Operazione Ipogeo: misure cautelari dopo gli scontri del 17 maggio a Catania
Due arresti e tredici perquisizioni dopo la manifestazione degenerata in devastazioni, aggressioni e lanci di ordigni contro la Polizia.
Operazione Ipogeo: misure cautelari dopo gli scontri del 17 maggio a Catania.
Nelle prime ore di giovedì 20 novembre, la Polizia di Stato di Catania, su disposizione della Procura Distrettuale, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 33enne e un 22enne.
Contestualmente sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri 13 indagati.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP – ferma restando la presunzione di innocenza – gli indagati devono rispondere, a vario titolo, dei reati di devastazione, violenza, nonché, per il 33enne, anche di rapina e lesioni a pubblico ufficiale, aggravate dalla presenza di più persone riunite durante una pubblica manifestazione.
Il provvedimento trae origine dai gravi fatti del 17 maggio 2025, quando, durante la manifestazione promossa dalla rete No DDL Sicurezza Catania, un gruppo organizzato dell’area anarco-antagonista ha dato vita a una serie di azioni violente preordinate.
Dalle indagini della DIGOS di Catania è emerso che, dopo la partenza del corteo, un nucleo di manifestanti si è travisato indossando tute scure e cappucci, come una vera e propria “divisa da guerriglia urbana”.
Giunti in prossimità della Casa Circondariale di Piazza Lanza, ritenuta obiettivo sensibile, hanno iniziato un fitto lancio di pietre, petardi, bombe carta e ordigni incendiari contenenti liquido infiammabile. Uno dei petardi ha colpito alla nuca un funzionario di Polizia.
Le analisi degli Artificieri hanno confermato la pericolosità elevata del materiale esplosivo utilizzato.
Durante il percorso si sono susseguite ulteriori aggressioni, tra cui l’attacco a un agente della Polizia Locale al quale è stata strappata con violenza la paletta d’ordinanza.
Numerosi anche i danneggiamenti a vetrate, marmo di esercizi commerciali e hotel, oltre all’imbrattamento di muri con scritte come “uccidi gli sbirri” e “secondino assassino”.
Decisive le successive attività investigative: la DIGOS ha raccolto, analizzato e comparato centinaia di filmati, individuando gli autori grazie a particolari univoci di abbigliamento e travisamento.
Nell’ordinanza, il GIP evidenzia che gli indagati “appaiono soggetti socialmente pericolosi, strutturati nella devianza con finalità criminale”.
Oltre ai due arrestati, restano indagati altri 13 soggetti, alcuni dei quali arrivati appositamente da altre province per partecipare alle azioni violente. Per tutti sono state eseguite perquisizioni con il supporto delle Digos territoriali.
Per un terzo destinatario di misura cautelare è stato emesso mandato di arresto europeo, essendosi allontanato all’estero.
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