Giuseppe Bonifati, intervista all’attore che ha preso parte al cast del film “Ferrari” di Michael Mann
Giuseppe Bonifati ormai sempre più hollywoodiano, ma saldamente radicato alle sue origini calabresi. L'attore è stato scelto da Michael Mann per interpretare un ruolo molto importante; Bonifati si calerà nei panni di Giacomo Cuoghi, avvocato e consigliere di Enzo Ferrari. Il film verrà presentato in anteprima mondiale all'ottantesimo Festival del Cinema di Venezia, e uscirà nelle sale italiane a Dicembre 2023.
Giuseppe Bonifati, intervista all’attore che ha preso parte al cast del film “Ferrari” di Michael Mann in concorso a Venezia80.
Giuseppe Bonifati nato nel 1985° Castrovillari l’attore, drammaturgo, poeta e regista, diviene sempre più hollywoodiano, ma senza mai dimenticare le sue radici. In precedenza ha già preso parte a cast eccezionali, come nel film “Tutti i soldi del mondo” di Ridley Scott, regista de “Il gladiatore”; ed ancora una volta, è stato scelto da un altro maestro del cinema internazionale, Michael Mann, che gli ha consentito di prendere parte al biopic che riguarderà Enzo Ferrari, interpretato da Adam Driver. L’attore italiano si calerà nei panni di Giacomo Cuoghi, avvocato e consigliere del padre del cavallino. Il film “Ferrari” verrà presentato in anteprima mondiale all’ottantesimo Festival del Cinema di Venezia, e uscirà nelle sale italiane a Dicembre 2023.
Con questa intervista noi di La Milano abbiamo voluto scavare a fondo, nel lato umano, oltre a quello artistico dell’attore.
L’intervista:
– Quando e dove nasce la passione per la recitazione e per il suo lavoro?
– È nata molto presto, ho iniziato questo lavoro da giovanissimo, esattamente con la danza. Poi ho incontrato il Maestro Giuseppe Maradei che mi ha indirizzato professionalmente verso questo mestiere, propriamente come un capocomico. Per me, essendo nato a Castrovillari, in Calabria, è stato praticamente come nascere da subito nell’arte. Castrovillari è una città che si mostra, da sempre, come capitale della cultura artistica, ha ospitato, e tutt’ora ospita, molti Festival teatrali.
– In passato ha lavorato per il regista Ridley Scott, ora ha lavorato per Michael Mann prendendo parte al cast nel film “Ferrari”; com’è stato lavorare per questo immenso regista?
– È stata una nuova sfida, una nuova opportunità. Michael Mann è un regista scrupoloso, meticoloso, puntiglioso, che punta al dettaglio unico, quasi come uno scultore dietro la macchina da presa; una sorta di “sfinimento artistico” e lo dico restituendone il significato positivo del termine. È un regista che riesce ad ottenere da te quello che lui desidera, riesce ad ottenere l’inaspettato. Essendo anch’io un regista, vedere lavorare questi “mostri” sacri, come Mann, ha rappresentato un insegnamento.
– Nel film “Ferrari”, che verrà presentato a Venezia80, in anteprima mondiale, ha interpretato Giacomo Cuoghi, l’avvocato di Enzo Ferrari, che ha confezionato per lui la memoria difensiva che gli ha permesso di superare l’intero calvario giudiziario; qual è stato il tratto caratteriale che ha voluto far prevalere nel personaggio?
– Più che un tratto caratteriale, il personaggio richiedeva un dettaglio, una peculiarità fisica, quasi organica, che doveva essere preponderante nella sua ricostruzione e interpretazione.
– Per entrare in parte e calarsi interamente nei panni dell’avvocato Cuoghi si è avvalso di una particolare fonte di ispirazione? Un’opera? Una canzone? Un personaggio?
– Non particolarmente, diciamo che cerco sempre una strada unica, tutta mia. Anche se allo stesso tempo, Michael Mann, mi ha consegnato alcuni materiali, interviste, su cui studiare, che riguardavano la figura di Giacomo Cuoghi. Con questi scritti ho compreso al meglio il rapporto che vi era tra Enzo Ferrari e il suo avvocato. Cuoghi, più che difensore del padre del cavallino, era prima di tutto un consigliere, quasi un amico, nonostante si dica che i due non si siano mai dati del “tu”, ma solo del “lei”.
