Maxi-operazione del ROS contro il clan Santapaola-Ercolano: 19 arresti tra Catania e Bologna
Operazione antimafia: 19 arresti e sequestri per 300.000 euro. Svelati legami tra clan Santapaola-Ercolano e politica locale.
Maxi-operazione del ROS contro il clan Santapaola-Ercolano: 19 arresti tra Catania e Bologna.
Su delega della Procura Distrettuale, i Carabinieri del ROS hanno eseguito un’importante operazione antimafia, dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento ha colpito 19 soggetti ritenuti gravemente indiziati di appartenere al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano e alla sua proiezione di Ramacca.
L’operazione, che ha coinvolto oltre 100 militari, si è svolta nei territori delle province di Catania (in particolare nei comuni di Catania, Ramacca e Palagonia) e Bologna. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori, con ben 15 diversi capi d’imputazione.
Sequestri e ricostruzione dell’attività criminale
Parallelamente agli arresti, i militari hanno notificato un decreto di sequestro preventivo di beni, comprendente due società operanti nel settore delle onoranze funebri, per un valore complessivo di 300.000 euro. Questa misura rientra in un’indagine che prosegue l’operazione “Agorà” del 2022, la quale aveva portato all’arresto di Pasquale Oliva, individuato come vertice del clan mafioso di Ramacca.
Gli investigatori hanno ricostruito un dettagliato quadro indiziario, condiviso dal G.I.P., che conferma come il clan Santapaola-Ercolano continuasse a operare attraverso storici gruppi affiliati, come il gruppo del Castello Ursino e quello della Famiglia di Ramacca. Quest’ultima, nonostante i precedenti arresti, avrebbe mantenuto il controllo del territorio grazie a una fitta rete di affiliati ancora attivi.
Infiltrazioni nelle istituzioni e condizionamento delle elezioni
L’inchiesta ha svelato come il sodalizio mafioso fosse in grado di infiltrarsi nelle istituzioni, sostenendo la candidatura di politici locali in cambio di favori e concessioni economiche. Sono state documentate relazioni tra i vertici del clan e alcuni esponenti della politica locale e regionale, tra cui Matteo Marchese e Giuseppe Castiglione.
Nel dettaglio, Marchese, candidato della lista “Sicilia Futura” alle elezioni comunali di Misterbianco del 24 ottobre 2021, avrebbe accettato voti da esponenti mafiosi in cambio della promessa di favorire gli interessi del clan, specialmente nel settore dei lavori pubblici. Una strategia simile sarebbe stata attuata per le elezioni regionali siciliane del 15 ottobre 2022: in questo caso, il clan avrebbe stretto un accordo con Giuseppe Castiglione, candidato della lista “Popolari ed Autonomisti” e all’epoca Presidente del Consiglio Comunale di Catania. Il patto prevedeva l’assegnazione di lavori pubblici e servizi legati alla gestione del Cimitero di Catania in cambio del sostegno elettorale. Castiglione, poi eletto deputato all’ARS, è successivamente entrato a far parte della Commissione d’inchiesta sulla mafia e la corruzione in Sicilia.
Il controllo del territorio di Ramacca e Palagonia
Parallelamente, le indagini hanno individuato i principali uomini di fiducia di Pasquale Oliva, responsabili della gestione degli affari mafiosi a Ramacca e Palagonia. Tra questi, Vincenzo Rizzo, considerato organizzatore del clan in quei territori.
L’inchiesta ha inoltre rivelato che la famiglia mafiosa di Ramacca sarebbe riuscita a condizionare le elezioni amministrative dell’11 ottobre 2021. Gli affiliati Antonio Di Benedetto e Salvatore Mendolia avrebbero stretto un accordo con il candidato sindaco Nunzio Vitale e il candidato consigliere Salvatore Fornaro, entrambi della lista “Ramacca costruiamo una bella storia”. In cambio del sostegno elettorale fornito dal clan, i due politici avrebbero promesso l’affidamento di lavori pubblici a ditte indicate dalla mafia. Inoltre, Fornaro avrebbe ricevuto un appoggio strategico per la sua carriera politica, diventando in seguito vicepresidente del Consiglio Comunale.
Estorsioni e investimenti illeciti
L’indagine ha anche messo in luce l’attività estorsiva del clan, che imponeva il pagamento di somme di denaro o l’assunzione di manodopera imposta dal sodalizio a diverse attività commerciali e imprenditoriali nel centro di Catania. Al fine di occultare i proventi illeciti, i vertici del clan avrebbero utilizzato intestazioni fittizie di beni e attività, avvalendosi di professionisti compiacenti. Tra i settori d’interesse, spicca ancora una volta quello delle onoranze funebri.
L’operazione condotta dal ROS rappresenta un duro colpo per il clan Santapaola-Ercolano e dimostra ancora una volta la capacità della magistratura e delle forze dell’ordine di contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e nell’economia locale.
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