc.”… L’unica cosa del tempo che passa è che ci sono ancora tante cose che voglio fare.
E spero di fare in tempo a farle tutte.

Nicole Muji
Domanda 1
Il tuo ruolo è legato alla promozione internazionale e alle relazioni tra festival, case di produzione e distributori. Cosa rende un festival attraente per i partner stranieri?
Risposta 1
L’attrattiva di un festival per i partner stranieri dipende dalla sua portata internazionale, dalla reputazione, dal coinvolgimento del pubblico, dalla partecipazione di celebrità e dalla capacità di creare collaborazioni professionali significative tra registi, distributori e case di produzione.
Domanda 2
Quando selezioni le opere da co-produrre o sostenere, quali criteri di originalità, pubblico e potenziale internazionale pesano maggiormente nelle tue valutazioni?
Risposta 2
Quando selezioniamo i film per il French Riviera Film Festival (FRFF), cerchiamo originalità, risonanza con il pubblico e potenziale internazionale di ciascuna opera, con particolare attenzione alle storie capaci di superare i confini e innovare all’interno di un genere.
Domanda 3
Come membro della giuria, fino a che punto ritieni che la “commercialità” debba influenzare la valutazione, rispetto al valore artistico?
Risposta 3
Come giurato, considero la commercialità un elemento che può avere una certa rilevanza, ma a mio avviso non dovrebbe mai prevalere sul valore artistico, che rimane il cuore della missione del FRFF: dare visibilità a voci audaci e visioni pionieristiche.
Domanda 4
Il Movielife Film Festival è giovane e in via di sviluppo. Quali strategie proporresti per aiutarlo a crescere come polo culturale internazionale dedicato ai cortometraggi?
Risposta 4
A un festival giovane come il Movielife suggerirei di continuare a costruire partnership strategiche con festival internazionali di rilievo, organizzazioni del settore e distributori, così da accrescere il proprio profilo e attrarre talenti affermati e nuove promesse.
Domanda 5
Sulla scena internazionale assistiamo sempre più spesso a ibridazioni tra cinema, nuove tecnologie (VR, AR) e installazioni immersive. Quale ruolo pensi debbano avere i festival nel superare questi confini?
Risposta 5
Ritengo che oggi i festival possano svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere l’innovazione cinematografica, curando, finanziando e diffondendo opere in VR, AR, nonché installazioni sperimentali e immersive.
Al FRFF, ascoltiamo costantemente i nostri registi e, negli ultimi anni, abbiamo aggiunto categorie dedicate all’intelligenza artificiale e alla comunicazione commerciale.

Paolo Maria Spina
Domanda 1
In qualità di produttore, come valuti un progetto cinematografico fin dal pitch, soprattutto per un cortometraggio? Quali elementi non possono mancare?
Risposta 1
Cerco ovviamente originalità, ma nutrita di un bagaglio culturale interdisciplinare di livello. E che possa coniugare approccio autoriale con potenzialità di mercato distributivo e televisivo non solo italiano
Domanda 2
Le piattaforme digitali stanno ridisegnando il mercato del corto. Qual è, a tuo avviso, il modello più sostenibile per dare visibilità e remunerazione agli autori emergenti oggi?
Risposta 2
Gli importi che vengono offerti da piattaforme e canali televisivi per l’acquisto dei corti è bassissimo. Oltre allo scarso spazio in programmazione. Almeno in Italia, anomalia rispetto a buona parte d’Europa. Ci sono rarissime opportunità in merito allo sviluppo di un corto, per remunerare registi e sceneggiatori.
Domanda 3
Come giurato, come bilancerai la ricerca di opere “artigianali” con la necessità di accessibilità al pubblico e mercato?
Risposta 3
esclusivamente come qualità complessiva del lavoro
Domanda 4
Quanto è importante, per te, il contesto festivaliero per la carriera di un autore emergente? Cosa può fare un festival per fare la differenza?
Risposta 4
sono pochissimi i festival in Europa, che possono aiutare un film e le persone che ci hanno lavorato, a partire da produttore e regista.
Di solito sono i film che aiutano i festival ad esistere. Al 95%, i festival aiutano solo chi li fa. Ci sono troppi festival in Italia, la maggior parte dei quali non è ideata, organizzata e programmata con le necessarie competenze sul mercato audiovisivo internazionale
Domanda 5
Guardando agli ultimi anni di produzione in Europa, quale tendenza o innovazione ti ha colpito e che pensi possa diventare centrale nei prossimi cinque anni?
Risposta 5
Non ci sono particolari innovazioni a parte l’ AI, che è puro assemblaggio elettronico e non ha un’anima.
Da parte invece degli “Umani”, le innovazioni sono scarse, in quanto dovrebbero essere relativizzate ad un passato, ad una Storia del Cinema, che gran parte dei giovani registi, sceneggiatori, montatori e produttori non studia più o conosce molto superficialmente, ovunque nel mondo.
Per cui talvolta, si spacciano per innovazioni, sperimentazioni già avvenute in altri periodi del ‘900. Ma sicuramente, in termini di “innovazione di stile”, l’Italia è il Paese più fermo di tutti, come se il nostro Paese si fosse fermato ad eterni anni ’80 e ’90. Anche per questo motivo, preferisco lavorare con cinematografie straniere, co-producendo minoritariamente dall’Italia.

