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Le otto montagne – la recensione

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 e disponibile in sala dal 22 dicembre.

Le otto montagne – la recensione.

Le otto montagne dei registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è senz’altro quello, che, a mio parere, avrebbe dovuto rappresentare l’Italia agli Oscar 2023.

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 e disponibile in sala dal 22 dicembre.

Un lungometraggio, frutto della collaborazione tra Italia, Francia e Belgio, che traspone la trama del romanzo omonimo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega (2017), sul grande schermo.

La trama

Una storia di amicizia, di fraternità, di smarrimento e ritrovamento, di due ragazzi, Pietro e Bruno.

Un legame che dura da più di trenta ‘anni, e che accresce tra le pendici del Monte Rosa. Loro hanno provenienze diametralmente opposte; Pietro bambino cittadino in vacanza a Grana, e Bruno, le cui radici montanare sono troppo profonde per allontanarsi e dirigersi altrove.

Il titolo si ispira ad una leggenda nepalese: avrà imparato di più dalla vita l’uomo che scala l’altissimo monte Sumeru o quello che avrà fatto il giro delle otto montagne e dei mari che le circondano?

Il vuoto, lo smarrimento e l’inquietudine

Una narrazione che riesce a togliere il respiro, come di consueto, in alta quota, sulla vetta. La montagna, la protagonista, insieme a Bruno e Pietro. Un’amicizia, un legame indissolubile, costruito e ricostruito dalle macerie di un padre riscoperto tra le cime, tra i ghiacciai, e tra i percorsi delineati sulle cartine geografiche, nonostante l’assenza. Due ragazzi, che si rincontrano da uomini, con l’auspicio di rimettere insieme i pezzi della loro risolutezza, attraverso la realizzazione di un casolare.

La montagna, che dona e toglie la vita, una volta raggiunta la compiutezza dell’essere.

Un film che rimane dentro, mediante il silenzio roboante delle valli, del vuoto, dello smarrimento e dell’inquietudine.

Indelebile la voce fuori campo narrante, gentile e malinconica, di Luca Marinelli (Pietro).

Indimenticabili, i tragitti marcati con la penna, dolorosamente aggiunti, successivamente, a quelli già percorsi dal padre, insieme al figlio “scelto”.

Memorabile, l’alternanza tra il trovare, ed il perdere, la propria strada, girando il Mondo, o restando fermo.

Ed infine, quel silenzio spirituale, tipico della montagna, che noi, da fuori, definiamo genericamente, con erronea astrazione, “natura”.

Le otto montagne, è un film meraviglioso.

In sala dal 22 dicembre e prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle e Vision Distribution.

Nel cast:

Alessandro Borghi (Bruno), Luca Marinelli (Pietro), Filippo Timi (Giovanni), Elena Lietti (Francesca), Elisabetta Mazzullo (Lara).

Le otto montagne – la recensione

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