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È morta Brigitte Bardot: addio a 91 anni all’icona del cinema francese e paladina dei diritti degli animali

Addio a B.B., simbolo di libertà e modernità: dal mito del cinema alla battaglia per i diritti degli animali.

È morta Brigitte Bardot: addio a 91 anni all’icona del cinema francese e paladina dei diritti degli animali.

PARIGI – La Francia e il mondo intero salutano una delle figure più emblematiche del Novecento. Brigitte Bardot è morta all’età di 91 anni, come annunciato ufficialmente dalla Fondazione Brigitte Bardot, da lei fondata e presieduta per decenni. La notizia è stata diffusa con un comunicato che parla di “immensa tristezza”, senza specificare né la data né il luogo del decesso.

“La Fondazione Brigitte Bardot annuncia con immensa tristezza la scomparsa della sua fondatrice e presidente, attrice e cantante di fama mondiale, che ha scelto di rinunciare alla sua prestigiosa carriera per dedicare la sua vita e le sue energie al benessere degli animali e alla sua Fondazione”.

Con lei scompare non solo una star del cinema, ma un mito culturale, sociale e mediatico, capace di segnare in modo indelebile l’immaginario collettivo ben oltre il grande schermo.

Un’icona assoluta del Novecento

Nota universalmente come “B.B.”, Brigitte Bardot è stata una delle figure più influenti della cultura popolare del dopoguerra. Attrice, cantante, modella e simbolo di emancipazione, negli anni Cinquanta e Sessanta incarnò una femminilità nuova, libera, anticonformista, che infranse tabù morali e scardinò l’ordine sociale tradizionale.

Il suo corpo, il suo stile informale, i capelli spettinati e l’atteggiamento disinibito diventarono un modello globale. Intellettuali come Simone de Beauvoir colsero nella sua figura l’ambivalenza tra oggetto del desiderio maschile e segno di una possibile emancipazione femminile, definendola una vera icona fondativa della modernità mediatica.

Dalla danza alla copertina di Elle

Nata a Parigi il 28 settembre 1934 in una famiglia borghese, Brigitte Bardot studiò danza fin da bambina. Ancora giovanissima iniziò a posare come modella e, a soli 15 anni, conquistò la copertina della rivista Elle. Fu proprio lì che apparve per la prima volta il nome “Brigitte Bardot” con le iniziali puntate, destinate a diventare leggenda.

Notata da un collaboratore del regista Marc Allégret, fu introdotta nel mondo del cinema da Roger Vadim, allora giovane assistente alla regia, che divenne anche il suo primo marito.

L’ascesa cinematografica e il mito di Saint-Tropez

L’esordio sul grande schermo avvenne nel 1952, ma il successo planetario arrivò nel 1956 con “Et Dieu… créa la femme” (E Dio creò la donna), diretto da Vadim. Ambientato a Saint-Tropez, il film sconvolse la morale dell’epoca e consacrò Bardot come sex symbol internazionale.

Indimenticabile il mambo febbrile ballato in un ristorante del borgo provenzale: una scena entrata nel pantheon della settima arte. Da quel momento Saint-Tropez divenne sinonimo di libertà, sensualità e modernità.

I film cult e il riconoscimento d’autore

Negli anni successivi Bardot fu protagonista di decine di film, alternando commedie, melodrammi e opere più complesse. Tra i titoli più celebri:

  • La ragazza del peccato (1958),
  • La verità (1960) di Henri-Georges Clouzot,
  • Vita privata (1962) di Louis Malle,
  • Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard.

Proprio Il disprezzo, tratto da Moravia, contiene una delle scene più iconiche della storia del cinema: il monologo iniziale, nuda, che sublimò e al tempo stesso smitizzò la sua immagine, trasformandola definitivamente in leggenda cinematografica.

La “bardolâtrie” e il fenomeno mediatico

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta nacque il termine “bardolâtrie” per descrivere il culto popolare attorno alla sua figura. Il suo stile – pantaloni aderenti, magliette attillate, capelli naturali – anticipò il prêt-à-porter e influenzò generazioni di donne.

Le sue vicende sentimentali, tra matrimoni, divorzi, amori celebri e crisi depressive, riempirono per anni le cronache rosa e scandalistiche, rendendola una delle donne più fotografate e inseguite del pianeta.

Il ritiro dalle scene e la svolta animalista

Nel 1974, a soli 40 anni, Brigitte Bardot annunciò il ritiro definitivo dal cinema. Una scelta clamorosa, ma coerente con il suo desiderio di sottrarsi alla pressione mediatica.

Da allora dedicò la sua vita alla difesa dei diritti degli animali, fondando nel 1986 la Fondazione Brigitte Bardot, divenuta uno dei punti di riferimento mondiali dell’animalismo. Nel 1996 pubblicò l’autobiografia “Mi chiamano B.B.”.

Negli ultimi decenni viveva tra La Madrague, la storica residenza di Saint-Tropez, e La Garrigue, immersa nella campagna, circondata da animali. “Vivo come una contadina”, aveva raccontato, senza cellulare né computer, lontana dal mondo che aveva contribuito a cambiare.

L’ultimo messaggio e le condizioni di salute

La notizia della morte arriva dopo mesi di apprensione per le sue condizioni di salute. Lo scorso ottobre Bardot era stata sottoposta a un intervento chirurgico a Tolone. Il 1° dicembre, però, aveva rassicurato i fan con un messaggio:

“Sto guarendo. Vi mando tutto il mio amore”.

Aveva chiesto rispetto per la sua privacy, smentendo notizie allarmistiche. Oggi, quel messaggio assume il valore di un ultimo saluto pubblico.

Un’eredità che attraversa il tempo

Brigitte Bardot lascia in eredità cinquanta film, scene immortali, un’idea di libertà femminile che ha attraversato i decenni e una battaglia instancabile per gli animali. È stata attrice, icona, mito, attivista.

Con la sua scomparsa si chiude un capitolo fondamentale della storia culturale europea, ma B.B. continuerà a vivere nell’immaginario collettivo, come simbolo eterno di bellezza, ribellione e indipendenza.

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