– Per la seconda volta le si chiede di interpretare un avvocato. Prima, Giovanni Iacovoni in “Tutti i soldi del Mondo” per Scott e ora Giacomo Cuoghi per Mann: qual è stato, secondo lei, il tratto, il motivo per il quale i due registi l’hanno scelta per dare volto ai suoi personaggi?
– Molto probabilmente per il carisma, per lo charme e per la profondità interiore esclusivamente, tipicamente italiana, che ha molta presa sugli stranieri.
– Tra i suoi diversi progetti vi è anche la direzione de “Il teatro volante: un palcoscenico tra le nuvole”, la nuova base risulta essere l’aeroporto internazionale di Billund (Danimarca). Un progetto in cui le performance e gli spettacoli teatrali vengono realizzati ai terminals, ai gate, e al ritiro bagagli; l’aeroporto, un luogo carico di emotività in cui emergono addii, saluti e ricongiungimenti, come mai la scelta di questo luogo? E da dove nasce l’idea di questo progetto ambizioso?
– La scelta del luogo è stata determinata dal fatto che insieme alla mia compagnia abbiamo volato almeno un migliaio di volte, e per infiniti luoghi. Viaggiando così tanto, e passando per così tante volte per l’aeroporto di Billund, abbiamo ritenuto necessario, che diventasse, per noi, anche il nostro luogo artistico, lavorativo, e non solo una dimensione di transito. Il progetto “Il teatro volante: un palcoscenico tra le nuvole” va avanti da molti anni, tre esattamente, e con esso abbiamo raggiunto ancora più sicurezza, maestria e fiducia tra di noi e con i passeggeri.
– Progetti per il futuro?
– All’inizio dell’anno ho iniziato a scrivere una sceneggiatura, che avevo già in mente da molto tempo. Potrebbe rappresentare il mio debutto da regista di lungometraggi. La narrazione è ambientata tra l’Italia, in particolar modo in Calabria, e la Danimarca e si ispira alla tragedia di Amleto; nonostante l’Amleto non menzioni l’Italia, ho voluto ambientare la mia sceneggiatura nella mia Terra; questa scelta mi consente di potermi avvicinare nuovamente alla mia nazione anche dal punto di vista lavorativo e artistico.
Giuseppe Bonifati:
Bonifati ha frequentato la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi ed ha approfondito i suoi studi all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico, partecipando inoltre ai Laboratori Internazionali di Teatro della Biennale di Venezia.
Tra i diversi riconoscimenti in ambito artistico ha ricevuto nel 2006 il Microfono di Cristallo “Umberto Benedetto” dalla RAI, il Premio “Alessandro Fersen” per la Drammaturgia ed è stato scelto nel 2011 tra i Giovani Talenti Nazionali dal Ministero della Gioventù. Ha ricevuto nel 2015 e 2020 il premio DE.MO./ MOVIN’UP, dal Ministero della Cultura MIBACT / GAI.
Dal 2010 é il direttore artistico di DOO performing arts group. Ha fondato nel 2021 assieme a Linda Sugataghy “Det Flyvende Teater” / Il Teatro Volante, con base presso l ́Aeroporto Internazionale di Billund (Danimarca). Negli ultimi quindici anni ha scritto e diretto oltre 30 lavori, rappresentati in oltre 20 nazioni.
Ha tenuto workshop sul teatro e la performance collaborando con le facoltà artistiche dell’Università di Torino, Kaposvar University (Ungheria), UDESC – Florianopolis (Brasile), Aarhus University, CISPA – Copenhagen Int. School of Performing Arts e Copenhagen University (Danimarca).
Ha pubblicato Ritratto all’Ombra (2004) e 21:31 (mi sento morire), 2014 per Lietocolle Editore. Il testo “Pepé El Bastardo Impaziente e Innamorato” é apparso nella serie teatrale Percorsi di Editoria & Spettacolo.
Per il cinema, ha partecipato al film di Ridley Scott ALL THE MONEY IN THE WORLD (2017), accanto a Kevin Spacey, Christopher Plummer, Mark Wahlberg, Michelle Williams, Timothy Hutton. Ha recitato nella serie tv della BBC US (2020), con Tom Hollander e Sofie Gråbøl. Recentemente ha preso parte al nuovo film di Michael Mann FERRARI (2023), con Adam Driver e Penelope Cruz.
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