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Operazione “Naumachia”: colpo alla mafia catanese, 38 arresti contro il clan Nizza legato alla cosca Santapaola-Ercolano

Operazione Naumachia: 38 arresti in nove province italiane contro il clan Nizza, affiliato alla cosca Santapaola-Ercolano. Sequestri di armi da guerra e droga.

Operazione “Naumachia”: colpo alla mafia catanese, 38 arresti contro il clan Nizza legato alla cosca Santapaola-Ercolano.

Catania, 8 luglio 2025 – Un’imponente operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’arresto di 38 persone in diverse province italiane, con l’impiego di circa 150 militari e il supporto dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia”, del Nucleo Cinofili di Nicolosi e del 12° Nucleo Elicotteri. L’operazione, denominata “Naumachia”, ha colpito al cuore l’organizzazione mafiosa riconducibile al gruppo Nizza, articolazione del clan Santapaola-Ercolano.

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L’ordinanza, emessa dal GIP del Tribunale di Catania, ha previsto 37 custodie cautelari in carcere e una agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione e porto di armi da guerra, estorsione e ricettazione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

La riorganizzazione del gruppo Nizza

Le indagini, iniziate nell’ottobre 2020 e durate fino a gennaio 2023, hanno documentato l’operatività delle diverse cellule del clan Nizza, attive nei quartieri Librino, San Giovanni Galermo, San Cristoforo, Castello Ursino e San Cosimo di Catania. Nonostante fosse detenuto, Giovanni Nizza, ritenuto il capo del gruppo, riusciva a mantenere il controllo del sodalizio impartendo ordini tramite familiari e affiliati. Le direttive sarebbero state trasmesse anche tramite videochiamate autorizzate alla moglie, Maria Rosaria Nicolosi, la quale avrebbe svolto un ruolo attivo nella gestione del clan.

Il gruppo, nonostante le continue operazioni repressive, ha dimostrato una notevole capacità di riorganizzazione. Dopo l’arresto di vari capi storici, la leadership operativa è passata a soggetti più giovani come Natalino Nizza, figlio di Giovanni, e Salvatore Sam Privitera, entrambi sotto osservazione sin da minorenni e successivamente coinvolti anche in un grave fatto di sangue: l’omicidio di Vincenzo Timonieri, appartenente allo stesso contesto criminale.

Operazione “Naumachia”: colpo alla mafia catanese, 38 arresti contro il clan Nizza legato alla cosca Santapaola-Ercolano

Armi, estorsioni e controllo del traffico di droga

Il gruppo Nizza aveva costruito il proprio potere su tre pilastri: il controllo delle piazze di spaccio, una fitta rete di approvvigionamento di droga e la forza militare. Le zone di Librino, San Cristoforo e San Giovanni Galermo rappresentavano le roccaforti dello spaccio, finanziate con consistenti investimenti e protette da un vero e proprio arsenale militare.

Le indagini hanno infatti portato al sequestro di un notevole numero di armi tra cui mitragliatori, pistole con matricola abrasa, fucili a pompa, ordigni artigianali e bombe a mano. Solo nel gennaio 2022, i Carabinieri hanno sequestrato oltre 500 cartucce di vario calibro, armi da guerra, pipe bomb artigianali, silenziatori, giubbotti antiproiettile e passamontagna, confermando l’elevato livello di militarizzazione del gruppo.

Operazione “Naumachia”: colpo alla mafia catanese, 38 arresti contro il clan Nizza legato alla cosca Santapaola-Ercolano

I legami familiari e l’uso del potere simbolico

L’organizzazione prevedeva anche un sistema di assistenza economica alle famiglie dei detenuti, per evitare defezioni e rafforzare la fedeltà all’organizzazione. Il ruolo delle donne del clan, come la già citata Nicolosi, è emerso in più occasioni come fondamentale nel mantenimento dei legami tra affiliati.

L’indagine ha inoltre rivelato un forte legame tra il gruppo criminale e le tradizioni religiose locali. In occasione della Festa di Sant’Agata del 2022 e del 2023, il clan avrebbe esposto simboli riconducibili al soprannome di Giovanni Nizza (“Banana”) su candelore votive, e fatto partecipare parenti stretti del boss alle processioni, a dimostrazione della persistenza del controllo territoriale e dell’intimidazione anche sul piano culturale.

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Una guerra interna e l’attacco di gruppi rivali

L’indagine ha inoltre documentato una violenta contrapposizione tra il gruppo Nizza e quello guidato da Lorenzo Saitta, detto “lo scheletro”, che ha cercato di approfittare dei momenti di vulnerabilità del clan per sottrarre loro il controllo delle piazze di spaccio. Il conflitto è sfociato in scontri a fuoco e violente rappresaglie, ma anche in strumentalizzazioni di omicidi interni, come quello di Timonieri, utilizzati per sviare le indagini e proteggere le vere dinamiche criminali.

Un’organizzazione resiliente

Nonostante gli arresti e le condanne dei fratelli Nizza (alcuni sottoposti al regime del 41-bis), il gruppo ha continuato ad operare grazie alla capacità di rimodulare rapidamente la propria struttura e grazie alla fedeltà familiare, che ha garantito la continuità operativa anche nei momenti di crisi. La disponibilità di risorse economiche e armamenti ha consentito al clan di resistere a tentativi di conquista da parte di altre organizzazioni e di mantenere il dominio sul traffico di droga in numerose aree del catanese.

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