Giuseppe Bonifati
Domanda 1
La tua ricerca performativa — in particolare con il progetto Above the Skin — mette in campo l’idea della pelle come confine e relazione. Come dialogheresti con un film o cortometraggio basato sull’identità o sul corpo in chiave urbana?
Risposta 1
Above the Skin è un format artistico nato dall’esigenza di incontrarsi nello spazio urbano, di mostrarsi nudi e allo stesso tempo coperti da una seconda pelle. Un cortometraggio che esplora l’identità o il corpo in chiave urbana potrebbe dialogare con questa idea attraverso il contrasto tra vulnerabilità e spazio pubblico: la città come seconda pelle, fatta di superfici, edifici e rumori.
Mi interessa quando il corpo diventa paesaggio e la città un organismo sensibile, in cui ogni gesto lascia una traccia.
Ricordo la prima fase della ricerca, dieci anni fa a Parigi, quando per due mesi ho vissuto quasi letteralmente in una tuta Zentai. L’esperienza fu documentata personalmente e da altri con una camera GoPro. Oggi Above the Skin è diventato un format artistico che interroga l’alterità — autrui est visage, secondo il filosofo francese Emmanuel Levinas — e che ha viaggiato con noi in diversi paesi del mondo, coinvolgendo studenti di scuole di teatro e accademie, ma anche persone al di fuori dell’ambito artistico.
Domanda 2
Come regista e autore in teatro e cinema, quanto l’esperienza della performance dal vivo influenza il tuo giudizio su opere filmiche che usano il movimento, lo spazio e il corpo?
Risposta 2
L’esperienza della scena — e anche al di fuori di essa, lavorando spesso in contesti extra-teatrali — mi accompagna sempre. Mi ha insegnato che il movimento non è solo estetica, ma necessità. L’azione è per me fondamentale: nel teatro il corpo agisce e trasforma lo spazio in tempo reale, e questa verità mi guida anche nel cinema.
Mi colpiscono i film che riescono a restituire una tensione viva, la fragilità del momento, anche attraverso la mediazione dello sguardo o del montaggio. Quando l’immagine non è mera rappresentazione, ma presenza tangibile.
Confesso di essere molto più spettatore di cinema che di teatro, ma riconosco nel cinema la presenza di artisti formati sul palcoscenico: è lì che si affinano gli strumenti del corpo e della voce, pronti a farsi catturare dalla telecamera. Il meglio emerge quando il corpo diventa trasparente, dopo ore di lavoro e di incontri con il pubblico… O anche dopo diversi take. Naturalmente, ci sono eccellenti interpreti che provengono da altri percorsi, e il loro talento si manifesta in modi altrettanto sorprendenti.
Domanda 3
Nel ruolo di giurato del festival, quali priorità daresti tra sperimentazione formale, narrativa coinvolgente e impegno tematico?
Risposta 3
Credo che la forza di un’opera nasca dall’incontro tra sperimentazione formale, verità narrativa e impegno tematico. La sperimentazione non basta senza una verità emotiva, e l’impegno perde forza se non trova una forma capace di incarnarlo.
Cerco l’urgenza: dietro un lavoro deve esserci un rischio, qualcosa di autentico da comunicare. Alcuni dei lavori selezionati hanno proprio questa necessità, e spero vengano riconosciuti per questo.
Allo stesso tempo, mi interessa valorizzare la diversità dei linguaggi e delle categorie, premiando ciò che è nuovo e capace di sorprendere. Anche un lavoro di soli due minuti può fare la differenza.
Domanda 4
Hai lavorato in contesti internazionali, in oltre 32 paesi nel mondo. Come si integra, secondo te, il cinema italiano in uno scenario globale e competitivo?
Risposta 4
Il cinema italiano ritrova la sua forza quando resta fedele alle proprie radici, quando parla del particolare per arrivare all’universale. Oggi più che mai serve autenticità: non inseguire modelli globali, ma coltivare una voce propria.
Il mondo ha bisogno di sguardi che nascono da un accento, da un paesaggio umano riconoscibile. È questo che rende un’opera davvero internazionale. Registi come Sorrentino, Garrone o Bellocchio, solo per citarne alcuni, sono esempi di una cifra stilistica profondamente italiana e, al tempo stesso, capace di parlare al mondo intero.
Domanda 5
Il festival Movielife può essere un luogo di contaminazione tra arti — arte, performance, video. Ti piacerebbe promuovere progetti ibridi?
Risposta 5
Sì, mi piacerebbe che Movielife diventasse una fucina e un laboratorio d’incontro tra linguaggi: un luogo dove artisti provenienti da discipline diverse possano creare insieme, al di là delle definizioni di genere o formato.
Oltre ai film in concorso, si potrebbe lavorare alla scrittura di nuove sceneggiature, a performance filmate dal vivo o a esperimenti di videoarte. L’ambizione è far emergere nuove forme di visione, capaci di restituire la complessità del presente attraverso corpo, parola, immagine e suono.
Insieme a Giovanni Menicocci abbiamo anche immaginato di utilizzare l’Artbulance — un mini teatro e cinema su quattro ruote — per diffondere il messaggio di “emergenza della bellezza”. Si potrebbero organizzare visioni pubbliche o intime all’interno di questo nostro veicolo speciale, che da diversi anni promuove l’arte come medicina alternativa in Danimarca e in Europa. Sarebbe bello concentrare le energie su questo messaggio, raggiungendo diverse cittá, in Italia e all’estero.
Crediti e contatti
Movielife Film Festival è organizzato dall’Associazione Amici di Pietro, in collaborazione con Mauxa.com e Argo s.c.a.r.l., con la partnership di Associazione Thyrus e BAC – Borgo Arti Collescipoli.
Per info e aggiornamenti: www.movielife.it e canali social del festival.
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